Storie di cinema

«Che emozione vedere il mio nome nei titoli di coda sotto la pioggia battente!»

Intervista a Mattia Monticelli, set manager: si occupa di organizzare gli spazi, gestire le persone, risolvere i problemi che potrebbero sorgere durante le riprese
Mattia Monticelli è set manager e lavora tra il Ticino e la Svizzera interna. ©CdT/Gabriele Putzu
Prisca Dindo
12.08.2025 06:00

Mattia Monticelli è arrivato quasi per caso al suo mestiere di set manager. L’unica certezza che aveva da giovanissimo era amare il cinema. Per questo motivo, dopo un apprendistato in un campo completamente diverso, a 20 anni si è iscritto al Conservatorio Internazionale di Scienze Audiovisive (CISA), a Lugano. «Ero sicuro che lì avrei incrociato la mia strada», dice oggi il 29.enne nato nel Mendrisiotto. Più progredivano le lezioni, più cresceva in lui la consapevolezza di aver trovato la professione della sua vita: Mattia era nato per diventare set manager. Nel cinema, il set manager è come un direttore d’orchestra. È uno che si occupa di organizzare gli spazi, gestire le persone, risolvere i problemi che potrebbero sorgere durante le riprese e lui, che è un mix tra razionalità ed empatia, si è reso ben presto conto che questo ruolo gli andava a pennello.

Non esiste una ricetta unica per diventare un bravo set manager perché ogni produzione, televisiva o cinematografica, è diversa. Ad esempio, quando Roger Federer giunse a Carona per girare uno spot, il set che Mattia aveva allestito con i suoi colleghi nella piazzetta centrale venne messo a dura prova dai curiosi. «C’era gente ovunque. Un esercito di persone, tra giornalisti e fan, giunti nel paesino per vedere Roger. Malgrado l’iniziale stress, siamo riusciti a gestire con calma la situazione. Quando poi lui si mise a disposizione dei giornalisti, ci fornì le istruzioni per gestire al meglio l’incontro con la stampa e tutto filò liscio come l’olio. La cosa che ricordo con più piacere di questa esperienza è che durante la registrazione lui scherzava molto e faceva battute. Fu un segnale importante per l’intera troupe: significava che “re Roger” si sentiva a suo agio, quindi avevamo fatto un buon lavoro». Dal 2019, Mattia ha lavorato come set manager per una dozzina di film. Ora è diventato organizzatore. Rispetto al ruolo precedente, l’organizzatore è più strategico nella pianificazione e nel coordinamento della produzione. Il giovane è consapevole che lavorare nel cinema in Ticino è particolarmente difficile, a causa della carenza di case di produzione, ma «fortuna vuole che mia mamma sia nata a Berna e che quindi, parlando in casa anche lo svizzero tedesco, le porte, per un ticinese come me, si siano spalancate Oltralpe». Negli ultimi anni è sempre più impegnato a Zurigo, la capitale svizzera delle produzioni pubblicitarie e cinematografiche, «dove da una parte la competizione è intensa, dall’altra le opportunità per giovani come me non mancano».

Mattia non riesce a seguire tutte le edizioni del festival: l’estate è alta stagione per chi lavora sui set, «perciò spesso non riusciamo a sganciarci dai nostri impegni professionali ad agosto». Tuttavia, ricorda con precisione la prima volta che vide il suo nome nei titoli di coda proiettati sullo schermo di Piazza Grande. Si trattava di Monte Verità, un film del 2021 del regista zurighese Stefan Jäger. «Quando venni a sapere che l’opera sarebbe stata proiettata in Piazza, ero super felice. Purtroppo, però, quella sera si aprirono le cateratte del cielo. A Locarno piovve talmente tanto che tutti corsero al Fevi, per la proiezione all’asciutto. Tutti salvo il sottoscritto. Mi dissi: “quando mai rivedrò una mia opera in Piazza Grande?” Rimasi fino alla fine, sotto la pioggia battente. Ne valse la pena: vedere il mio nome nei titoli di coda fu un emozione così grande».

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