Il Festival del film anticipato «un'opportunità da cogliere»

«Sono assolutamente d’accordo sull’anticipare la data del Festival, di una settimana o dieci giorni. Ci avevamo provato anche noi, ma l’industria cinematografica, a suo tempo, ci aveva chiesto di non cambiare. Oggi evidentemente le condizioni sono diverse e programmare il Film Festival dalla seconda metà di luglio in poi permetterebbe a Locarno di posizionarsi meglio tra Cannes e Venezia». Marco Solari, ex presidente del Pardo, trasgredisce con noi per un momento alla sua ferma volontà di non parlare della manifestazione cinematografica che per oltre un ventennio, dal 2000 al 2023, l’ha visto indubbio protagonista e assoluto deus ex machina.
Pensiero positivo
Il suo pensiero positivo per un Festival «anticipato» Solari ce lo trasmette al termine di una serata-evento alla Biblioteca cantonale di Locarno in cui è stato l’assoluto e ascoltato protagonista. Insieme a Stefano Vassere, direttore delle Biblioteche cantonali e invitato dal Lyceum Club Internazionale di Locarno, Solari ha ripercorso la sua carriera di manager pubblico e privato, spiegando ai numerosi presenti la sua «idea di cultura». Una passione per la cultura e la letteratura, in particolare per i classici, che poi ripercorre con la giornalista Matilde Casasopra Bonaglia che ha raccontato e scritto nel 2023 nella biografia Marco Solari (edita da Giampiero Casagrande), l’anno in cui ha ceduto il testimone della leadership festivaliera a Maja Hoffmann. «Non ho problemi ad ammettere che la lettura mi ha salvato - ammette ad un certo punto -. Quando ho lasciato la presidenza del Festival, la «creatura» che ho fatto crescere e che mi impegnava visceralmente, 7 giorni su 7 e a volte anche 24 ore al giorno, con un’adrenalina sempre a mille, c’era il pericolo di cadere in un buco nero. Gettarmi praticamente a tempo pieno e in maniera onnivora nella lettura, che peraltro è sempre stata tra i miei interessi, mi ha permesso di superare il trauma della fine di un’attività così intensa e coinvolgente. Ho sempre letto molto, ma concentrarmi e affinare la conoscenza di certi saggi, opere e romanzi, oltre che coinvolgermi emotivamente, mi ha permesso di uscire indenne dal trauma dell’addio al Festival», sottolinea.
Tra aneddoti e ricordi
Nel corso della sua conversazione con Vassere alla Biblioteca cantonale di Locarno, Solari cita aneddoti e ricordi legati alla sua «infatuazione» per la letteratura e la cultura. «Da piccolo. Ero un bambino molto inquieto e i miei pensarono bene di mandarmi da una anziana zia che era stata professoressa di pianoforte…fui la sua disperazione… Ebbe però un’idea geniale: invece di insegnarmi i solfeggi, iniziò a raccontarmi le favole di Grimm, Andersen o Perrault. Possedeva vari libri con illustrazione fin de siècle (19.esimo secolo s’intende). Ero affascinato. Poi cominciai a leggere in modo indipendente e il primo libro fu una esperienza splendida: il ritorno di Ulisse dalla guerra di Troia (un Odisseo idealizzato ovviamente). Mi appassionai allora con i libri che raccontavano i miti greci, l’Iliade, i primi filosofi dell’antichità. E più tardi iniziai a divorare biblioteche intere. Quando leggi sei solo e sono pochissime le persone con le quali puoi condividere le tue letture. In questo senso sono stato fortunato: con mia moglie Michela spesso ci confrontiamo proprio con un libro in mano». Chiuse le lunghe pagine professionali della sua vita, oggi Solari è entrato in una nuova fase, quella che lui definisce «contemplazione».
Una fase che si contraddistingue «da discrezione e da una giusta distanza dalle cose». Il che non significa apatia, soprattutto quando si parla di Ticino, ticinesità e più in generale di italianità. Tra le pagine della sua biografica, ripercorse da Stefano Vassere nel suo dialogo con l’80.enne presidente onorario del Festival (ne compirà 81 a dicembre), occupa molto spazio quello che per Solari è un vero e proprio mantra: Il Ticino e la sua crescita. La sua dignità.
«Un cantone più aperto»
«Oggi, rispetto a cinquant’anni fa, siamo un cantone aperto, consapevole che, grazie alla cultura, si può essere trainanti e non solo a rimorchio. Sono sempre stato convinto che la cultura è uno dei motori per il cambiamento e la crescita di un territorio. Aver puntato su Ticino terra d’artisti (la campagna promozionale coniata nel 1984 dall’Ente turistico cantonale diretto da Solari e illustrata da Orio Galli, n.d.r.) ha permesso di dare un impulso al cambiamento nella percezione del cantone e all’apertura culturale sia verso il resto della Svizzera sia verso l’Italia», ribadisce concludendo l’incontro di mercoledì sera.
