L’intervista

«Tutti dalla stessa parte, alleati contro la guerra»

Maria, cittadina ucraina trasferitasi in Italia per cercare nuove opportunità di lavoro, ci racconta le sue sensazioni sul possibile scontro e la preoccupazione per la sua famiglia rimasta in patria
Le due bandiere di Russia (a sinistra) e Ucraina (a destra)
Veronica Francia
22.02.2022 08:19

Maria Kravtsiv è una donna ucraina, che come tante altre sue connazionali, negli anni scorsi è stata costretta a lasciare il suo paese per dare un futuro migliore alla sua famiglia. Nel 2004 è approdata, precisamente a Cremona. Ci accoglie nella dimora, dove vive e lavora come badante, e con modi gentili ci introduce nella realtà odierna dell’Ucraina attraverso fotografie, video e testimoniante dirette di famigliari e parenti che con apprensione sente costantemente.

Da che zona dell’Ucraina proviene?

«Vengo da Ivano-Frankivs'k, una cittadina ad ovest dell’Ucraina. Siamo lontani circa 700 km dalle aree calde del conflitto. In queste zone dilaga la povertà. Non c’è niente. Tante persone sono emigrate negli anni per cercare fortuna altrove, per lo più all’estero in stati confinanti come la Polonia, o città come Praga. Questa è una zona rurale dove pare di essere 70 anni indietro: non tutti hanno acqua, gas e riscaldamento a casa. Le strade sono impraticabili, soprattutto d’inverno e il governo appare del tutto assente poiché non fornisce aiuti».

Come sta la sua famiglia?

«La mia famiglia è composta dai miei due figli, due nipoti e mio genero. Sono preoccupati per la situazione attuale ma proseguono la loro vita relativamente tranquilli, poiché si sentono, almeno geograficamente, lontani dal conflitto. I bambini vanno a scuola, mio figlio viaggia per lavoro, i ristoranti sono aperti ecc... Ciò che temono maggiormente sono le conseguenze nel lungo periodo, in particolare hanno paura che il conflitto potrebbe generare danni all’economia e al tessuto sociale già fortemente debilitato in quella parte del Paese. La situazione peggiore si registra ad Est. Ad esempio, mio fratello vive in Crimea e lì, nonostante gli accordi di Minsk, vi è una guerriglia continua dal 2014. Conosco persone che hanno già lasciato il Paese per paura e per la forte instabilità.

Personalmente, sono molto in pensiero pensando ai miei nipoti più grandi di 17 e 18 anni, in vista di un potenziale conflitto sarebbero chiamati alle armi e questo mi spaventa enormemente».

Da quanto lavora in Italia e perché ha deciso di trasferirsi lì?

«Mi sono trasferita nel 2004 per cercare lavoro e poter offrire alla mia famiglia una condizione di vita migliore. Sono vedova e in Ucraina non c’erano molte possibilità. È stata una scelta obbligata. Torno a casa ogni anno, qualche settimana durante il periodo estivo, succeda quel che succeda nessuno mi toglierà questa mia amata abitudine. È un modo per vedere la mia famiglia e per respirare l’aria di casa».

Come ricorda la vita all’interno dell’ex Unione Sovietica?

«Erano tempi diversi. Sicuramente vi era più lavoro e più ricchezza. La Russia dominava e comandava tutto. Le paghe erano basse, oggi si potrebbe perfino parlare di sfruttamento poiché si lavorava davvero per guadagnare un misero pezzo di pane. Però almeno vi era più benessere di oggi. Il comunismo dilagava ovunque e per ottenere una paga migliore dovevi prendere la tessera del partito. Io sono sempre stata religiosa, cristiana, e mi sono sempre rifiutata. Quando nel 1991 l’Ucraina ha ottenuto l’indipendenza dalla Russia la situazione è precipitata. La crisi economia ha portato a chiudere diverse aziende e molte persone in pochissimo tempo si sono ritrovate senza lavoro. Sono cominciate in quel periodo le grandi migrazioni. I ricchi al contrario, anche dopo l’indipendenza, hanno aumentato il loro capitale acquisendo sempre più potere».

