Cultura

Quando l'arte incontra l'algoritmo

A Villa Ciani il gallerista Deodato Salafia riflette sul lato «creativo» dell’AI
Mattia Sacchi
23.03.2025 08:00

Dal 28 al 30 marzo Villa Ciani diventerà un’esclusiva galleria grazie a YouNique Boutique Fair of Arts, un evento che affronterà l’arte contemporanea in ogni sua declinazione. Oltre a ospitare artisti e opere uniche, l’evento proporrà anche alcuni talk aperti al pubblico. In particolare, il 29 marzo andrà in scena un dialogo tanto atteso quanto urgente: l’incontro tra creatività umana e intelligenza artificiale. La conversazione «AI: Alleata o Nemica dell’Arte Contemporanea?», in programma dalle 15:30 alle 17: 00, vedrà protagonisti esperti di arte, tecnologia e mercato. Tra loro, il gallerista e imprenditore italiano Deodato Salafia, fondatore del Deodato Group, figura di spicco nel panorama del contemporaneo, il quale non si sottrae alla complessità filosofica del significato dell’arte nell’era degli algoritmi.

«Il sistema dell’arte occidentale si sta chiedendo quali siano le minime condizioni perché qualcosa si possa chiamare «arte», ha spiegato, richiamando due criteri chiave: intenzionalità dell’autore e legittimazione da parte del sistema dell’arte. Due condizioni che, per ora, l’AI fatica a soddisfare. «La macchina non ha intenzionalità. Esegue. È algoritmica. L’autore, oggi, è ancora l’uomo».

Ma il discorso si spinge oltre. Grazie alla sua laurea in Informatica e Teologia, il percorso di Salafia unisce scienza e umanesimo, riflettendo un approccio analitico e visionario al mercato dell’arte e non accontentandosi di una risposta binaria. «Se Darwin ha ragione, allora anche l’uomo è frutto della chimica e della fisica. E se è così, cosa ci distingue davvero dalla macchina? Se possiamo fare arte noi, può farla anche l’AI. Punto».

La fine degli artisti?

L’AI è ancora uno «strumentino», dice Salafia, l’intuizione umana per ora mantiene un vantaggio. Ma i progressi sono impressionanti e anche davanti a un’opera visivamente potente creata da un’intelligenza artificiale, l’emozione può scattare. «Se mi scuote, se mi attiva delle idee e delle azioni, allora per me basta», ammette il gallerista. « Non mi interessa se l’ha fatta un uomo o una macchina, così come non mi interessa se la Bibbia l’ha scritta Dio o un uomo. Se mi cambia, funziona».

Accanto all’imprenditore italiano, al talk parteciperanno pure la storica dell’arte Rebecca Pedrazzi, l’informatico Luca Maria Gambardella e la manager phygital Sandie Zanini, i quali offriranno visioni complementari e sguardi trasversali su un tema che non è più fantascienza, ma attualità.

«Spariranno anche gli artisti? Forse - conclude il gallerista con una battuta provocatoria -. Ma in quel caso, i loro lavori varranno ancora di più. Come le auto d’epoca». E se l’intelligenza artificiale diventerà davvero una musa, sarà comunque l’uomo - oggi - a decidere come usarla. Per ora.