Io mi ricordo

Ezio Crivelli, un pioniere della viticoltura ticinese

Dal ruolo di responsabile dell’Ufficio ricostituzione vigneti alla Cantina sociale di Mendrisio, il percorso di uno dei grandi saggi del Merlot in Ticino
@photolocatelli.ch
Bruno Bergomi
Bruno Bergomi
02.07.2022 18:12

Nato nel dicembre del 1924 a Mendrisio, Ezio Crivelli ha passato i primi dieci anni della sua vita a San Gallo, dove la sua famiglia si era trasferita per lavoro; suo padre era specialista nell’industria chimico-farmaceutica. «Siamo rientrati a Mendrisio quando avevo dieci anni e i primi tempi, mi sembra in quinta elementare, facevo fatica con la lingua italiana, parlavo meglio il tedesco».Dopo gli studi ginnasiali a Mendrisio e il liceo a Lugano, desiderava diventare avvocato. «In realtà mio padre mi indirizzò verso gli studi di viticoltura ed enologia. Infatti il Dipartimento cantonale dell’agricoltura, diretto da Angiolo Martignoni, aveva in programma un importante rilancio di tutto il settore vitivinicolo e in Ticino non c’erano giovani specialisti del settore, a parte l’ingegnere Giuseppe Paleari, che però aveva già una certa età».

Alla fine della guerra, Crivelli ha così deciso di intraprendere gli studi in questo settore. In Svizzera non c’erano ancora scuole specializzate in viticoltura, bisognava optare per l’Italia o la Francia. «Scelsi l’Istituto superiore di viticoltura e di enologia di Alba. Naturalmente c’erano ancora tutti i segni della guerra e della lotta partigiana ben descritta da Beppe Fenoglio. I ponti sul Po erano tutti distrutti e per arrivare ad Alba ci voleva un giorno. Oltre alle distruzioni materiali, erano evidenti ancora le lacerazioni tra le famiglie. Rientravo di rado a Mendrisio e in bicicletta ho percorso tutte le Langhe».

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Alla fine degli studi, nel 1948, ha fatto pr un anno l’assistente alla Stazione federale di ricerche viticole di Losanna. Poi è ritornato in Ticino ed è entrato alle dipendenze dello Stato come responsabile del neocostituito Ufficio ricostituzione vigneti. «Malgrado gli sforzi dei pionieri (Alderige Fantuzzi, Giovanni Rossi e Giuseppe Paleari) e la scelta del Merlot, la situazione della viticoltura ticinese non era rosea. Vecchie varietà, colture consociate e formazione insufficiente pregiudicavano la qualità del prodotto. Per sette o otto anni ho girato in lungo e in largo il Ticino potenzialmente viticolo organizzando serate per i viticoltori».

La creazione di nuovi vigneti - costituiti da almeno 100 ceppi - in zone adatte alla viticoltura era la condizione indispensabile per ottenere il sussidio di 2 franchi e 70 centesimi per ogni barbatella piantata. Negli anni Cinquanta sono stati messi a dimora oltre 200’000 ceppi di Merlot. La vera svolta della viticoltura ticinese.

Nel 1956 Ezio Crivelli ha lasciato lo Stato ed è diventato Direttore della Cantina sociale di Mendrisio, fondata nel 1948. Un’altra bella avventura. «Nel 1956 la capacità della Cantina sociale era di 500’000 litri; quando ho lasciato, 34 anni dopo, era di 2 milioni e 700’000 litri. L’evoluzione fu enorme. Negli anni Cinquanta e ancora per parecchio tempo nelle osterie, nei grotti e nei bar, chi beveva vino beveva barbera o nostrano. Ci sono voluti parecchi anni per imporre, si fa per dire, il Merlot».

Crivelli è stato anche l’artefice della creazione del vigneto di Montalbano a Stabio. Grazie all’amicizia con Giorgio Paleari, fratello di Giuseppe, nel 1962 ha fatto comperare a un prezzo di favore la bellissima collina omonima dove sui “Ronchi Paleari”, appunto, è stato impiantato uno dei più grandi e suggestivi vigneti della Svizzera italiana, di proprietà della Cantina sociale di Mendrisio.

Sono stati innumerevoli gli impegni e i riconoscimenti ricevuti, e non solo nel settore vitivinicolo. Consigliere comunale e municipale del Borgo per tanti anni, è stato presidente della Civica filarmonica, presidente dell’Ente Turistico Mendrisiotto e Basso Ceresio e presidente del Circolo di cultura. Arbitro di calcio in gioventù, è stato un grande appassionato e specialista di bridge. E malgrado gli acciacchi dell’età, la lucidità e la voglia di raccontare di Ezio Crivelli rimangono intatte.

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