Come considera le notizie che circolano sui media e che riguardano l’attuale situazione?

«C’è molta confusione perché ognuno dice la sua. In generale, credo che emerga solo una parte di verità. Solo una versione, quella che fa comodo alla classe dirigente e a coloro a cui fa comodo questa guerra. In Ucraina si assiste ad una censura, molte reti televisive e media non in linea con pensiero del governo sono state chiuse. Si ha la sensazione che la classe politica voglia tenere le notizie nascoste, o meglio, che preferisca far emergere solo una parte della verità. La popolazione se n’è accorta, infatti cerca di trovare altri canali per informasi: per lo più i social media sono diventati strumenti importanti per far trapelare notizie scomode. Sono gli stessi cittadini che si impegnano a diventare cronisti. Io stessa cerco di rimanere aggiornata su quello che succede attraverso i miei amici che costantemente pubblicano aggiornamenti sulla bacheca di Facebook».

Pensa che ci sia chi vuole questa guerra?

«Tra la popolazione nessuno vuole la guerra. Neanche i russi. Durante questi ultimi anni vi è sempre stato un conflitto silenzioso, ma longevo, tra filorussi e nazionalisti ucraini. Ora ci si trova tutti dalla stessa parte, ovvero alleati al fine di evitare un conflitto armato di dimensioni globali. In tutto il Paese vi sono manifestazioni cittadine che incitano alla pace. A mio parere, solo il governo russo vuole la guerra poiché desidera appropriarsi dei territori ad Est dell’Ucraina particolarmente ricchi e strategici. Ricordo che durante la dominazione dell’URSS in questi luoghi vi era la concentrazione maggiore di fabbriche, anche per la ricchezza presente nel sottosuolo. Inoltre, impossessandosi dell’Ucraina, Putin avrebbe le porte aperte per entrare in Europa e per estendere la sua egemonia sul Mar Nero. Il mio timore è che Putin voglia giocare con l’Ucraina come se fosse una sua proprietà, appropriandosene per poi smezzarla con gli altri Stati confinanti come Polonia e Bielorussia».

Da qualche settimana è stata distribuita tra i cittadini una vera e propria guida su come agire in caso di guerra. L’hanno ricevuta anche ai suoi parenti?

«Certamente. Tutte le famiglie del Paese ne hanno ricevuta una. Questo fatto fa riflettere e fa comprendere la gravità della situazione. A discapito di ciò che i media dicono, il governo russo sta già attaccando l’Ucraina. Pensi che qualche giorno fa hanno abbattuto un asilo durante una “esercitazione”, per fortuna non si sono registrate vittime.»

Secondo lei, come dovrebbe reagire l’Occidente?

«Deve aiutare l’Ucraina! La NATO deve continuare ad armare il Paese. Già nel 2014 la questione della Crimea poteva essere evitata se ci fosse stato più supporto da parte della comunità internazionale. Il problema è che la Russia fa paura, soprattutto ora che ha siglato un super accordo con la Cina. Su vari fronti riconosco che l’Occidente si trovi con le mani legata a causa di una dipendenza energetica che ha con il Cremlino».

Come pensa che si evolverà la situazione?

«Non lo so. Spero vada tutto bene. Io confido nel buon senso e nel dialogo tra i Paesi facenti parte del Patto Atlantico e la Russia. Spero che questi continui incontri che i leader Occidentali stanno avendo con Putin possano scongiurare un’ipotetica guerra. Soprattutto mi auguro che venga raggiunto un accordo o uno stato di pace tra i filorussi e i nazionalisti ucraini».

Come pensa che dovrebbe agire il governo di Kiev?

«Complesso dirlo. Alcuni sostengono che sarebbe necessario fare un referendum nelle zone ad Est che i separatisti tentano di annettere alla Russia; altri, tra cui l’ONU, dichiarano questi referendum come illegittimi. Il problema è che se l’Ucraina perdesse quei territori ne deriverebbe un fallimento assicurato poiché quelle sono le zone più ricche di gas, con il terreno più fertile e dove vi sono le aziende principali del Paese».