L'intervista

«Vogliono farmi fuori? Venderò cara la pelle»

A tu per tu con Bruno Storni, consigliere nazionale socialista dal 2019
© CdT/Gabriele Putzu
Andrea Stern
Andrea Stern
18.12.2022 12:00

Lui e Marco Chiesa sono ai due opposti, nella classifica del portale Watson.ch. Bruno Storni figura tra i deputati più efficaci, con l’80% di sue proposte che vengono accolte dal Parlamento. Il presidente UDC invece è all’ultimo posto, con 26 proposte e zero successi. «Sì, si può dire che siamo agli antipodi - conferma il consigliere nazionale PS -. Sulle posizioni e anche sul rendimento».

Signor Storni, come spiega il successo delle sue proposte?

«Penso che sono proposte concrete e utili, che trovano maggioranze».

Quelle degli altri deputati non stanno in piedi?

«Molte proposte - da destra ma purtroppo talvolta anche da sinistra - sono puramente declamatorie. Sono proposte für die Galerie, come si dice qui a Berna. Servono a fare spettacolo, magari a finire sui giornali, ma concretamente non portano a nulla».

Quindi lei è più concreto?

«Diciamo che come ingegnere studio bene ambiti - come traffico, mobilità ed energia - nei quali cerco di trovare soluzioni praticabili».

A proposito di energia, come valuta la svolta della fusione nucleare?

«È un passo molto importante. Ma ce ne vogliono molti altri. Prima che il sistema sia industrializzato e possa funzionare a pieno regime ci vorranno probabilmente 20/30 anni».

Noi dobbiamo comunque ridurre i consumi, altrimenti non riusciremo a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050

Quindi il progresso risolverà la crisi climatica?

«L’evoluzione tecnologica ha già dato un contributo - oggi consumiamo meno, pro capite, rispetto a vent’anni fa - e continuerà a contribuire. Ma noi dobbiamo comunque ridurre i consumi, altrimenti non riusciremo a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050».

L’arrivo di Albert Rösti al DATEC la preoccupa?

«No. La svolta energetica in Svizzera ormai è presa. Non ci sono tante alternative. Dobbiamo ridurre i consumi, sviluppare le energie rinnovabili, sviluppare il trasporto pubblico. Dubito che Rösti tirerà il freno».

È pur sempre l’ex lobbista del petrolio.

«Lui e l’UDC sono sempre stati critici sulle rinnovabili ma queste, seppur frenate, si sono sviluppate lo stesso. La volontà del popolo è chiara, la strada è tracciata, non si torna indietro».

Baume-Schneider? Anche lei sarà legata da leggi e regolamenti, non potrà fare come la Merkel che ha fatto entrare un milione di immigrati in un colpo solo

La socialista Elisabeth Baume-Schneider invece riuscirà a cambiare il suo dipartimento?

«Anche lei sarà legata da leggi e regolamenti, non potrà fare come la Merkel che ha fatto entrare un milione di immigrati in un colpo solo. In Svizzera non si può rivoluzionare un sistema che si basa sulla continuità e sulla collegialità. Però un consigliere federale può dare degli impulsi».

Forse sarebbe un po’ eccessivo far entrare in Svizzera un milione di immigrati in un colpo solo.

«Certo, bisogna avere la capacità di accogliere i migranti che arrivano, ci vogliono i posti. Noi siamo solo un granello, dobbiamo accordarci con l’UE. Certamente Baume-Schneider porterà una visione più umanitaria verso queste persone che cercano solo di fuggire le guerre e la povertà».

Lei è rimasto sorpreso dall’elezione della giurassiana.

«Sorpreso e contento, non ci contavo affatto. Dicono che sia riuscita a far breccia tra i contadini. Sicuramente ha fatto meglio di Eva Herzog a livello di simpatia».

«Sì, mi ricandiderei volentieri. Il lavoro a Berna mi piace, sin dall’inizio sono riuscito ogni tanto anche a tirare un gol, è gratificante

Lei si ricandiderà nel 2023?

«Sì, mi ricandiderei volentieri. Il lavoro a Berna mi piace, sin dall’inizio sono riuscito ogni tanto anche a tirare un gol, è gratificante».

