Carl Weidemeyer architetto e artista

Gropius, Weimar, Dessau, Berlino, la Germania...ma anche un angolo di Ticino. Mentre si avvicina la data del 1. aprile in cui tutto il mondo ricorderà il centenario della fondazione del Bauhaus momento chiave per quanto concerne la storia dell’arte, dell’architetttura e del design del Novecento ecco che una puntuale mostra asconese (visitabile da oggi mentre l’inaugurazione ufficiale avrà luogo mercoledì 13 marzo dalle 17.30) nel Museo del Castello San Materno celebra la figura di Carl Weidemeyer: colui che realizzò l’adiacente Teatro unico esempio di teatro Bauhaus rimasto in Svizzera. Fino al prossimo 12 maggio viene esposta una selezione di opere pittoriche, disegni, piani architettonici e fotografie, tutta proveniente dal nutrito Fondo di opere e documenti dell’artista conservato negli archivi del Museo Comunale d’Arte Moderna di Ascona, con l’aggiunta di alcune pregiate opere gentilmente messe a disposizione dalla Fondazione Carl Weidemeyer di Ascona. Nato a Brema nel 1882 e morto ad Ascona nel 1976, Widemayer nel complesso passaggio tra Otto e Novecento, seppeincarnare in modo originale lo spirito modernista e innovativo della sua epoca, in una sintesi tra naturalismo e astrazione, nel proporre una forma architettonica non totalmente razionale ma già liberata dalla sovrabbondanza decorativa tipica dell’Art Nouveau. Se, infatti, Weidemeyer in Ticino si impone tra i promotori dell’architettura razionalista – che si va diffondendo negli anni Venti e Trenta in Europa, e che tra i suoi elementi più tipici annovera la scelta del “tetto piatto” – tuttavia, a ben vedere, i suoi progetti architettonici risentono ancora e volutamente di quella linea fitomorfa e organica cosÌ tipica dell’Art Nouveau, che caratterizza anche le sue numerose costruzioni di Ascona e che armoniosamente si insinua e si integra nella natura.
Carl Weidemeyer, membro dal 1905 di quello straordinario laboratorio di tutte le arti che è stata la colonia artistica di Worpswede – con Paula Modersohn-Becker, Otto Modersohn, Heinrich Vogeler, il poeta Rainer Maria Rilke e molti altri – si è infatti formato sui principi di ritorno alla natura della Lebensreform, portati avanti dalla comunità fin dalla sua nascita nel 1889, in antitesi con quelli di progresso delle società industrializzate e alienanti. Il giovane architetto opera poi tra Brema e Willingen fino al 1927 quando si trasferisce ad Ascona, chiamato da Paul Bachrach, un importante commerciante di tessuti tedesco di origine ebraica, per fargli realizzare il Teatro San Materno, un nuovo spazio teatrale «da camera», per sua figlia, la danzatrice «sacra» in arte Charlotte Bara, allieva del celebre Alexander Sacharoff.
Ad Ascona fin dai primi anni della sua permanenza Weidemeyer realizza alcune ville, quali Casa Haas (1928), Casa Fontanelle (1928), Casa Fritsch/Tutsch (1928), Casa Rocca Vispa (1930), Casa Andrea Cristoforo (1931) e la preziosa Villa Chiara (1935) per la famiglia Oppenheimer, tuttora conservata integralmente. Proprio quest'ultima dimora consente di cogliere l’eleganza formale che caratterizza questi fabbricati e l’attenzione unica che è riservata all'ambiente naturale in cui vengono edificati.
Weidemeyer ad Ascona non si limita all’architettura, ma si dedica con impegno anche alla pittura, innovando la sua tecnica verso un sintetismo mai totalmente astratto, come si evince dai molteplici suoi ritratti, paesaggi e nature morte. Tra le varie occupazioni artistiche si è poi pure esibito come mimo e teatrante, ma già al tempo di Worpswede, Brema e Willingen, egli aveva dato prova della sua versatilità realizzando magnifici giocattoli in legno e altre esperienze interdisciplinari, che vengono riprese ad Ascona quando collabora con Charlotte Bara e l’artista svizzero, pittore, scrittore e marionettista Jakob Flach.
Carl Weidemeyer contribuì così ad arricchire la storia della comunità di artisti di Ascona, accrescendone in modo sostanziale la cultura e il patrimonio architettonico, nonché la salvaguardia di quello naturale, confermando la vocazione internazionale di questo magico angolo del Lago Maggiore, dove l’architetto e artista decise di rimanere per il resto della sua vita. Esempio di una irripetibile temperie culturale che nel museo vengono completati dalle permanenti incentrate sulla collezione d’arte della Fondazione per la cultura Kurt e Barbara Alten, che in modo significativo annovera opere degli artisti di Worpswede, opere degli impressionisti tedeschi Lovis Corinth e Max Liebermann, così come degli espressionisti della Brücke e del Blaue Reiter.