Addio al maestro della fantascienza Brian Aldiss

Lo scrittore è morto nella sua casa di Oxford a 92 anni - Fu autore di "Galassie come granelli di sabbia" e "La lampada dell'amore"
Osannato in patria, il grande scrittore inglese era noto soprattutto per i romanzi e racconti di fantascienza, ma in realtà autore di una vasta opera di oltre cento volumi composta da poesie, saggi e memorie
Red. Online
21.08.2017 19:16

OXFORD - "Io non sono d'accordo con quelli che dicono che la fantascienza è una sorta di predizione del futuro, io penso che sia una metafora della condizione umana". Lo aveva detto Brian Aldiss, nel 2007, con l'estrema lucidità che caratterizza tutta la sua opera di maestro del genere, e anche la sua vita.

Aldiss è morto nella sua casa di Oxford a 92 anni e nel giorno del suo compleanno (era nato a East Dereham, il 18 agosto del 1925). Ad annunciare la sua morte solo oggi è stato il suo agente letterario Curtis Brown.

Osannato in patria, il grande scrittore inglese era noto soprattutto per i romanzi e racconti di fantascienza, ma in realtà autore di una vasta opera di oltre cento volumi composta da poesie, saggi e memorie.

Autore di una brillante storia letteraria della fantascienza (uscita in italiano con il titolo Un miliardo di anni), ha scritto alcuni capolavori del genere pubblicati in Italia nella classica collezione di Urania: da Galassie come granelli di sabbia (1960) a La lampada dell'amore (1961), Il lungo meriggio della Terra (1961), Marte pianeta libero (1999).

Scrisse anche una raccolta di racconti erotici, vergati al lume di una torcia, che aveva recuperato dal passato come ritrovandoli in una vecchia scatola di cartone nascosta durante l'adolescenza. Facendo anche della sua vita una fiction.

Aldiss era noto ai lettori italofoni soprattutto come autore del racconto breve 'Supertoys che durano tutta l'estate' da cui fu tratto il film A.I. - Intelligenza artificiale (2001). Sviluppata da Stanley Kubrick, la storia di un ragazzo simile a un robot fu poi diretta da Steven Spielberg. 'A.I.', ma quello che doveva essere il 14/o film di Stanley Kubrich ebbe un'accoglienza tiepida, soprattutto negli Stati Uniti.

"Nel '94-'95, Kubrick - aveva raccontato il cognato di Stanley, Ian Harlan, presentando il film a Venezia - aveva la sceneggiatura pronta di 'A.I.', idee chiare e oltre 600 disegni preparatori, ma era arrivato alla conclusione che Spielberg era la persona giusta. E questo è un segno di grandezza: un grande regista riconosce che un altro regista poteva fare il film. Così glielo ha consegnato: Spielberg lo ha preso e lo ha fatto suo".

Tratto da un racconto di Aldiss dallo struggente titolo 'I supergiocattoli durano una sola estate', il film raccontava l'odissea di un bambino-robot che vuole diventare umano, un Pinocchio aggiornato all'era della supertecnologia.

Il robot (impersonato dall'attore bambino Haley Joel Osment rivelatosi con 'Il sesto senso') viene abbandonato in un bosco in mezzo a mille pericoli dai genitori adottivi: è stato programmato ad amare, ma non lo vogliono più perché hanno recuperato il loro figlio 'umano'.

In compagnia di Teddy, il suo orsacchiotto meccanico, e del gigolò meccanizzato Jude Law, un provvidenziale Lucignolo, attraversa mille pericoli fino a raggiungere il mondo sommerso dalle acque, in una futuribile Manhattan dove incontrerà il suo inventore, mentre in fondo all'Oceano lo attende la Fata Turchina.

La giungla e il bosco sono un tema ricorrente nell'opera di Aldiss, fortemente influenzata dalla sua esperienza in Birmania nel Royal Corps of Signals, dove si arruolò nel 1943. La foresta pluviale ispirò una delle prime opere, Hothouse - Il lungo meriggio della Terra, così come poi l'esperienza militare tornò in Horatio Stubbs e nella trilogia Helliconia, ambientata su un pianeta dove le stagioni durano secoli.

Le sue opere sono state premiate col premio Hugo e col premio Nebula, i principali riconoscimenti della fantascienza, il dottorato onorario dell'Università dei Lettori, il titolo di gran maestro di Science Fiction and Fantasy Writers of America. Nel 2005 la Regina Elisabetta II gli conferì il titolo di Ufficiale dell'Ordine dell'Impero Britannico per meriti letterari.

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