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Quando non è solo un cartello

Le difficoltà a cambiare nome a una strada, mentre Lugano prende tempo su Giuliano Bignasca
Cambiare il nome delle vie non è così semplice come sembra.
Andrea Stern
Andrea Stern
27.08.2023 10:30

Via Giuliano Bignasca può aspettare. Sebbene siano già trascorsi i canonici dieci anni di attesa dalla sua scomparsa, il fondatore della Lega non avrà una sua strada prima che il Municipio di Lugano non avrà vagliato quali altri personalità della storia cittadina sono ancora in attesa di un riconoscimento.

Non siamo in Italia - dove già pochi giorni dopo la sua morte Silvio Berlusconi si è visto dedicare strade ai quattro angoli della penisola - ma nemmeno a Locarno, dove Francesco Chiesa ottenne una via quando non era ancora nemmeno passato a miglior vita, come ricorda Stefano Vassere, presidente della Commissione cantonale di nomenclatura..

«Prima di giungere con una proposta - spiega Roberto Badaracco, capodicastero cultura e presidente della Commissione stradario -, riteniamo opportuno compiere un lavoro preparatorio sulla dedica di aree di circolazione ad esponenti politici, analizzando prima la presenza generale di municipali e sindaci nello stradario comunale».

Personalità in attesa

D’altra parte ci sono personalità che aspettano la loro strada da molto più tempo. Per esempio, Alberto De Filippis, che negli anni ‘20 del secolo scorso fu presidente del FC Lugano e in seguito sindaco della Città. Scomparve nel 1948 ma è tuttora privo della benché minima viuzza. Come il suo predecessore Aldo Veladini, anch’esso assente dallo stradario cittadino.

«Sul territorio della Città di Lugano si contano 1.183 denominazioni di aree di circolazione - spiega Stefano Vassere, anch’egli membro della Commissione stradario di Lugano -. Di queste, l’85% è a base toponomastica, mentre solo 165 vie e piazze sono celebrative di persone o famiglie».

In altre parole, sono relativamente poche le personalità che hanno avuto l’onore di farsi assegnare una strada. Molto più frequente è l’utilizzo di termini geografici, o comunque legati al territorio.

Quasi una proposta al mese

Qualcuno di questi dovrà sparire per far spazio alle personalità meritevoli. Le candidature non mancano. Sono una decina all’anno le proposte che giungono sul tavolo della Commissione stradario di Lugano. «Ora procederemo con questo lavoro di censimento, che verrà ultimato entro la fine del 2023 - ribadisce Badaracco -. Allora si potrà avere uno sguardo completo ed oggettivo che permetterà di valutare anche l’opportunità di future dedicazioni di strade a politici luganesi».

Va detto che il momento non è dei più propizi. Qualche anno fa diverse strade erano state rinominate perché l’aggregazione le aveva rese dei doppioni. Pensiamo alle classiche «via alle Scuole», «via al Fiume» oppure «via alla Posta». Ma ora di doppioni ne restano pochi, mentre di strade nuove non ne vengono praticamente mai costruite. Ogni assegnazione deve quindi essere ben soppesata.

«A volte si pensa che per cambiare nome a una strada basti piazzare un nuovo cartello - osserva Roberto Späni, responsabile del gruppo di lavoro che si occupa della toponomastica a Lugano -. Si dimentica che ogni cambiamento si ripercuote sulle decine se non centinaia di persone e aziende che hanno il loro indirizzo su quella via».

Cambiamenti contestati

Un esempio giunge da  Viganello, dove l’anno scorso un tratto di via alla Roggia è stato rinominato in via Padri Redentoristi. «Per evadere i ricorsi dei privati che si opponevano al cambiamento lamentando disguidi amministrativi- spiega Späni -, ci sono voluti più di tre anni».

Sempre a Viganello, si ricorda la contestata ridenominazione di via Belvedere in via Eugenio Montale, oggetto degli strali di vari privati tra cui l’ex sindaco Sergio Macchi, che avrebbero preferito un nome più autoctono. A Cureggia invece una signora arrivò a sradicare il cartello della sua strada e portarlo in cancelleria comunale poiché non gradiva la denominazione dialettale. Contestazioni che a volte finiscono fino in tribunale. «Ma è estremamente raro che un privato riesca a spuntarla - osserva Späni -. Alla fine il Municipio ha il diritto di cambiare le cose a casa sua».

Più dialetto e più donne

Per quanto riguarda il dialetto, tra l’altro, sono in arrivo nuove denominazioni in alcuni quartieri luganesi che finora ne erano sprovvisti. «A Villa Luganese la posa delle nuove targhe è in fase di attuazione come anche la posa dei numeri civici - riprende Badaracco -. In Valcolla l’esame storico e culturale è in fase avanzata e si definiranno nei prossimi mesi i nomi delle aree di circolazione nelle varie frazioni di cui è composta».

C’è poi l’esigenza di aumentare la rappresentanza femminile. Oggi le vie dedicate a donne si contano sulle dita di una mano, a Lugano come negli altri centri urbani. Le nuove denominazioni devono essere l’occasione per femminilizzare uno stradario ancora esageratamente maschile.

Giuliano Bignasca dovrà quindi aspettare prima che il Municipio possa decidere di assegnargli una via. Poi si dovrà decidere quale. Difficilmente sarà via Monte Boglia, storica sede dell’azienda di famiglia e della Lega, oggi troppo affollata per poter sottostare a un cambiamento di nome. La Lega proponeva di intitolargli una qualche strada nella zona della Foce. Ma se si considera il criterio che la strada deve avere un nesso con la persona cui è intitolata, chissà, si potrebbe anche localizzarla nella zona dei suoi locali notturni a Loreto.

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