Ai Caraibi, fra banalità e volgarità

Il nuovo cinepanettone di Neri Parenti
Massimo Ghini e Christian De Sica in "Vacanze ai Caraibi"
Max Armani
28.12.2015 00:16

Chi aveva nostalgia del cinepanettone quest'anno è servito: Vacanze ai Caraibi riprende «la saga» ventennale, che non è certo come quella di Star Wars, ma che, a sentire il suo regista Neri Parenti, che del genere fu uno dei creatori, sarebbe altrettanto sentita. Stavolta sono ambientate nell'esotico paradiso caraibico tre storie parallele, che s'intrecciano senza mescolarsi mai, per raccontare tre diverse ossessioni: i soldi, il sesso e la tecnologia. Al centro dei consueti vortici sentimental-grotteschi-natalizi, che come sempre costituiscono la trama della vicenda principale, ritroviamo ancora una volta la coppia Christian De Sica-Massimo Ghini, quest'ultimo nei panni di un biondo ganimede, ma vista l'età di entrambi, stavolta non è il «profumo di donna», ma quello del danaro, a elettrizzarli. Così il ricco Mario Grossi Tubi (De Sica), abile scialacquatore di patrimoni e il cinquantenne Ottavio Vianale (Ghini), pseudo milionario, entrambi sul lastrico, si ritrovano ai Caraibi, alla disperata ricerca di un pingue gruzzolo che riporti in vita le rispettive carte di credito. Il primo va sull'isola per vendere la propria villa principesca, all'insaputa della moglie Gianna, ereditiera milanese Angela Finocchiaro (ormai povera in canna, ma non lo sa), e dell'occhialuta figlia trentenne (Maria Luisa De Crescenzo), convinta biologa marina che ai Caraibi conduce le sue ricerche. Ottavio invece, da mesi sull'isola per sfuggire ai creditori italiani, ospite poco gradito nella villa di un amico ricco, è riuscito (crede lui), a tornare in sella: fidanzato per ora, ma presto marito, dell'unica figlia di un miliardario italiano, la giovane e ingenua Anna Pia Grossi Tubi.

Su una nave da crociera, assistiamo all'inizio della seconda storia: l'insana passione di un serio filologo torinese, Fausto (Luca Argentero) per la bella ed esuberante «nail artist» Claudia (Ilaria Spada). Due caratteri opposti, che sotto le coperte (si fa per dire), fanno scintille, perciò, giunti ai Caraibi, abbandonati i rispettivi coniugi, malgrado intermittenti dissapori culturali, si dedicano proficuamente al sesso selvaggio. Anche Adriano (Dario Bandiera) il protagonista della terza storia del film, non è immune alla tentazione di un incontro sentimentale, al fascino del paesaggio e alle prelibatezze gastronomiche, ma lui vive «connesso», chattando, rispondendo, tutt'uno col suo profilo facebook, e ogni sua esperienza passa attraverso la rete, anche ai Caraibi, almeno sino a quando «c'è campo», perché dopo inizia la vera tragedia.

Per la gioia degli amanti del cinepanettone classico, la coppia Christian De Sica- Ghini, si esibisce anche stavolta in una sorta di vecchio e malinconico avanspettacolo, infarcito di volgarità e doppi sensi, spacciando per comicità, peti e parolacce. Pressapochismo e cialtroneria sembrano essere la cifra di questo film, banale nelle inquadrature, che poco o niente ci mostra dei Caraibi; insipido nelle storie per mancanza di fantasia; diretto con compiacimento da Neri Parenti che ha voluto spiegare la filosofia immutabile del cinepanettone inserendo tra i titoli di coda una scenetta che lo vede accanto a De Sica e Ghini, impegnato in una discussione su quante e quali parolacce necessiti il «fraseggio» tipico di questo «genere» cinematografico, puerile quanto volgare, ma secondo lui sicuramente votato al successo, con buona pace della commedia italiana e della vera comicità.

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