L'evento

Picasso e Magritte ad Art Basel: «Più che una fiera, un vero museo»

Numerose sono state le sorprese riservate ai visitatori della kermesse renana, che si è distinta per una selezione di opere raffinata e un picco delle vendite – Il successo, per molti inatteso, conferma la resilienza del settore, capace di adattarsi alle sfide della contemporaneità
© KEYSTONE/Georgios Kefalas
27.06.2025 06:00

Dopo la musica, è stato il turno dell’arte. La scorsa settimana Basilea ha accolto infatti collezionisti e appassionati da tutto il mondo e, per l’occasione, si è tinta di magenta. Questo il colore con cui Katharina Grosse ha decorato Messeplatz, il cuore pulsante del quartiere espositivo della città. CHOIR è il nome dell’installazione urbana che, con una superficie di oltre 5.000 metri quadrati, è la più grande mai realizzata dall’artista tedesca. E come l’opera che le ha fatto da copertina, la cinquantacinquesima edizione di Art Basel terminata domenica scorsa è riuscita, padiglione dopo padiglione, a sorprendere gli oltre 88.000 visitatori giunti in città per l’evento. Rothko, Magritte, Picasso, Braque, Twombly e Hockney sono infatti solo alcuni dei grandi maestri che si potevano trovare nel capoluogo renano la scorsa settimana: «Più che una fiera, sembrava di visitare un vero e proprio museo», ha commentato al Corriere del Ticino Carlo Repetto, direttore della Repetto Gallery di Lugano. A Basilea, infatti, c’era anche un po’ di Ticino: «Dopo un breve vuoto, siamo soddisfatti di essere riusciti a riportare Lugano e il nostro cantone a una manifestazione così importante», riferisce il gallerista. 

Sfidare ogni limite

Con l’affluenza di 289 gallerie da 42 paesi diversi, la fiera basilese si è confermata una delle piattaforme più importanti del settore. Oltre all’internazionalità e al ricercato plateau di opere presenti, Art Basel si è distinta anche per la sezione Unlimited che, come suggerito dal nome, era dedicata alle installazioni monumentali, senza limiti di misura. «Anche in questo senso Basilea è un’opportunità per vedere opere di cui in poche altre occasioni è possibile godere, a causa delle complicazioni legate al loro peso e alle loro grandi dimensioni. I destinatari di questi artefatti – continua Repetto - sono infatti normalmente musei oppure fondazioni». Non fa eccezione l’opera di Arcangelo Sassolino Everyday Life (vita quotidiana), presentata dalla Repetto Gallery e che è stata venduta, appunto, a un museo olandese. L’imponente installazione è composta da una lastra di vetro larga tre metri e lunga quattro appoggiata su un telaio di acciaio, su cui è stato apposto un masso dal peso di circa una tonnellata. «La pietra flette il vetro fino al limite della sua resistenza : l’immagine ricorda un meteorite che, intercettato da questa grande lastra trasparente, pare quasi galleggi», commenta Repetto. «L’effetto che sortisce nell’osservatore è quello di una forte tensione, di un equilibrio che è al contempo fragile e affascinante». Ma è anche nella sezione Feature, dedicata alle presentazioni storiche di artisti del 20.esimo secolo, che la Repetto Gallery ha portato il proprio contributo, con una selezione di lavori di Mirella Bentivoglio, già artista ma anche poetessa e influente intellettuale italiana.

Un baluardo sicuro

A onor del vero, il successo della kermesse basilese è giunto per molti come una sorpresa: arriva infatti in seguito ad un’annata, il 2024, che per il mondo dell’arte si è rivelata complicata. A confermarlo, anche il report pubblicato da Art Basel e UBS, che ha misurato una diminuzione delle vendite globali nel settore del 12%. «I venti di guerra e gli equilibri geopolitici incerti che caratterizzano la contemporaneità hanno creato uno stato di tensione anche all’interno del mondo dell’arte», spiega Repetto. «Anche se non sono mancati grandi acquisti dalle istituzioni, il problema oggettivo è la mancanza di fiducia di alcuni collezionisti privati, che preferiscono attendere per tutelarsi. L’arte è però un aspetto fondamentale della vita di molti – continua l’esperto – dunque credo sia solo questione di tempo prima che i collezionisti riacquisiscano la serenità necessaria per iniziare nuovamente a comprare opere d’arte». Anche la moda delle NFT, oggetti d’arte digitali la cui autenticità e proprietà sono garantite dalla tecnologia blockchain, e che negli scorsi anni avevano avuto un discreto successo, hanno però mostrato presto alcuni limiti: «Per gli operatori del settore è sempre stato un mercato parallelo, pochissime gallerie propongono NFT attraverso i propri canali. È una realtà curiosa, nata come mezzo per cavalcare l’onda della speculazione sulle criptovalute: nel momento in cui l’entusiasmo è crollato, però, anche le NFT collegate sono scomparse», racconta il gallerista. La grande affluenza e le vendite registrate in tutti i segmenti la scorsa settimana a Basilea sono però un segnale positivo per un settore che continua a dimostrare una notevole resilienza: «Mai come ora l’arte viene considerata un bene rifugio, soprattutto perché riesce ad alimentarsi con stimoli sempre nuovi, ed è in grado di riorientarsi verso tendenze e direzioni innovative», spiega Repetto. 

La nuova frontiera è l’Oriente

«Quest’anno a Basilea non si sono certo visti tutti i visitatori americani che erano invece presenti negli anni passati, mentre si è riscontrato un aumento dei turisti asiatici e di quelli provenienti dal vicino Oriente», continua il gallerista. Il dato renano non sorprende però gli esperti del settore, poiché è in linea con una tendenza di ben più ampio respiro osservata già da alcuni anni. «La casa d’aste Sotheby’s è posseduta ormai al 50% da azionisti arabi, e non a caso la prima asta del 2025 si è tenuta proprio a Riad, in Arabia Saudita. Contemporaneamente, ad Abu Dhabi stanno sorgendo sedi succursali di alcuni tra i musei più importanti del mondo, come il Louvre di Parigi e il Guggenheim di New York», racconta l’esperto. Anche Art Basel ha deciso di cavalcare quest’onda: dopo le manifestazioni di Miami, Hong Kong e Parigi, la novità del 2026 sarà infatti proprio Doha, in Qatar, con un evento esclusivo rivolto a sole 55 gallerie tra le più importanti del mondo. «C’è una crescente attenzione rivolta ai paesi arabi, che si estende anche al più lontano Oriente, fino al Giappone. Rispetto al collezionismo americano, che in parte può essere considerato saturo, queste regioni offrono un potenziale nuovo e – conclude Repetto – sono un mondo ancora tutto da scoprire».