Clima

Un altro mese, un altro record: verso l'anno più caldo di sempre

Novembre 2023, scrive Copernicus nel suo rapporto, è stato il mese di novembre più caldo mai registrato: la temperatura media dell'aria è stata di 14,22 gradi, 0,85 gradi al di sopra della media di riferimento 1991-2020
© Charlie Riedel
Marcello Pelizzari
06.12.2023 06:00

Ci risiamo. In piena COP28, il Copernicus Climate Change Service – il Centro per le previsioni meteorologiche a medio termine istituito e finanziato dalla Commissione europea, noto anche come C3S – ha pubblicato il suo rapporto relativo allo scorso mese di novembre. E sì, purtroppo l'allarme suona sempre più forte. Nello specifico, novembre 2023 è stato il novembre più caldo mai registrato a livello globale. Complice una temperatura media dell'aria, in superficie, di 14,22 gradi centigradi. Ovvero, 0,85 gradi al di sopra della media di riferimento per il mese (1991-2020) e 0,32 gradi in più rispetto all'ultimo novembre più caldo, quello del 2020. 

E ancora: l'anomalia della temperatura globale, per novembre 2023, è stata pari a quella dell'ottobre scorso e inferiore soltanto all'anomalia di settembre 2023 (0,93 gradi). Avanti con altre sentenze, dure e per certi versi fastidiose, proprio perché testimoniano di un cambiamento climatico oramai in atto e apparentemente inarrestabile: novembre 2023 è stato più caldo di 1,75 gradi rispetto alla media dei mesi di novembre dal 1850 al 1900, il periodo di riferimento pre-industriale. Di nuovo, per l'anno solare in corso – da gennaio a novembre, appunto – la temperatura media globale è la più alta mai registrata, 1,46 gradi al di sopra della media pre-industriale (1850-1900) e 0,13 gradi in più rispetto alla media degli undici mesi del 2016, attualmente l'anno solare più caldo mai registrato.

Da molti anni, oramai, Copernicus pubblica bollettini climatici mensili che riportano i cambiamenti osservati nelle temperature globali superficiali dell’aria e del mare, nella copertura di ghiaccio marino e nelle variabili idrologiche. A proposito, la temperatura media della superficie del mare, lo scorso novembre, è stata la più alta mai registrata per il mese di novembre nella fascia considerata (60°S-60°N). L'aumento è stato di 0,25 gradi rispetto al precedente primato, nel 2015. Aumento, certo, attribuibile al fenomeno denominato El Niño: tuttavia, le anomalie si sono rivelate inferiori se paragonate a quelle raggiunte in questo periodo dell'anno nel 2015.

L'autunno boreale, il nostro per intenderci, finora è stato il più caldo mai registrato a livello globale. La temperatura media? 15,30 gradi, 0,88 in più rispetto alla media 1991-2020. Capitolo Europa: la temperatura media del continente per il periodo settembre-novembre 2023 è stata di 10,96 gradi, 1,43 sopra la media. Diciamolo pure: un disastro.  

Così Samantha Burgess, vicedirettrice del Copernicus Climate Change Service: «Il 2023 è stato caratterizzato finora da sei mesi e due stagioni da record. Le straordinarie temperature globali di novembre, compresi due giorni più caldi di 2 gradi rispetto al periodo preindustriale, fanno sì che il 2023 sia al momento l'anno più caldo mai registrato». A fargli eco il direttore del C3S, Carlo Buontempo: «Finché le concentrazioni di gas serra continueranno ad aumentare, non possiamo aspettarci risultati diversi da quelli visti quest'anno. La temperatura continuerà ad aumentare e così anche l'impatto delle ondate di calore e della siccità. Raggiungere la neutralità carbonica il prima possibile sarebbe un modo efficace per gestire al meglio i nostri rischi climatici».

La situazione, va da sé, è grave. Anzi, gravissima. Prendiamo il ghiaccio: la sua estensione, a livello artico, ha raggiunto l'ottavo valore più basso per i mesi di novembre, attestandosi al 4% al di sotto della media di riferimento sebbene al di sopra del valore più basso mai registrato a novembre (-13%, nel 2016). Peggio, ahinoi, è andata sul fronte antartico, con un'estensione al 9% al di sotto della media. 

Ci risiamo. La realtà del surriscaldamento del pianeta, ormai, è chiara. Da anni, complici agli allarmi della climatologia. Ogni nuova rilevazione, in sostanza, conferma una situazione in continuo (e pesante) peggioramento. Non si tratta più di una questione ideologica tra coloro che prevedono catastrofi e negazionisti, come aveva scritto il mese scorso Dario Campione. Stiamo affrontando chiaramente un problema che, senza interventi mirati, finirà per distruggere l'intero ecosistema.

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