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Benvenuti nella città immaginaria di un giovane cineasta

La prima edizione della Locarno Residency ha scelto di sostenere nella scrittura del loro primo lungometraggio tre giovani filmmaker, tra cui il ticinese Tommaso Donati
© Ticino Film Commission
Jenny Covelli
Jenny CovellieSara Fantoni
13.08.2022 10:59

Scoprire talenti e plasmare nuovi cineasti. È l’obiettivo che si prefissa la prima edizione di Locarno Residency, un percorso di accompagnamento all’opera prima, passaggio di grande importanza nella vita professionale di ogni regista. Un progetto nato per offrire a giovani registe e registi la possibilità di ricevere un sostegno nello sviluppo di un lungometraggio, attraverso momenti di confronto collettivo. «Locarno Residency nasce dalla volontà del Festival di creare programmi che si sviluppino lungo l’intero anno e dall’assenza, finora, di aiuti concreti per i giovani talenti – spiega la responsabile, Daniela Persico -. Grazie a Swiss Life e ai Pardi di domani ora possiamo concentrarci anche sui neo-registi che desiderano passare dal formato corto al lungometraggio». Alla Residency sono pervenute 500 candidature da tutto il mondo e ne sono state selezionate 12: gli autori, nei primi giorni di Festival, hanno potuto discutere il soggetto del loro lungometraggio con professionisti del settore: i produttori Paolo Benzi e Tatiana Leite e la Sales Agent Agathe Valentin, «tutti particolarmente attenti ai giovani e desiderosi di spronarli». Sono stati loro a selezionare i tre vincitori che avranno accesso alla seconda fase: un percorso di tutoraggio in più sessioni organizzate online e in presenza sull’arco di un anno. In dicembre saranno ospitati a Venezia, nel prestigioso Palazzo Trevisan degli Ulivi in collaborazione con il Consolato di Svizzera in Italia, e a marzo 2023 a Locarno presso la Fondazione Eranos, dove si lavorerà sulla scrittura della sceneggiatura con tutor e interventi del team artistico del Locarno Film Festival. «Sceglierne tre non è stato per nulla evidente – aggiunge Persico -. Almeno 50 dei 500 dossier visionati nella prima fase contenevano idee di film che, da spettatrice, apprezzerei trovare un giorno sul grande schermo. Abbiamo quindi deciso di focalizzarci su cineasti per i quali riteniamo sia il momento giusto per affrontare un anno di scrittura. Affinché la Residency si riveli davvero utile, è fondamentale che non si trovino né agli inizi del progetto né in una fase troppo avanzata».

 Leonardo Martinelli, Giselle Lin e Tommaso Donati. © Locarno Film Festival
Leonardo Martinelli, Giselle Lin e Tommaso Donati. © Locarno Film Festival

Le borse di sviluppo sono state conferite a Giselle Lin (Singapore), al brasiliano Leonardo Martinelli e a Tommaso Donati. Ticinese, classe 1988, quest’ultimo vive a Lugano. Il suo ultimo film, Forma del primo movimento (2022), è stato presentato alle Giornate di Soletta. Alla Residency porta Finestra su una città immaginaria (produzione Ventura Film SA), un lavoro in cui intende coniugare un approccio narrativo con il cinema documentario, strutturandolo intorno al tema della marginalità. E con il quale si è già aggiudicato quattro settimane di residenza dedicata alla scrittura in ambito audiovisivo presso Casa Pantrovà, a Carona. Il soggetto del lungometraggio si ispira alle opere di Cesare Pavese ed è il ritratto di una città di provincia immaginata e dei suoi abitanti. Il film punta a essere la traduzione visiva e narrativa di una periferia indefinita caratterizzata dall’universale desolazione delle zone e dal rapporto irrisolto tra natura e cemento, tra centro e periferia, tra movimento e immobilità, tra sogno e realtà.

La scrittura mi è di aiuto per trovare la forma cinematografica

«Il simbolo della finestra per me è molto importante – ci svela Donati -, perché rappresenta qualcuno che guarda verso l’esterno, ma anche chi da fuori cerca di spiare l’interno. Il film vuole giocare proprio su questo contrasto. I luoghi che compongono la città sono rinchiusi in quattro mura (casa, banca, prigione), quasi come fossero fortezze. E tra gli abitanti si sviluppa una crisi sociale, economica. La gente si mette in fila in banca e negli uffici statali, dando vita a una situazione tragicomica, quasi grottesca, che mi sta molto ispirando in questo momento di scrittura». Un film che, insomma, racchiude i temi che il giovane cineasta ha già affrontato nei suoi precedenti lavori: marginalità, solitudine, rapporto tra corpo, persona e città. «Questo film affronta anche il contrasto tra provincia e città. E ci sono due elementi, in particolare, che mi aiuteranno a rappresentare il contrasto tra il quasi immobilismo dell’uomo rispetto a ciò che lo circonda: l’acqua del fiume e il flusso dei trasporti pubblici. Tra i protagonisti del lungometraggio figureranno le fermate dei bus e le stazioni dei treni, non-luoghi frequentati da chi desidera spostarsi verso destinazioni migliori».

© Ticino Film Commission 
© Ticino Film Commission 

Un film frutto dell’immaginazione di Tommaso Donati, che prende ispirazione dalla lettura. «Cerco nella realtà la poesia racchiusa nel libro, per poi personalizzarla. Se potessi iniziare domani le riprese, mi recherei nella stazione di una grande città per osservare le persone. Comincia da lì la mia narrazione». Un documentario «non puro», arricchito da elementi di finzione. «La bellezza del cinema consiste proprio nel poter giocare su questi aspetti». La Locarno Residency permetterà al cineasta di costruire il futuro del film, che attualmente è ancora un’idea. «In passato i miei film nascevano quasi senza scrittura e potevo descriverli solo quando li avevo completati. Oggi mi rendo conto di quanto questa forma creativa sia fondamentale. È un lavoro quotidiano, che mi permette di dedicarmi alla ricerca e alla scoperta di quelli che poi saranno i contenuti della mia opera, passando da disegni, fotografie, immagini. La scrittura mi è di aiuto per trovare la forma cinematografica».

Donati è grato al Locarno Film Festival, che in passato lo ha già selezionato nella sezione Pardi di domani. «Questa volta mi hanno scelto per un film che, in fondo, è ancora solo nella mia testa. Sapere che credono in me è fondamentale. Realizzare un lungometraggio è un lungo processo e avere qualcuno che ti accompagna è un privilegio». «Ne siamo molto felici – conclude dal canto suo la responsabile della Residency, Daniela Persico -. Crediamo molto in lui, è un cineasta che siamo fieri di sostenere».

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