Scienza e informazione

«La verità sulla crisi climatica»: Greta e la sua enciclopedia verde

Pubblicato in contemporanea in tutto il mondo, il libro della giovane attivista svedese è già un caso - Barbara Gallavotti: «Importante e utile per chi ha già coscienza del problema, ma forse inadatto a convincere i molti indifferenti»
©VALENTIN FLAURAUD
Dario Campione
09.11.2022 06:00

Non c’è, Greta Thunberg, alla COP27 di Sharm el-Sheikh. L’attivista svedese lo aveva annunciato molte settimane prima che la conferenza prendesse il via. Spiegando che l’appuntamento sul Mar Rosso sarebbe stato, per i potenti della Terra, «soltanto l’occasione buona di fare greenwashing», di dare cioè una ripassata di verde a politiche sempre uguali e drammaticamente inadatte a risolvere il problema del cambiamento climatico. Dietro il rifiuto di recarsi sul Mar Rosso c’era, poi, anche un giudizio nettissimo e definitivo sulla totale assenza di democrazia in Egitto, Paese che continua a violare i diritti umani e a negare la libertà di dissenso. «Lo spazio per dire qualcosa è così limitato e ristretto che è importante lasciarne a chi ha bisogno di essere lì - ha detto l’altro giorno Greta, aggiungendo subito dopo - È ora di consegnare il megafono a coloro che hanno davvero storie da raccontare».

La prima reazione a questo annuncio è stata: Greta lascia. Lascia la sua battaglia ecologista. Lascia la ribalta. Lascia al loro destino tutti coloro i quali hanno creduto in lei. Ovviamente, non è così. Come dimostra l’ultima iniziativa della studentessa svedese: la pubblicazione del libro The Climate Book, uscito da un paio di settimane in tutto il mondo e tradotto in molte lingue.

Greta Thunberg, ha scritto Gaia Vince recensendo il volume sul Guardian, si è già «assicurata il suo posto nella storia come la Giovanna d’Arco o la Cassandra del nostro tempo. Ha combattuto eroicamente le forze dell’inazione e della negazione del cambiamento climatico» conquistando la scena in modo inatteso. Prima restando seduta, ogni venerdì, sulle gradinate del Parlamento di Stoccolma. Poi guidando idealmente milioni di giovani raggruppati nei Fridays For Future. Adesso, proponendo una sorta di “summa ambientalista”, una mini-enciclopedia del possibile disastro ecologico le cui voci sono state scritte da un centinaio di scienziati, filosofi, storici, poeti, scrittori, antropologi, giornalisti. Un libro, però, sicuramente in grado di fornire ai lettori le conoscenze di cui hanno bisogno per comprendere e, si spera, combattere la crisi climatica.

In un’intervista rilasciata l’altro giorno al Sidney Morning Herald, il più antico quotidiano australiano (il primo numero uscì nel 1831), Greta Thunberg ha spiegato le ragioni alla base del libro: «Capire la vera portata delle crisi climatiche ed ecologiche può essere schiacciante: questo volume darà ai lettori almeno le informazioni basate sull’evidenza. Abbiamo la verità dalla nostra parte. Abbiamo la scienza dalla nostra parte. Abbiamo la moralità dalla nostra parte. E qualunque cosa dicano le persone, non cambieranno il fatto che questa è la realtà che stiamo affrontando in questo momento».

Tutto molto chiaro. Ma sarà utile? Convincerà gli scettici? E quanto servirà a cambiare il modo di pensare? Barbara Gallavotti, giornalista e divulgatrice scientifica, ha lavorato per anni con Piero Angela alla produzione di trasmissioni cult come Superquark e conosce meglio di altri i meccanismi della comunicazione di temi legati alla scienza.

«Il libro di Greta Thunberg - dice al Corriere del Ticino - è sicuramente molto importante per chi ha già piena consapevolezza del problema: fornisce informazioni utili e consolida, in chi ne ha coscienza, una cultura su quanto sta avvenendo. Rafforza pure la cittadinanza scientifica, ovvero la capacità di esprimersi su determinate questioni. Sono tuttavia meno fiduciosa sul fatto che possa convincere i disinteressati. Non gli ostili, che comunque non cambierebbero idea. Ma la grande fascia di persone indifferenti».

Secondo Gallavotti, è il lavoro su questa «fascia intermedia» il più importante. Una «grande sfida», la definisce. Per vincere la quale «serve un’azione puntiforme. Faccio un esempio. Io vivo a Zurigo e non ho mai visto in città un autunno così mite. L’altro giorno ho sorvolato le Alpi e guardando dal finestrino dell’aereo era evidente la mancanza di neve sulle cime, cosa che in passato non accadeva in questo periodo. Per convincere gli incerti è allora determinante la capacità di mettere in relazione il cambiamento climatico con quanto accade ogni giorno. E far capire che l’enorme avanzamento delle conoscenze può aiutare a trovare la soluzione al problema».

Nell’ultima parte del libro curato da Greta Thunberg critiche molto dure sono mosse al ruolo dei media. Incapaci, secondo alcuni autori, di svolgere il proprio compito di sensibilizzazione in modo efficace. «Il grosso problema è che spesso noi giornalisti non capiamo un punto fondamentale - sottolinea Barbara Gallavotti - quando si parla di scienza, non bisogna credere ai singoli scienziati ma alla comunità scientifica. Per questo, cercare a tutti i costi la voce fuori dal coro qualche volta implica dare messaggi confusi, sbagliati».

The Climate Book

Greta Thunberg (a cura di)

Editore: Arnoldo Mondadori

Pagine: 464

Prezzo: 28 €