Il servizio

Quando geografia rima con enologia

La degustazione invernale è dedicata ai cru che, attraverso 15 bottiglie, ci portano a esplorare il territorio ticinese
Andrea Conconi
07.03.2022 17:37

Come da tradizione, il periodico TicinoVino Wein e l’ente di promozione vitivinicola ticinese Ticinowine organizzano alla Corte del vino Ticino di Morbio Inferiore una degustazione tematica per l’edizione invernale del trimestrale, così da approfondire una determinata tipologia di vini prodotti e commercializzati nel nostro Cantone. Grazie a cinque ospiti di eccezione (è infatti questo il numero che, solitamente, caratterizza i gruppi di degustazione), il tema conduttore di quest’anno è rappresentato dai cru. Eccovi quindi alcune proposte per le vostre feste di fine anno da servire o da regalare ai vostri amici amanti della bevanda di Bacco.

Cosa sono i cru?

I cru sono riconosciuti in Francia fin dal XVIII secolo. La prima regione a introdurli fu la Borgogna, dove i monaci classificavano i migliori vigneti di un determinato microclima. Participio passato del verbo croître (crescere), il termine sta ad indicare qualcosa di cresciuto su un determinato terreno.

Il francese, lingua ufficiale nel mondo del vino, ha reso possibile trovare la parola cru (seguita dal nome del vigneto dal quale provengono le uve) anche in altre nazioni, senza tuttavia un riconoscimento ufficiale - ad esempio in Italia - dove alcuni usano il termine “vigna” seguito dal toponimo del vigneto.

Anche in Svizzera alcuni Cantoni utilizzano il termine cru per delimitare Comuni o aziende vitivinicole: penso al vodese Dézaley e (sempre nel Lavaux) a Calamin, seguiti dal termine Grand Crus. In Ticino, non esistendo una classificazione qualitativa, questo termine non viene utilizzato.

Tuttavia, usando il nome di un villaggio come Biasca, Giornico o Meride è risaputo che almeno il 90% delle uve provengono da quel preciso Comune con il suo specifico microclima e suolo. È infine importante sapere che queste denominazioni di località possono essere utilizzate unicamente da vini con la Denominazione di origine controllata (DOC) Ticino.

Chi sono stati i degustatori

Questa degustazione non aveva lo scopo di fissare una classifica sul miglior terroir ticinese, ma quello di valutare i vini nel loro insieme. A valutare la quindicina di vini abbiamo invitato due enologi esperti come Ettore Müller e Gérald Carrupt, il primo attivo in Ticino e nel Grigioni mentre il secondo risiede nella Svizzera romanda. A seguire una giornalista - Lara Montagna, che da alcuni anni si sta facendo le ossa partecipando come giurata a concorsi nazionali e internazionali - e un sommelier, Roberto Calcagno, in rapresentanza della ristorazione anche alla luce della sua decennale esperienza alla guida di ristoranti e servizi di catering. Infine, a rappresentare il pubblico, un cuoco conosciuto soprattutto per la sua partecipazione a diversi programmi televisivi della Radiotelevisione della Svizzera italiana (RSI): Christian Frapolli, in arte Zio Frap, presente anche sulla copertina di questo numero.

I vini in degustazione

Ticinowine ha invitato tutti i produttori affiliati a partecipare alla degustazione inviando due bottiglie che rientrassero nella categoria dei cru. A dimostrazione della diversa interpretazione che diamo a questo termine di origine francese, alcuni hanno fornito vini provenienti nei singoli vigneti e che non necessariamente portano il nome del luogo in etichetta; altri vini degustati portano invece la denominazione del Comune nel quale le uve sono state coltivate.

Sono quindi stati quindici i vini versati nei bicchieri dei nostri cinque degustatori, che prova dopo prova hanno discusso delle principali qualità a livello di vista, olfatto e gusto. Abbiamo seguito un ordine di annata (dall’etichetta più giovane alla più vecchia) e di tipo di uva: prima sono quindi stati degustati i vini monovitigno Merlot e poi gli assemblaggi, vale a dire quei vini nati dall’unione di più qualità di uva. Per concludere abbiamo invece riservato uno spazio a un vino che abbiamo messo fuori categoria, il Marselan, in quanto piuttosto atipico per il nostro territorio. Si tratta infatti di una varietà che richiama subito la Francia (fu coltivato per la prima volta nei pressi della città di Marseillan, da cui prende il nome) ed è solitamente inserito nella degustazione di vitigni tipicamente bordolesi.