L'intervista

«Trovare il quarto anello della catena»

Dopo sei anni di attività si interrompe il mandato di Rettore dell’USI per Boas Erez, un momento importante per l’Università che ora è chiamata a mantenere (e superare) i traguardi dello scorso rettorato. Ne parliamo con il Prof. Lorenzo Cantoni, attuale Prorettore Vicario
La nuova catena del Rettore, inaugurata durante il Dies Academicus - © USI
Antonio Paolillo
Antonio Paolillo
28.05.2022 23:39

In che cosa consiste il ruolo di Prorettore vicario e cosa vuol dire per lei questa nomina, personalmente e professionalmente?

«Il Consiglio dell’Università, che è l’organo superiore dell’USI, come stabilito dalla legge cantonale, ha deciso che al Prorettore vicario siano attribuite tutte le competenze che il nostro Statuto assegna al Rettore. Naturalmente tenendo conto che siamo in una fase transitoria, e che è attivo un Comitato di transizione, a cui sono stati assegnati dei compiti gestionali importanti e delicati. Questa nuova situazione è stata ancorata nello Statuto USI, in due disposizioni transitorie, agli articoli 65 e 66.Ricoprire in questo momento il ruolo di Prorettore vicario significa per me anzitutto una grande responsabilità: aiutare la nostra università – un’istituzione che amo, e in cui sono attivo fin dal 1997 – ad attraversare questo momento con serenità e senza perdere lo slancio che la caratterizza. Significa anche molto lavoro, che richiede altrettanto impegno e pazienza».

Che cosa comporta per l’università il cambio di un Rettore?

«È un momento delicato e importante. Un Rettore, o una Rettrice, hanno il compito di condurre l’Università assicurando che possa svolgere al meglio i suoi compiti nel contesto e con le risorse a disposizione. La nostra giovane università ha finora avuto tre guide – i professori Baggiolini, Martinoli ed Erez – che hanno saputo accompagnare e guidare l’USI in una crescita notevolissima. Si tratta di trovare il quarto anello di questa catena».

Può spiegarci sommariamente i motivi per cui l’USI, in accordo con l’ex Rettore Boas Erez, ha deciso di cambiare?

«Boas Erez è stato molto apprezzato dal Consiglio dell’Università per la sua attività accademica, come ha sottolineato la Presidente Monica Duca Widmer in occasione dello scorso Dies Academicus; vi sono state invece diversità di vedute rispetto ad alcune scelte organizzative e gestionali, che hanno condotto alla scelta consensuale d’interrompere il mandato di Rettore nel mese di maggio, dopo sei anni di attività. Si è trattata di una scelta fatta in accordo tra le parti, che hanno anche convenuto che la comunicazione delle ragioni fosse comune. Questa comunicazione si trova online sul sito usi.ch».

Lorenzo Cantoni, Prorettore vicario USI
Lorenzo Cantoni, Prorettore vicario USI

 Il rettorato Erez è stato molto proficuo dal punto di vista di risultati raggiunti. Pensa che il prossimo o la prossima Rettrice troverà difficoltà?

«Come dicevo, dopo tre periodi di crescita così importante, la nuova persona dovrà corrispondere ad attese molto alte. Il Consiglio dell’Università ha intrapreso un processo di selezione ambizioso, coinvolgendo, per la prima volta nella storia dell’USI, anche il Senato Accademico. L’USI sarà supportata in questo da una nuova figura, il Prorettore aggiunto, che ha proprio il compito di assistere il Consiglio in tutte le fasi di ricerca e selezione. Si tratta del professor Giorgio Margaritondo, già vice presidente dell’EPFL, che ha l’esperienza e le competenze per assicurare una ricerca di successo».

 Qual è lo spazio d’azione in cui crede che si possa ancora migliorare?

«Ogni momento di crisi è un’occasione preziosa per riflettere sulla nostra identità e sulla nostra missione. In questo possiamo e dobbiamo sempre migliorare.L’università è l’insieme (universitas, appunto) di studenti e professori (naturalmente anche di studentesse e professoresse!) che decidono di stare insieme per conoscere di più e meglio la realtà. Per approfondire la verità in settori rilevanti per il bene di una società.Di qui le tre missioni principali. Insegnamento: trasmettere il sapere alle nuove generazioni; ricerca: approfondire ed estendere tale sapere; «terzo mandato»: promuovere il benessere della collettività che sostiene l’università.Uno studio pubblicato qualche settimana fa dalla prestigiosa casa editrice del MIT, ci può aiutare anche a riflettere su chi siano gli studenti. Ne ha identificato infatti quattro tipi: inerziale, transazionale, esplorativo e trasformativo.I primi vanno all’università perché non sanno che altro fare. Sono gli studenti che non vogliamo avere. I secondi vogliono garantirsi una buona carriera (e stipendi conseguenti). Le ricerche condotte regolarmente dal nostro servizio Carriere e Alumni mostrano ottimi risultati sotto questo profilo, perfettamente in linea con le altre università svizzere.Ma questo non basta. Si può far carriera anche attraverso una formazione non accademica. Uno studente universitario ha bisogno anche di altri motivi. Di qui il terzo tipo: quelli che vanno all’università per conoscere altre persone, culture, visioni del mondo. L’USI, con 99 nazionalità rappresentate, è veramente un microcosmo ricchissimo per questa dimensione esplorativa.Ci sono poi gli studenti transformational: quelli che desiderano dedicare il loro tempo e le loro energie alla ricerca della verità – a sapere come stanno le cose… Si tratta di una ricerca – meglio ancora: di una Cerca – che richiede impegno intellettuale e insieme entusiasmo. Il senso autentico del termine latino studēre, da cui il termine "studente"».

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