Attori e sceneggiatori, riprende la trattativa

Dopo tre mesi di sciopero e una situazione che si fa ogni giorno più complicata – con le grandi major costrette a far slittare al 2024 la messa in onda delle nuove serie – qualcosa sembra muoversi a Hollywood: i principali Studios e il sindacato degli sceneggiatori hanno deciso di incontrarsi per riprendere i colloqui sul rinnovo del contratto di lavoro interrotti bruscamente a maggio. La notizia è stata data oggi dal New York Times, che ha citato una mail inviata dalla Writers Guild of America ai propri associati.
Nella comunicazione, la Gilda degli scrittori di cinema e Tv afferma che «Carol Lombardini, la negoziatrice degli Studios, ha chiesto un incontro questo venerdì per riprendere i colloqui».
Né il sindacato né la «Alliance of Motion Picture and Television Producers», l’organizzazione che raggruppa i produttori di audiovisivi negli USA, hanno voluto commentare la notizia, invero piuttosto importante, dato che l’incontro rappresenta il primo segnale da mesi a questa parte in un durissimo braccio di ferro.
Lo sciopero degli sceneggiatori, cui è seguito quello degli attori, ha causato infatti la paralisi quasi totale della produzione di film e telefilm, e ha avuto ripercussioni anche in Europa. Con l’assenza di molte stelle dagli appuntamenti festivalieri. Anche Locarno, purtroppo, ha subìto conseguenze sgradevoli.
Il grande assente
Questa sera, in piazza Grande, prima della proiezione di Dammi, film di Yann Mounir Demange di cui è il protagonista, Riz Ahmed avrebbe dovuto ad esempio ricevere l’Excellence Award Davide Campari. La cerimonia è saltata. E oltre al pubblico, a essere penalizzato è stato anche chi aveva deciso di investire in immagine puntando sul Festival.
«Comprendiamo le motivazioni degli attori e degli sceneggiatori: rispettiamo la loro scelta di scioperare e quindi di non presenziare agli eventi. Tuttavia, è innegabile che quanto accaduto ci dispiaccia», dice al Corriere del Ticino Enrico Mulas, managing director per la Svizzera del Gruppo Campari.
L’assegnazione all’attore britannico del premio è stata confermata, ma la mancata consegna pubblica del riconoscimento, nonché l’assenza di uno dei grandi ospiti del Pardo 2023, pone forse qualche interrogativo a un marchio che strizza l’occhio pure all’aspetto glamour di eventi simili.


Brand e cinema
«In generale, associare il nome di una celebrità internazionale con un brand crea quel contatto diretto con il consumatore che può far diventare un prodotto un vero e proprio fenomeno di costume: basti pensare a quando Stanley Tucci, durante la pandemia, realizzava video mentre si preparava in casa il Negroni usando il Campari. Per noi era stato un “posizionamento” non voluto ma di grande successo – prosegue Mulas – Per questo, nonostante sia difficile quantificare il danno, rimane certo il rammarico di non poter beneficiare dell’eco mediatica che un personaggio come Riz Ahmed avrebbe potuto portare con la sua presenza a Locarno».
L’azienda milanese mostra fair play, fa insomma buon viso a cattivo gioco e punta tutto sugli eventi organizzati nello stand voluto vicino a piazza Grande. Ribadendo la volontà di proseguire la collaborazione con Locarno. Il Festival, dal canto suo, tira un sospiro di sollievo perché le conseguenze dello sciopero negli Stati Uniti avrebbero potuto fare male, soprattutto sul piano economico-finanziario.
«Rimaniamo vicini al mondo del cinema e dell’arte e a Locarno – rassicura Mulas – Paolo Sorrentino, Matteo Garrone, Zoe Saldana e Clive Owen sono solo alcuni dei grandi nomi con cui abbiamo collaborato recentemente. Siamo convinti, oggi più che mai, che il Pardo, con la sua eleganza e il suo spessore, abbia una coerenza con i nostri valori e sia l’ambiente perfetto per l’associazione con il nostro brand: non a caso è l’investimento più importante tra le nostre attività in Svizzera».