Accorsi, ex pilota sulla via della redenzione

"Per me è stato come tornare a casa: l'Emilia Romagna è la mia terra e i motori la passione della mia adolescenza", ci ha confessato Stefano Accorsi alla presentazione a Roma di Veloce come il vento, per la regia di Matteo Rovere. «È stato bello recitare con quella "parlata" che conosco così bene, quell'emiliano romagnolo che è davvero la "lingua dei motori", perché in Emilia ci sono alcune tra le case più importanti del mondo, di auto e di moto. I motori, le corse, è un'atmosfera che conosco. Matteo Rovere ha voluto che fossimo davvero noi a pilotare nelle scene delle corse, così Matilda ed io, siamo andati in circuito con delle macchine favolose, ed è stato molto bello. Però ci siamo resi conto subito, quanto amare la guida sia una cosa, e "pilotare" invece sia tutt'altra faccenda. Pilotare è una passione e una professione, e richiede impegno e allenamento, e per questo ci vuole "vocazione". Con Matilda abbiamo fatto delle scene esaltanti e adrenaliniche, ma anche pericolose».
Queste le parole di Accorsi che, nel film, è Loris De Martino talentuoso pilota di rally che dopo un incidente si è perso nella tossicodipendenza, e quando, alla morte del padre, torna a casa, trova la sorella diciassettenne Giulia, anche lei pilota, impegnata allo spasimo nel campionato GT, che adesso più che mai, deve vincere per salvarsi dai debiti e ottenere la custodia del fratellino più piccolo. Sono passati vent'anni da quando Loris correva e vinceva, ma il suo istinto e la sua «scuola» sono ancora lì e quando le incomprensioni con Giulia si attenuano, è lui a prendere il posto del padre al suo fianco, per allenarla e trasformare quel «colibrì» tutto grinta, in un pilota freddo e calcolatore capace di aggiudicarsi la vittoria.
Matilda De Angelis è una Giulia, volitiva e caparbia, capace di fragilità e di comicità, che ha applicato in modo perfetto i consigli delle più conosciute donne pilota italiane, tra le quali Michela Cerruti. Il personaggio di Loris è invece liberamente ispirato a Carlo Capone, famoso pilota di rally degli anni '80 (a suo tempo sconfitto dalla depressione), e Accorsi si è avvalso dell'esperienza di Paolo Andreucci campione di rally, per prepararsi alle scene più spericolate.
Veloce come il vento è un film, non perfetto, ma che riesce ad abbinare la dimensione spettacolare delle corse, alla comicità bizzarra e all'umanità dei personaggi, in una sorta di Fast and Furious all'italiana certamente interessante e veritiero.