Il produttore

Davide Cadenazzi: «Se non ti formi, allora sei fermo»

Il produttore di Corteglia ha appena conseguito il brevetto di sommelier portando così a compimento un percorso che lo ha portato a specializzarsi sempre di più
photolocatelli.ch
Mattia Bertoldi
23.06.2023 10:36

Il primo contatto telefonico con Davide Cadenazzi è una falsa partenza. «Mi spiace, sono in Svizzera interna per gli esami da sommelier. Possiamo sentirci settimana prossima?»

L’incontro avviene all’inizio di maggio, a Corteglia, sotto la tettoia della sua cantina, costruita nel 2010. Attorno a noi prati tempestati di soffioni e vasi di rosmarino; sopra le nostre teste, una sfilza di campanacci che ricordano una delle attività dell’omonima azienda agricola e vitivinicola (l’allevamento di mucche nutrici) e la prima formazione di Davide: quella di macellaio-salumiere. «Ma è stato questo percorso da sommelier a dare ordine a tutto», mi confida mentre Michela Locatelli, la nostra fotografa, immortala le sue bottiglie.

Davide è un produttore che si è specializzato sempre di più nel mondo del vino, anno dopo anno. Dalla carne alla formazione di cantiniere, passando per il brevetto federale in viticoltura ottenuto a Changins e il titolo di sommelier. «Un percorso che mi ha assorbito tante energie, anche perché degustare è la parte più difficile del mestiere del produttore» afferma Davide. «La maggior parte dei candidati, inoltre, proveniva dal mondo della ristorazione e dell’accoglienza, sapeva come muoversi attorno a un tavolo. Io, invece, durante la notte apparecchiavo un tavolo qui in cantina e servivo clienti immaginari, presentando e versando vini sempre diversi. Devo però dire che questa scuola mi ha anche dato tanto, anche perché io credo molto nella formazione: cerco sempre di spronare i miei dipendenti a imparare qualcosa di nuovo perché in azienda se non ti formi, sei fermo.»

@photolocatelli.ch
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Il dinamismo di Davide spicca anche nella gestione della cantina. La cura del prodotto nasce innanzitutto dalle piante perché, come scrive lui stesso sul sito aziendale, «il prodotto principale dell’azienda è l’uva.» E quando si parla di uva, non si può parlare di un territorio (quello di Corteglia e di Castel San Pietro) particolarmente vocato a questo tipo di attività. «Storicamente, le aziende agricole del Mendrisiotto hanno sempre prodotto un po’ di tutto, ed è per questo che per noi è stato importante mantenere una piccola produzione di carne. Collaboriamo poi spesso e volentieri con le altre cantine della zona perché sono persone in gamba e la nostra causa è comune. L’estate scorsa abbiamo proposta una cena tra i nostri vigneti in collaborazione con Ticinowine, ma purtroppo il maltempo ha fatto saltare tutto. Chissà che non ci sia la possibilità di riprovarci. Così come mi piacerebbe riprovare a proporre una serata dedicata alla luna blu, così da poterla ammirare dai nostri vigneti; lo avevamo proposto qualche anno fa e ne ho un bellissimo ricordo.»

La cantina Cadenazzi ha un assortimento composto da dieci etichette: cinque rossi, tre bianchi e due spumanti, uno prodotto con uve Johanniter («Un prodotto di nicchia molto richiesto che, puntualmente, registra il tutto esaurito»). Bottiglie che spiccano ai principali concorsi enologici, come ricordano le tante cornici appese a una parete della cantina. «Ma il riconoscimento più memorabile è stata il primo: Mondial du Merlot 2009, medaglia d’oro al Punta Rossa 2007. Ci tengo però a sottolineare che è un vino che richiederebbe molto più tempo per esprimersi al meglio. L’altro giorno ho aperto un Punta Rossa vecchio di 16 anni; invecchia benissimo.»

Parte dell'assortimento dell'azienda Cadenazzi (@photolocatelli.ch)
Parte dell'assortimento dell'azienda Cadenazzi (@photolocatelli.ch)

Un nome suggestivo, nato da una ricerca che ha portato Davide a riscoprire la storia araldica della famiglia, riportandolo nel Medioevo. «La punta è quella di una freccia e il rosso ricorda il sangue, quindi la passione e i sacrifici richiesti dall’azienda giorno dopo giorno, non importa quanto è brutto il tempo o quanto freddo fa. Ed è proprio in un giorno gelido che io e Andrea (un mio collaboratore) abbiamo dato il nome a uno degli ultimi vini prodotti. Quel mattino ci siamo concessi qualche minuto di pausa per assaggiarlo e ci siamo subito resi conto di quanto scaldasse, del calore che sprigionava dopo ogni sorso. Ecco, quel vino lo abbiamo chiamato Fiamma, un vino composto da uve Merlot, Cabernet Franc, Gamaret e Nerolo oggi presente nel nostro assortimento.»

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