Ambiente

Catastrofi naturali, nel 2022 danni nettamente superiori alla media decennale

A pesare in modo particolarmente forte sono stati l'uragano Ian negli Stati Uniti e altri eventi meteorologici estremi come le tempeste invernali in Europa, le inondazioni in Australia e Sudafrica, nonché le grandinate in Francia e negli Usa
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Ats
22.03.2023 10:52

Le catastrofi naturali nel 2022 hanno provocato danni per 275 miliardi di dollari (254 miliardi di franchi al cambio attuale), di cui 125 miliardi coperti dalle assicurazioni: lo indica la società di riassicurazione elvetica Swiss Re nel suo tradizionale studio Sigma.

I due dati non si discostano molto (rispettivamente +6% e -3%) da quelli dell'anno scorso, ma si rivelano sensibilmente superiori alla media decennale, che è rispettivamente di 208 e 81 miliardi. A pesare in modo particolarmente forte l'anno scorso sono stati l'uragano Ian, che ha colpito gli Stati Uniti in settembre, e altri eventi meteorologici estremi come le tempeste invernali in Europa, le inondazioni in Australia e Sudafrica, nonché le grandinate in Francia e negli Usa.

Se ai disastri naturali (terremoti, cicloni, tempeste, inondazioni, incendi di boschi) si aggiungono quelli causati dall'uomo si arriva a un totale di 284 miliardi (contro i 303 del 2021, ma i 220 della media degli ultimi dieci anni), di cui 132 miliardi (in confronto a rispettivamente 130 e 91) assicurati.

«L'entità dei danni nel 2022 non è dovuta a eventi naturali eccezionali, ma piuttosto a una crescente esposizione immobiliare, accentuata da un'inflazione eccezionale», afferma Martin Bertogg, dirigente di Swiss Re, citato in un comunicato odierno. «Anche se il rincaro può diminuire la crescente concentrazione di valore nelle aree vulnerabili alle catastrofi naturali rimane un fattore chiave per l'aumento delle perdite».

L'intero quadro globale è peraltro in evoluzione. «La tempesta economica non è finita e i tassi di interesse aumenteranno probabilmente ancora, vista la pressione inflazionistica esistente», osserva il capo economista del gruppo Jérôme Jean Haegeli, a sua volta citato nella nota. «Ciò significa costi di finanziamento più elevati: di conseguenza è probabile che gli operatori rimangano più cauti nell'impiego del capitale, per una serie di ragioni, tra cui la valutazione del rischio e l'esperienza delle perdite». Secondo l'esperto è di conseguenza probabile che proseguirà la tendenza all'aumento del prezzo delle polizze.

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