"Burnt" una commedia fra i fornelli

Bradley Cooper è uno chef che punta alla rinascita
Bradley Cooper in "Burnt"
Max Armani
11.12.2015 00:28

«Abbiamo dovuto tutti seguire dei corsi di cucina, per imparare, non solo a realizzare alla perfezione alcuni piatti, ma proprio per imparare come "si sta in cucina", come ci si muove senza intralciarsi ad ogni passo. Gordon Ramsey (chef famoso) è stato il mio mentore per qualche mese, ma ognuno di noi si è allenato con un cuoco rinomato». Parola di Bradley Cooper, che poco tempo fa a Roma ha presentato Burnt - Il sapore del successo, regia di John Wells, classica «commedia sentimentale ad ostacoli», ambientata, come l'ultima moda richiede, in una cucina, ribollente di talenti, di ambizioni, di isterismi e di drammi. Lui è il protagonista, Adam Jones, uno chef estroso, dall'animo travagliato, e dallo sguardo ceruleo e determinato; una sorta di un cavaliere errante che invece del cavallo e l'armatura, ha un set di coltelli personale, e una panoplia da cuoco, e soprattutto una missione: riscattarsi dal passato di eccessi che ha mandato in fumo il suo lavoro e il ristorante di Parigi. Per farlo lascia infine l'esilio a New Orleans, dove si è disintossicato da droga e alcool e vola a Londra per tornare in «scena» con un nuovo ristorante e mettersi alla ricerca della terza stella Michelin. Cooper nel film è affiancato da Sienna Miller, che nel film, interpreta Helen, una chef brava e apprezzata, dai nervi così a posto da sopportare Adam «il genio», come fa (a fatica) anche la «brigata» di cuochi; più i giornalisti, i gourmet, i pochi amici e una eccentrica psicologa, ossia tutta una folla di personaggi a cui dà vita, un cast internazionale in cui ritroviamo anche: Daniel Brühl, Alicia Vikander, Uma Thurman, Emma Thompson, Omar Sy, Matthew Rhys, e Riccardo Scamarcio.

Burnt, è una favola moderna ambientata in una cucina, simile nei toni e nelle puntigliose descrizioni culinarie, a quelle delle sfide-show tra chef, alle quali la televisione ci ha abituato. Si evade solo per andare al mercato, oppure per «incursioni» nelle cucine di altri ristoranti, tra preparazioni, crudeltà, isterismi, omelette, fagiani, vendette, ricatti e botte, con un glossario culinario perfetto, dei piatti magnifici, una fotografia curatissima, un film elegante e patinato, peccato che manchi un pizzico di ironia e un po' di leggerezza. Adam, dal fascino maledetto alla James Dean, che si sa benissimo che alla fine trionferà, non riesce ad ammaliarci veramente, né lo aiuta quella sfilata di attori di prima grandezza, spesso limitati a dei cameo, un po' ridicoli, come quello di Emma Thompson; o inutili, come Riccardo Scamarcio.

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