«Un disastro come quello di Blatten, altrove, sarebbe ancora più pericoloso»

Le immagini di Blatten hanno fatto il giro del mondo. Seminando terrore. Tristezza. Preoccupazione e paura. Paura che un disastro come quello che ha colpito il Vallese, cancellando un intero villaggio, possa ricapitare. Anche – e soprattutto – al di fuori della Svizzera. In aree del globo dove la gestione delle emergenze potrebbe non essere altrettanto efficace.
Gli effetti del cambiamento climatico sono, in questo momento storico, più che mai davanti ai nostri occhi. Disastri naturali come quello avvenuto a Blatten non fanno altro che ricordarcelo. Secondo quanto ha dichiarato la Segretaria generale dell'Organizzazione meteorologica mondiale (OMM) Celeste Saulo, ciò che è accaduto nel Vallese «è un potente avvertimento del nostro mondo che si sta riscaldando».
E proprio per questa ragione, di fronte a catastrofi come questa, non ci si può chiedere quali sarebbero i rischi per gli Stati più poveri e fragili del Pianeta, altrettanto vulnerabili ai cambiamenti climatici. Come scrive Bloomberg, un disastro come quello che ha colpito la Svizzera, «uno dei Paesi più ricchi al mondo», potrebbe infatti verificarsi anche in uno dei Paesi che circonda l'Himalaya. Una zona dove i banchi di ghiaccio alimentano molti dei fiumi più grandi ed economicamente più importanti al mondo, tra cui l'Indo, il Gange (e il Brahmaputra), il Mekong, lo Yangtze e il Fiume Giallo. Basti pensare al Pakistan: il Paese conta più di 7.000 ghiacciai: la più grande concentrazione al di fuori delle regioni polari. Anche Kirghizistan, Afghanistan, Nepal e India ne ospitano alcune decine di migliaia.
Tuttavia, queste riserve di acqua ghiacciata si stanno riducendo rapidamente a causa del riscaldamento climatico. La perdita di ghiaccio nel 2023 è stata la più rapida degli ultimi cinquant'anni, secondo Sulagna Mishra, esperta di idrologia dell'Ufficio meteorologico mondiale. E il problema maggiore, è che i danni causati da un grande scioglimento possono manifestarsi in diverse forme. Come ricorda sempre Bloomberg, i paesaggi degli altopiani sono spesso «tenuti insieme» dal ghiaccio, con ghiacciai, permafrost, pendii montuosi e sedimenti depositati che, insieme, creano «una fragile stabilità» che può durare anche millenni. I guai iniziano quando questo equilibrio viene interrotto: il cambiamento può essere improvviso e pericoloso soprattutto in regioni sistematicamente attive, come l'Himalaya, le Ande e le Montagne Rocciose. In questi casi, la minaccia più grande non è data dalle frane di grandi dimensioni – come quella che ha distrutto Blatten – ma dalle inondazioni. Lo scioglimento di un ghiacciaio può dare origine a nuovi laghi glaciali che, fuoriuscendo dal ghiacciaio e dalla roccia, sommergono i villaggi che si trovano a valle.
Bloomberg lo sottolinea. «Non è il crollo di un ghiacciaio svizzero a preoccupare», ma un disastro simile in un'altra parte del mondo. Come anticipato, sono considerati particolarmente a rischio i paesi himalayani. Se da un lato ci sono Paesi come la Svizzera che misura la posizione dei suoi ghiacciai da oltre un secolo, dall'altro ci sono Stati come il Pakistan dove sono disponibili solo 12 set di questo tipo, risalenti, in media, a più di trent'anni fa. Le informazioni sullo stato di salute dei ghiacciai possono essere ricavate da fotografie aeree e satellitari, ma ciò non è sufficiente e le misurazioni sul campo non sono ancora la prassi. Una situazione, questa, che viene vista come una vera e propria sfida per una regione remota come quella himalayana. Nonostante siano stati installati alcuni sistemi di allerta precoce, alimentati a energia solare per rilevare i primi segnali di inondazione, nelle regioni povere e isolate si registrano spesso guasti a causa della mancata manutenzione. Il che renderebbe ancor più complesso reagire prontamente a una catastrofe di queste dimensioni.