Esposizioni

C’era una volta un grande regista chiamato Sergio Leone

A Parigi fino al 27 gennaio una mostra celebra il cineasta italiano
Sergio Leone e Claudia Cardinale sul set di C’era una volta il West (© Fondazione Cineteca di Bologna / Fondo Angelo Novi)
Chiara Fanetti
29.12.2018 06:00

C’è un vecchio telefono che squilla insistentemente nelle prime stanze della mostra su Sergio Leone. Un suono che è attesa, ignoto, calma apparente: un’atmosfera che il grande regista ha sempre saputo creare e dilatare, che fosse in una polverosa stazione del treno o in un vecchio cimitero. Lo stesso squillo che accompagna Noodles/Robert De Niro nel passaggio tra sogno, allucinazione, ricordo e realtà in C’era una volta in America. È con questa sorta di preparazione che inizia l’esposizione in corso fino al 27 gennaio alla Cinémathèque française di Parigi dedicata al maestro italiano, intitolata non a caso Il était une fois Sergio Leone, realizzata con la Cineteca di Bologna. Quel «c’era una volta» riferito ad alcune sue celebri pellicole - come C’era una volta il West, uscita il 21 dicembre di cinquant’anni fa - che qui fa anche da avvertimento: entrare nell’opera di Leone è come scivolare in un racconto. È varcare la soglia di un mondo fantastico e onirico, abitato da personaggi tanto definiti quanto irreali, perfetti per una fiaba.

Ed è dall’infanzia, con fotografie, ricordi e aneddoti, che iniziamo a scoprire chi era Leone: nato a Roma nel 1929 da Edvige Valcarenghi e Vincenzo Leone - attori del cinema muto noti con gli pseudonimi Bice Waleran e Roberto Roberti - Sergio segue presto le orme dei genitori, in particolare quelle del padre, oltre che attore anche apprezzato regista, sua prima fonte di contatti a Cinecittà. È ancora un liceale Sergio quando sul set di Ladri di biciclette fa da assistente alla regia a Vittorio De Sica, il primo di tanti maestri che gli insegneranno il mestiere, come Carmine Gallone, Mario Camerini, Luigi Comencini e Mario Bonnard, ricordati dalla mostra.

Clint Eastwood, attore simbolo di Sergio Leone, in Il buono, il brutto, il cattivo (© Cineteca di Bologna)
Clint Eastwood, attore simbolo di Sergio Leone, in Il buono, il brutto, il cattivo (© Cineteca di Bologna)

Il percorso espositivo illustra nei dettagli il lungo apprendistato di Leone ma ha il pregio di andare oltre: ci fornisce gli strumenti per capire cosa ha fatto in modo che un romano riscrivesse la storia del genere cinematografico americano per eccellenza - il western - prendendo spunto da una storia epica giapponese e ricreando il tutto prevalentemente in Spagna. Ci dice che Per un pugno di dollari è ispirato a La sfida del Samurai di Kurosawa, che Ombre Rosse di John Ford fu uno dei primi film visti dal piccolo Sergio o ancora e che nello spaghetti western ci sono riferimenti a Goldoni, Cervantes e l’Iliade. In una stanza è stata trasportata parte della biblioteca del regista e scorrendo i titoli possiamo indovinare quale sequenza è stata ispirata da quale romanzo. Degli schermi invece mostrano le similitudini tra estratti dei film e grandi dipinti: la sequenza iniziale di Per un pugno di dollari richiama Piazza d’Italia di Giorgio De Chirico; C’era una volta in America si ispira a quadri di Degas ed Hopper. Il tutto a riprova che il regista tanto citato dai posteri è stato forse il più onesto ed abile a dare profondità al tributo e a nobilitarlo, creando ogni volta qualcosa di proprio e unico.

Riuscite anche le sezioni dove vengono svelati i trucchi, le scelte stilistiche rivoluzionare e gli accorgimenti tecnici di Leone. Lo osserviamo sporcare il viso di Claudia Cardinale, Henry Fonda o Clint Eastwood. Lo seguiamo dirigere la creazione di suoni e rumori in studio, lo vediamo intento a mostrare agli attori come girare una scena, interpretandola in prima persona.

L’esposizione C’era una volta Sergio Leone raccoglie numerosi oggetti di scena e cimeli personali, che fanno sempre la gioia degli estimatori, e ovviamente tratta il sodalizio artistico tra Leone, Ennio Morricone e lo scenografo Carlo Simi (in un colpo, tre nomi chiave del cinema italiano). Ci istruisce anche sul progetto a cui stava lavorando prima di morire: un film colossale sull’assedio di Leningrado. La mostra però ha un merito particolare: quello di «scomporre» l’immagine che, chi più chi meno, abbiamo di Leone, scomparso il 30 aprile del 1989. Ce ne rivela gli elementi costitutivi, ci mostra le diverse personalità che in lui coabitavano e che lo hanno reso il genio che era: il bambino, il fiero apprendista, l’artigiano, l’amante della cultura - alta e popolare - il cinefilo e il sognatore.

Sergio Leone e Jennifer Connelly sul set di C’era una volta in America (© Cineteca di Bologna)
Sergio Leone e Jennifer Connelly sul set di C’era una volta in America (© Cineteca di Bologna)