Frutta e verdura

Tutta la sostenibilità dei pomodori illuminati dai LED

La Orticola Bassi di Sant'Antonino sta sperimentando una serra dove le emissioni sono ridotte al minimo e la produzione è in grado di andare avanti tutto l’anno
@photolocatelli.ch
Sofia Pelosi
22.03.2023 16:08

Un progetto unico in Svizzera è stato inaugurato dall’Orticola Bassi di Sant’Antonino lo scorso settembre: una serra per la coltivazione di pomodori fuori suolo sotto illuminazione artificiale a LED.

«È un’idea che avevamo già da tempo» spiega Christian Bassi, titolare dell’azienda. «L’obiettivo è di avere una produzione locale 365 giorni l’anno che garantisca la qualità del prodotto, senza ricorrere all’importazione. L’iniziativa è sostenuta da Coop, al fine di abbattere le emissioni di CO2 e proteggere il clima.»

La differenza rispetto a una serra che non dispone di un’illuminazione simile è che la coltivazione può svolgersi anche durante i mesi autunnali e invernali, cioè quando il mercato richiede il prodotto ma la luce solare è poca.

La produzione proseguirà fino alla prossima estate ed è sostenibile per svariati motivi. «Innanzitutto, la serra viene riscaldata con il calore proveniente dall’impianto di termovalorizzazione dei rifiuti della Teris SA e illuminata con la tecnologia LED, di minor impatto energetico rispetto ad altre lampade. L’impianto è poi altamente tecnologico ed è gestito con un software che permette di avere il controllo su temperatura, illuminazione, umidità e irrigazione. La pianta ha sempre le condizioni migliori per crescere e non ammalarsi. L’uso dei pesticidi viene fortemente diminuito e prediligiamo quelli a basso impatto ambientale.»

Anche il sistema d’irrigazione è a prova di sostenibilità. «Rispetto a una produzione in terra, la serra utilizza un volume inferiore d’acqua, perché quest’ultima viene riciclata grazie a un sistema a ciclo chiuso: ciò che non viene assorbito dalla pianta, viene recuperato». Si tratta quindi di una struttura che sfrutta le risorse nella maniera più efficiente possibile e che ha una produzione a impatto zero, o quasi.

Il progetto pilota non è ancora terminato e sarà necessario tenere conto dell’andamento del mercato, ma per ora Christian è molto soddisfatto. «Ovviamente il prodotto ha un prezzo superiore rispetto a uno d’importazione, ma proprio perché cerchiamo di garantire uno standard di elevatissima qualità.»

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