Anche dietro le sbarre Godot si fa aspettare

A dimostrazione del fatto che la distribuzione cinematografica, non solo nella nostra regione, abbia accumulato un notevole ritardo dovuto all’oscuro periodo del lockdown, stanno giungendo solo ora nelle sale alcuni dei titoli più interessanti della selezione «virtuale» del Festival di Cannes 2020. Edizione che dovette essere cancellata a causa della pandemia, ma che se si fosse svolta non avrebbe di certo sfigurato rispetto alle altre. Dopo l’uscita, nei mesi scorsi, di The French Dispatch di Wes Anderson (poi presentato .sulla Croisette nel luglio 2021), di Soul di Pete Docter (solo online), di Druk di Thomas Vinterberg (vincitore dell’Oscar per la migliore produzione internazionale), di Eté 85 di François Ozon, del delizioso documentario The Truffle Hunters di Michael Dweck e Gregory Kershaw e mentre è ancora in sala l’imperdibile Gagarine di Fanny Liatard e Jérémy Trouilh, tocca dai prossimi giorni a Un Triomphe (Un anno con Godot) di Emmanuel Courcol.
Un attore alla deriva
Il sessantaquattrenne regista francese, con alle spalle una cospicua carriera di attore teatrale e di sceneggiatore, ha debuttato dietro la macchina da presa una decina d’anni fa, facendosi poi notare con il suo primo lungometraggio Cessez-le-feu, presentato in Piazza Grande a Locarno nel 2016. In Un Triomphe può contare su un protagonista carismatico come Kad Merad nei panni di Etienne, attore frustrato e disoccupato costretto, per tirare a campare, ad accettare di tenere un corso di teatro in un carcere di Lione con un gruppo di detenuti che hanno quasi finito di espiare le proprie pene. L’esordio non è dei migliori ma a poco a poco Etienne riesce a coinvolgere i suoi allievi in una sfida temeraria: mettere in scena Aspettando Godot di Samuel Beckett. Prova dopo prova, il testo dello scrittore premio Nobel si rivela lo specchio perfetto delle loro esistenze, in attesa da tempo immemorabile su un binario morto con la speranza che qualcosa un giorno finalmente si sblocchi e che Godot faccia la sua entrata in scena.
Insopportabile doppia vita
Dopo una serie infinita di difficoltà e grazie all’impegno della direttrice del carcere, lo spettacolo viene infine rappresentato per una sola sera sul palco di una sala cittadina ed è un vero trionfo. Parte allora una tournée di grande successo in tutta la Francia ma i detenuti-attori sopportano sempre meno la loro «doppia vita»: osannati all’esterno del carcere, umiliati dietro le sbarre. Il film, che si ispira a una vicenda realmente accaduta in Svezia negli anni Ottanta richiama alla mente le esperienze compiute da Armando Punzo dal 1988 con la Compagnia della Fortezza nel carcere di Volterra, non manca di momenti francamente divertenti e di colpi di scena e si offre un finale a sorpresa del tutto riuscito, dove anche la vita di Etienne subirà una svolta importante e nel verso giusto. Oltre all’appassionata e convincente performance di Kad Merad, encomiabile tutto il cast multietnico formato da attori teatrali professionisti che hanno partecipato a un lungo periodo di prove in prigione prima delle riprese. Questa banda di ladruncoli, piccoli spacciatori e assassini per caso si rivela una compagnia eccezionale sotto la guida di un attore frustrato che ha molto da offrire loro e il film - senza enfasi né paternalismi di sorta - costituisce quindi un omaggio all’irrefrenabile forza del teatro, la cui magia è in grado di manifestarsi anche nei contesti in apparenza meno propizi.