È cosciente che nel suo partito c’è chi vorrebbe farle le scarpe?

«Sì, ma venderò cara la pelle».

Invece per il Consiglio degli Stati, su chi dovrebbe puntare il PS per mantenere il seggio di Carobbio?

«Non si sa ancora chi andrà in lista. Alcuni fanno il mio nome, dicono che dovrei puntare agli Stati».

L'addio di Mirante? È chiaro che dispiace, non è mai bello quando qualcuno abbandona il partito

Lei sarebbe d’accordo?

«Se necessario, sarei disponibile. Ma per intanto mi concentro sul Consiglio nazionale, queste sono decisioni che verranno prese dopo le elezioni cantonali, non è il mio cruccio».

Le spiace che Amalia Mirante se ne sia andata?

«È chiaro che dispiace, non è mai bello quando qualcuno abbandona il partito. Sarebbe stato tutto più semplice se fosse stata messa in lista, ma il congresso ha deciso altrimenti e bisogna rispettare questa decisione».

Ma lei era favorevole al fronte unico rossoverde?

«Ma sì, già in passato abbiamo fatto congiunzioni con i Verdi, nel resto della Svizzera è la norma. Ora si è fatta la lista unica perché non era possibile fare congiunzioni. Va bene così».

È capitato anche a me di avere dei disguidi in treno, ma nove volte su dieci il viaggio va alla perfezione

A Berna lei gira in bici?

«A piedi, visto che dormo a 200 metri da Palazzo federale. La bici ce l’ho a Gordola, per andare a Locarno. Per il resto mi sposto in treno».

Non ci sono troppi ritardi e soppressioni?

«È capitato anche a me di avere dei disguidi, ma nove volte su dieci il viaggio va alla perfezione. Il treno è comodissimo, in tre ore sono a casa. Sappiamo che in Ticino ci sono dei problemi con il materiale rotabile legati alla mancanza di chip, ma sono problemi temporanei, risolvibili».

Il suo bilancio di Alptransit è positivo?

«Senz’altro. In Ticino il servizio pubblico è migliorato molto e l’utenza è in forte aumento, più che nel resto della Svizzera».

«In realtà c’è una diminuzione del traffico, solo che è ancora poco percettibile

Perché allora il traffico non diminuisce?

«In realtà c’è una diminuzione, solo che è ancora poco percettibile. A Quartino i transiti sono del 7% inferiori rispetto al picco del 2015. Il traffico diminuisce e secondo me diminuirà ancora di più, grazie ai trasporti pubblici».

Quale sarà il suo prossimo atto parlamentare?

«Ho presentato un postulato proprio oggi, sulla convenzione di Helsinki, che regola la gestione dei corsi d’acqua e dei laghi internazionali. Ho chiesto al Consiglio federale di fare il punto, anche alla luce dei problemi che abbiamo avuto con l’Italia per il Lago Maggiore».

E sul tema dell’energia?

«Lì ho appena sollevato una questione che a me fa pensare a quando Totò riesce a vendere la fontana di Trevi a un turista americano».

Con la liberalizzazione del mercato i gestori non sono più tenuti a garantire l’approvvigionamento del Paese e quindi abbiamo dovuto ricomprare loro l’energia, a prezzi esorbitanti. È assurdo

Cioè?

«Abbiamo acquistato 300 milioni di energia idroelettrica per l’inverno dai bacini che avevamo costruito nel secolo scorso proprio per avere elettricità d’inverno e che di fatto ci appartengono! Solo che con la liberalizzazione del mercato i gestori non sono più tenuti a garantire l’approvvigionamento del Paese e quindi abbiamo dovuto ricomprare loro l’energia, a prezzi esorbitanti. È assurdo».

Lei cosa chiede?

«Che gli impianti idroelettrici, riservando un certo volume per l’inverno, tornino a garantire l’approvvigionamento svizzero, ai normali costi di produzione, prima di vendere energia all’estero».

Dove le va a pescare, le sue proposte?

«A volte mi cadono addosso senza neanche andare a cercarle. Per questa degli impianti idroelettrici ad esempio mi è bastato apprendere che avevamo speso 300 milioni per qualcosa che era già nostro.Sono balzato sulla sedia e subito dopo ho preparato la mozione. Voilà».

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