Il produttore

La scommessa di Agriloro: dieci tipi di uve per un solo vino

L'azienda di Meinrad C. Perler ha sempre creduto nella possibilità di combinare più vitigni per creare ottimi vini – A volte, anche grazie all'uso delle anfore
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Mattia Bertoldi
01.07.2022 11:18

Il Mendrisiotto è un distretto a vocazione vitivinicola e basta dare un’occhiata alle sue colline e alle sue pianure imbrigliate dai filari per rendersene conto. Quello che non mi aspettavo però era di imbattermi in un particolare simbolo dell’enologia lungo la strada: c’è infatti un’anfora più alta di me che svetta al centro della rotatoria che porta a Genestrerio, là dove Agriloro ha sede ormai da nove anni. «Abbiamo iniziato a fare il vino nelle anfore circa cinque anni fa» mi racconta il patron Meinrad C. Perler, seduti in una sala con vista sui vigneti del tenimento La Prella. «Ne abbiamo tre da 1700 e una da 1000 litri. Soprattutto coi bianchi, danno ottimi risultati: ne esce un vino che è tutto frutto, un esplosione di aromi da percepire soprattutto al naso. Il Merlot al 100% così prodotto lo abbiamo battezzato Cleos, che in greco significa Gloria; è il nome di una delle mie nipotine, che attendeva un’etichetta dedicata a lei dopo che l’altra (Linda) aveva ispirato L’Alinda, un Merlot del Mendrisiotto che è anche uno dei nostri vini più conosciuti».

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Passato e futuro

In queste poche parole c’è tutta l’essenza dell’azienda guidata da Perler, in equilibrio tra il desiderio di innovazione e l’attaccamento alla famiglia (il figlio Jacques è attivo da anni in azienda e si occupa, tra le altre cose, di comunicazione e organizzazione di eventi). Di origini friburghesi, Meinrad ha trovato nel mondo del vino una seconda carriera dopo quella maturata in campo finanziario. Prima al tenimento dell’Ör ad Arzo e ora anche a Genestrerio, il patron dell’Agriloro ha avuto modo di sperimentare la produzione di vino con decine di vitigni diversi anche grazie a Reiner Zierock, agronomo e ricercatore tedesco che ha ispirato l’attuale impostazione aziendale.

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Insieme, i due hanno promosso la nascita ad Arzo di un giardino ampelografico (dedicato quindi allo studio scientifico della vite) con quasi 600 varietà diverse d’uva. «Ma nel mondo le specie sono 8500» mi ricorda Meinrad, «e alcuni mi prendevano per pazzo quando dicevo che avrei voluto creare delle etichette basate su molte uve diverse. Poi è nato il Casimiro, che è il nome di mio nonno ed è anche il mio secondo nome; in base all’anno contiene dagli 8 ai 13 tipi di uva, tutti affinati in barrique. È uno dei nostri prodotti più apprezzati, insieme al Sottobosco che è ormai diventato un classico. Pensa che nel 1996, l’anno di lancio, ne abbiamo prodotte 2000. A oggi, la tiratura dell’etichetta è pari a 46 mila bottiglie».

Verso nuovi traguardi

Il catalogo dell’Agriloro è ampio e Meinrad ha spesso parlato dell’azienda come della più piccola tra le grandi o (se si preferisce) della più grande tra le piccole, con le sue 150-200 mila bottiglie prodotte. Poche pagine che rappresentano una guida dedicata alle potenzialità dell’uva, dove è possibile affidarsi ai classici oppure andare alla scoperta di qualcosa di nuovo. Mentre Meinrad elenca le dieci uve che compongono il Casimiro di quest’annata con il suo delizioso accento francofono, controllo il registratore e lancio un’occhiata alle vigne di Genestrerio e alla natura circostante. In mente, emerge la figura del druido che combina ingredienti insospettabili per ottenere preparati miracolosi – e poco importa se al posto del calderone c’è una botte o un’anfora.

Nel mondo le specie di uva sono 8500, e alcuni mi prendevano per pazzo quando dicevo che avrei voluto creare delle etichette basate su molte uve diverse. Poi è nato il Casimiro
Meinrad C. Perler, patron di Agriloro

Giunto all’età di 85 anni, Meinrad potrà presto dire di aver dedicato più di metà della vita al vino. E se il 1981 è l’anno della fondazione dell’azienda e il 2002 il momento dell’acquisto del tenimento La Prella a Genestrerio, quale grosso traguardo possono aspettarsi i nostri lettori per il 2023? «Metteremo sul mercato la Riserva del Padrone con del vino che abbiamo messo in botte nel 2021. È la mia etichetta preferita perché lo produciamo solo nelle annate eccezionali grazie a una selezione delle migliori barrique di Merlot, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e Petit Verdot. Negli ultimi 25 anni lo abbiamo fatto solo cinque volte, l’ultima nel 2015 con una tiratura limitata a 400 Magnum e 680 bottiglie. Non abbiamo fatto in tempo ad annunciarlo che subito ha registrato il tutto esaurito».

Ecco, ora lo sapete con qualche mese di anticipo. Sta a voi decidere se prenotarla per tempo.

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