Il produttore

All'azienda La Costa di Novazzano si respira aria toscana

Tra viottoli misteriosi e i vigneti ecco Marco Lupi, enologo di Fucecchio che lavora in Ticino dal 2014 e non ha mai perso la schiettezza della sua regione
@Carlo Reguzzi
Mattia Bertoldi
08.10.2022 17:02

Mi ero ripromesso da tempo di dedicare un articolo all’azienda La Costa di Novazzano e me ne ricordavo ogni volta che percorrevo la A2 in direzione nord, grazie al cartello affisso tra i vigneti che sovrastano l’autostrada. Quello che non sapevo è che per arrivarci ho dovuto imboccare una stradicciola del nucleo di Coldrerio coperta di ciottoli e proseguire lungo un viottolo, strozzato tra un alto muro di pietre grigie e il fianco della collina. Mi sono così imbattuto in un gruppo di mucche e, poco più in là, nella casa colonica dalla storia secolare che ha dato il nome all’azienda.

Scendo dalla moto, levo il casco. L’autostrada non si vede (la si sente solo in lontananza) e mi pare di essere stato teletrasportato 400 chilometri più a sud, in Italia. D’altra parte il Mendrisiotto è noto come “la Toscana della Svizzera” – un paragone che mi suona ancor più puntuale quando sento Marco Lupi (enologo dell’azienda) parlare con la tipica gorgia, ovvero la “C” aspirata. «Vengo da Fucecchio, un paese della campagna fiorentina» mi confida. «Sono qui da nove vendemmie, ma spero di non aver perso l’accento.»

«Abbiamo conosciuto Marco nel 2014 attraverso una sua candidatura spontanea» mi dice Antonio Capoferri, che insieme al fratello Giovanni rappresenta la famiglia a capo dell’azienda dal 1965. «In quel momento cercavamo un enologo a tempo pieno e la sua proposta è arrivata al momento giusto.»

I fratelli Capoferri, titolari dell'azienda La Costa di Novazzano (@Carlo Reguzzi)
I fratelli Capoferri, titolari dell'azienda La Costa di Novazzano (@Carlo Reguzzi)

«Ho studiato enologia e viticoltura a Firenze» riprende Marco. «Dato che sono cresciuto in campagna, mi sembrava naturale specializzarmi e lavorare in questo ambito. Una volta conclusa l’università ho fatto una vendemmia in Australia e sono tornato in Italia, in Piemonte, dove ho lavorato per un’azienda familiare che mi ha insegnato la passione per questo lavoro. Nel 2014 ho deciso di avvicinarmi  alla compagna che sarebbe diventata mia moglie, originaria della val d’Intelvi. Ho così cercato lavoro in Ticino e sono finito in un’altra azienda familiare, per mia fortuna.»

Per Lupi, l’esperienza ticinese è però partita subito in salita. «La vendemmia 2014 è stata di sicuro la più complicata. Non solo perché ero appena arrivato, ma soprattutto perché le forti piogge di agosto hanno favorito la proliferazione della Drosophila suzukii, un moscerino che ha danneggiato quasi tutte le nostre uve. La siccità di questo 2022 ci ha messo in difficoltà perché, oltre a tutti i lavori richiesti dai nostri sette ettari coperti dai vigneti, abbiamo anche dovuto irrigare le piante grazie all’acqua del fiume. Il risultato è un’uva più leggera con tutti i disagi che comporta, ma niente di comparabile a quel disastroso 2014.»

Lupi, da bravo toscano, ha la chiacchiera facile e snocciola frasi che suonano come slogan. «Il vino si fa in campagna» dice sicuro, «perché se c’hai l’uva bona puoi fare un vino cattivo o uno bono, se c’hai l’uva poco bona puoi fare solo un vino poco bono. C’è poco da fare. In vigna abbiamo Sauvignon e Chardonnay per quanto riguarda i bianchi, Merlot, Cabernet franc, Cabernet sauvignon e Petit Verdot tra i rossi. Questo significa che le vendemmie durano molto tempo, perché quest’anno abbiamo iniziato a raccogliere l’uva bianca già il 24 agosto mentre il Petit Verdot, una delle varietà che impiega più tempo a maturare, ci porterà a fare vendemmia quasi sicuramente a ottobre inoltrato. E poi, sai come si dice: la campagna l’è bassa. La fatica si sente.»

La collezione dei vini prodotti dall'azienda La Costa (@Carlo Reguzzi)
La collezione dei vini prodotti dall'azienda La Costa (@Carlo Reguzzi)

La schiettezza tipica della sua terra si sente nella lingua, ma anche nei vini prodotti dall’azienda per una tiratura totale che può sfiorare anche le 15 mila bottiglie. Le pagine del sito Internet si tramutano così in un piccolo Monte Olimpo dove ognuno può trovare la propria etichetta preferita: dall’Ilizia (uno Chardonnay riserva che prende il nome dalla divinità della fertilità, del parto, e dell’ostetricia) al MorFeo (Cabernet Franc 70% e Merlot 30%) passando per Ares, un assemblaggio di vini ottenuti da uve a bacca rossa che si presta a un invecchiamento di 5-7 anni. Ma la bottiglia più importante, quella capace di conquistare diverse medaglie negli ultimi anni, non poteva che chiamarsi come lui:_Zeus, un Merlot in purezza prodotto interamente con uve provenienti da un vigneto dalla storia trentennale.

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