Il caso

In Canada preoccupano gli «incendi zombie»

I roghi che bruciano le foreste boreali durante i mesi caldi non sempre si spengono con l'arrivo dell'inverno: continuano a bruciare nel sottosuolo, isolati dal gelo e dal manto nevoso, fino a quando non torna la primavera
© Darryl Dyck/The Canadian Press via AP
Red. Online
13.12.2025 19:59

Gli ultimi anni, per il Canada, non sono stati particolarmente semplici dal punto di vista dei disastri ambientali. Tutto è cominciato nel maggio del 2023, quando un fulmine aveva colpito la foresta di Donnie Creek, nella Columbia Britannica. Gli alberi presero fuoco e si scatenò un incendio boschivo che trasformò la foresta in una polveriera. Le fiamme si estesero per settimane, tanto che nel mese di giugno, l'incendio era diventato uno dei più grandi nella storia della provincia. Nel complesso, era bruciata un'area di foresta boreale grande quasi come il doppio del centro di Londra.

L'incubo degli incendi, però, si ripresentò anche l'anno successivo. Il 2024, a sua volta, fu caratterizzato da ampi roghi. Lo stesso è accaduto anche durante l'anno ancora in corso. Tanto che, a giugno, il fumo degli incendi era arrivato persino alle nostre latitudini. 

Questo è successo perché, come spiega un articolo del Guardian, sul territorio si stanno verificando quelli che sono conosciuti come «incendi zombie». Quando arriva l'inverno e tornano freddo e neve, gli incendi si spengono. Ma negli ultimi tempi, questo non è successo. Le fiamme non si sono del tutto fermate. Al contrario, hanno continuato a «covare» nel sottosuolo, isolate dal gelo e dal manto nevoso, fino a quando non è tornata la primavera. A quel punto, l'incendio si è riattivato in modalità «zombie», continuando a bruciare la foresta fino all'agosto del 2024.

Questi roghi, sebbene siano silenziosi, talvolta possono essere percepiti a causa della presenza di una colonna di vapore che emerge dal terreno ghiacciato. Un tempo, erano fenomeni molto rari nelle regioni boreali. Ma ora stanno diventando sempre più frequenti, non solo in Canada ma anche in Siberia e in Alaska. 

Tipicamente, questi incendi invernali sono di piccole dimensioni – e di conseguenza difficile da individuare –, ma sono in grado di trasformare incendi stagionali in eventi pluriennali, alternando radicalmente l'ecologia del suolo dove bruciano e rendendo anche più difficile la ricrescita delle foreste. 

«È un problema enorme», ha dichiarato al Guardian Lori Daniels, professoressa di scienze forestali e della conservazione presso l'Università della British Columbia. «Gli incendi zombie, chiamati anche incendi residui, sono roghi che si propagano nel terreno organico e continuano a bruciare sotto la superficie». Una combustione molto lenta, ma al tempo stesso intenso, che dura per un periodo prolungato, per poi riemergere. 

Ma i problemi non finiscono qui. Secondo le stime attuali mostrano che solo il 15% dell'emisfero settentrionale è ricoperto da permafrost, eppure questi terreni ghiacciati contengono il doppio del carbonio presente nell'atmosfera. Di conseguenza, bruciando più lentamente e a temperature più basse, rilasciano una quantità di particolato e di gas serra notevolmente superiore rispetto agli incendi. 

Non solo. Gli incendi prolungati e intensi hanno gravi conseguenze per la riserva di semi nei terreni. Rispetto ai roghi di bassa e media intensità – quelli più «ordinari» che periodicamente devastano le foreste – gli incendi prolungati non forniscono alla foresta lo spazio per rigenerarsi rapidamente. Le aree bruciate ripetutamente e il riscaldamento provocato dagli «incendi zombie» non permette ai terreni di riprendere vita quando le fiamme sono state spente. Al contrario, diventa più difficile rigenerare l'ecosistema. Dopo incendi intensi, rimangono spesso solo terreni minerali, composti principalmente da sabbia, argilla e limo.

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