Alain Berset, il panama e il Pardo: un ritorno che non conosce fine

Tra le vie della vecchia e della nuova Locarno, il passo rapido e il panama chiaro lo rendono immediatamente riconoscibile. È un dettaglio che, come in certi film d’avventura, diventa parte del personaggio: un’eco attenuata di Indiana Jones - siamo o non siamo nella «città del cinema»? - trasportata dal deserto a un festival della settima arte.
Alain Berset avanza tra proiezioni e incontri con l’aria di chi conosce bene il terreno, pronto a spostarsi da un luogo all’altro senza perdere nulla di ciò che accade. Oggi segretario generale del Consiglio d’Europa, l’ex consigliere federale non ha mai reciso il legame profondo con il Locarno Film Festival, che ora segue con maggiore libertà rispetto agli anni in cui l’agenda era scandita da impegni ufficiali.
Lo incrociamo in un pomeriggio caldo, mentre si sposta dal Palacinema verso piazza Grande. «Ero qui già prima di diventare membro del Governo e ci sono tornato anche dopo», racconta.
Quest’anno la sua presenza è legata anche al ruolo che ricopre dal 2024: il Consiglio d’Europa sostiene, infatti, con fondi mirati, la coproduzione cinematografica (Euroimages) in 39 Paesi (membri), tra cui anche la Svizzera.
«Abbiamo quattro film in concorso sostenuti dal Consiglio. È un piacere essere qui anche in questa veste, perché il cinema è parte integrante della nostra identità europea».
Il legame di Alain Berset con il Ticino nasce nelle vacanze d’infanzia, soprattutto a Bellinzona, e si è rafforzato con il tempo grazie ad amicizie che lo riportano regolarmente nel sud della Svizzera.
Negli anni ’90 frequentava il festival come spettatore; poi, da ministro della Cultura, lo ha vissuto dall’interno, tra conferenze, inaugurazioni e incontri con registi e produttori. «Ho molti ricordi, ma il momento che resta sempre unico è l’apertura in piazza Grande: le luci che si abbassano, lo schermo che si illumina, le case che circondano la piazza. È un’atmosfera che non esiste altrove».
La sua presenza non si limita ai luoghi più visibili e patinati. Negli scorsi anni è stato visto anche al Paravento, dove ascolta musica o assiste a spettacoli senza formalità. È un modo per vivere il Festival in ogni sfumatura, senza separare la grande celebrazione della piazza dall’intimità delle sale più raccolte.
Gli facciamo notare che con il suo aspetto potrebbe interpretare un ruolo sullo schermo. Sorride e risponde senza esitazioni: «Probabilmente un film d’azione. Magari con un po’ di dramma». Una battuta leggera, che inevitabilmente richiama anche la sua esperienza da pilota, capace di aggiungere alla figura un tocco da avventura.
Quando si parla di sostegno al Locarno Film Festival, il tono cambia: «Perché il cinema funzioni serve l’intera catena: autori, produzioni, attori, promozione. I festival sono un anello essenziale. La Confederazione lo ha sempre sostenuto e il nostro testo costituzionale lo riconosce: il cinema fa parte dell’identità nazionale e il Pardo è centrale in questo grande e complesso meccanismo». Lo dice citando a memoria l’articolo 71 della Costituzione federale.
Per Alain Berset, il Locarno Film Festival è un esempio raro di equilibrio tra qualità e popolarità, una combinazione difficile da ottenere e che va protetta. Qui, sottolinea, il dialogo tra artisti, istituzioni e pubblico è parte integrante dell’identità della manifestazione, non solo un momento di rappresentanza.
«Certo che continuerò a tornare - assicura l’ex consigliere federale socialista -. Questo Festival è parte di me. Non servono incarichi per amarlo».
Poi riprende il cammino verso un nuovo appuntamento, il panama che si allontana tra la folla. L’immagine è quella di una scena sospesa, come nei film che non si chiudono con la parola «fine», ma lasciano spazio alla prossima inquadratura, già in attesa del Pardo dell’anno che verrà.