Il caso

A Teheran non c'è più acqua: «Potremmo dover evacuare tutta la città»

La capitale iraniana sta affrontando una crisi senza precedenti, che potrebbe avere conseguenze estremamente gravi: da un lato, la carenza di risorse idriche è da attribuire a una siccità prolungata – Ma a pesare è anche altro
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Red. Online
15.11.2025 13:01

Teheran ha un problema con l'acqua. Un problema estremamente grave. La capitale iraniana sta affrontando una siccità senza precedenti, che potrebbe avere «conseguenze più devastanti di qualsiasi bomba israeliana o americana». La questione, esaminata in un lungo articolo pubblicato dal Telegraph, è complessa. La città, infatti, si trova in questa situazione a causa della scarsità delle precipitazioni, ma non solo. Sono tanti, infatti, i fattori che hanno influito sull'approvvigionamento idrico. 

La situazione, come detto, è allarmante. Il 12 novembre, le riserve idriche di Teheran potevano contenere solo altri nove giorni di acqua potabile. Da qui, l'allarme: se non pioverà abbondantemente nei prossimi giorni, la capitale — in cui vivono 10 milioni di persone – potrebbe dover essere evacuata, come ha dichiarato il presidente Masoud Pezeshkian. 

La crisi, tuttavia, non è circoscritta unicamente alla capitale. Nella città di Mashhad, la seconda più grande dell'Iran, nel nord-ovest del Paese, i bacini idrici, secondo quanto si legge sempre sul Telegraph, sono scesi a meno del 3% della loro capacità. Non solo. In totale, secondo quanto dichiarato l'11 novembre dal Ministero dell'Energia, 19 delle principali dighe del Paese sono sull'orlo dell'esaurimento. Anche la falda acquifera sotto Persepoli è stata prosciugata a tal punto che l'antica città potrebbe presto crollare.

Come detto, questa crisi, tuttavia, può essere solo in parte attribuita alla mancanza di pioggia. Le precipitazioni in Iran, infatti, sono diminuite del 40% su base annua, secondo quanto aveva dichiarato Pezeshkian ad agosto. Ad aver pesato è anche quello che viene definito «uno sviluppo sconsiderato» che ha prosciugato le falde acquifere. Teheran, infatti, è stata «lasciata crescere» troppo in fretta e in maniera caotica: il suo paesaggio non può quindi sostenere la popolazione moderna. 

Secondo una prima analisi della situazione, è probabile che istituzioni della capitale debbano trasferirsi in un'altra parte dell'Iran, forse più a sud. Al tempo stesso, se la situazione non dovesse migliorare nei prossimi giorni, è probabile che i tanti cittadini dovranno essere evacuati. 

Ma come sottolinea il Telegraph, l'aspetto peggiore della vicenda è che apparentemente non c'è alcuna soluzione che possa risolvere il problema. «Alcuni vanno in TV e dicono che il governo potrebbe fare qualcosa», ha dichiarato, infastidito, Pezeshkian negli scorsi giorni. «Se pensate davvero di avere la capacità di risolvere la situazione vi cedo tutta la mia autorità: venite, e risolvete il problema».

Da un lato, c'è chi grida all'allarmismo. Dall'altra, chi sostiene che evacuare una città di 10 milioni di persone sia praticamente impossibile. Secondo l'ex vicedirettore del dipartimento ambientale Kaveh Madani, questo è il sesto anno di siccità nel Paese: e una situazione così lunga può, inevitabilmente, «paralizzare qualsiasi governo in qualsiasi parte del mondo». «È una minaccia seria. In questo periodo, l'Iran ha avuto due governi con politiche diverse. Tutte le decisioni che l'amministrazione di Pezeshkian ha ereditato, ora vanno affrontate. Per questo motivo c'è molta frustrazione. E purtroppo, a questo punto, non c'è altra soluzione se non quella di intervenire con emergenza, implorando i cittadini di consumare meno acqua o addirittura di lasciare la città per ridurre i propri consumi», ha spiegato Madani, interpellato dal Telegraph

In effetti, nella capitale sono già in corso limitazioni importanti sull'acqua. Per fare un esempio, le università hanno già chiuso le docce nei dormitori. Le autorità competenti stanno valutando di ridurre la pressione dell'acqua a zero, da un giorno all'altro, con evidenti ripercussioni nei quartieri più poveri della città. 

Il presidente iraniano non ha intenzione di negare la gravità della situazione. «Non c'è più acqua dietro le dighe e i nostri pozzi si stanno prosciugando», ha dichiarato martedì ai parlamentari. «Invece di incolparci a vicenda, dovremmo pensarci su. Non posso ordinare la pioggia, né posso regolare i pozzi. Per il bene di tutti, la pioggia che Dio manda dovremmo usarla correttamente. Questo è tutto».