Il Festival di Locarno e il progetto Ticino
Il Festival di Locarno è da sempre molto attento al cinema ticinese, cui dà spazio a vari livelli: da Reinas, di Klaudia Reynicke, che abbiamo visto tra i film di piazza Grande, una storia che, come ha spiegato la regista, è stata l'occasione per esplorare le difficoltà dell’infanzia e della genitorialità affrontando la complessità del lasciare il proprio paese; ad Hanami, il primo lungometraggio di Denise Fernandes, giovane regista di origini capoverdiane, che viene presentato stasera al PalaCinema nel concorso Cineasti del presente. Due progetti dal respiro internazionale che sono partiti proprio dal territorio. «L’aspetto interessante è che si tratta di due giovani donne, una dalla carriera già avviata, l’altra invece che ha mosso i primi passi proprio nel Festival - dice al CdT il direttore artistico della manifestazione Giona A. Nazzaro - Trovo che questo sia un segnale molto interessante di come la consapevolezza del cinema possa portare a muovere con decisione passi significativi verso un percorso professionale che riguarda il cinema, e che questo possa avvenire proprio grazie alla presenza del Festival. È inevitabile che il Ticino sia sempre più rappresentato, quello di Locarno è un Festival unico nel suo genere proprio perché è così ancorato al suo territorio e alle sue regioni e ragioni».
Un coinvolgimento che si è radicato a più livelli, sia nel consolidare percorsi già avviati, sia come opportunità per muovere i primi passi nel settore cinematografico uscendo dai propri confini. Nella sezione Panorama Suisse troviamo infatti anche il regista ticinese Olmo Cerri, con il suo ultimo documentario, La scomparsa di Bruno Breguet, prodotto dalla zurighese Dschoint Ventschr con Associazione Rec e RSI, che ha debuttato alle Giornate di Soletta nel gennaio scorso e la cui distribuzione nelle sale ticinesi è prevista dal 26 settembre. «Poter esser presente a Locarno ti inserisce sicuramente in una rete internazionale ed è un’esperienza interessante per chi vuole avvicinarsi al mondo del cinema. Si ha la possibilità di incontrare registi ai quali non accederesti mai attraverso la distribuzione classica, sguardi diversi che sono importantissimi. Inoltre, il Festival di Locarno permette ancora di fruire della proiezione collettivamente, una dimensione che stiamo perdendo, ma che è una parte fondamentale del cinema, così come la possibilità di guardare fianco a fianco film che sono anche impegnati e dei quali si può poi discutere, creare dibattito».
Anche l’attenzione al pubblico giovane è da sempre uno dei punti chiave di Locarno, festival che da anni dedica una particolare attenzione alla formazione e all’educazione all’immagine con numerosi progetti. Ad esempio, la Locarno Academy, vinta quest’anno proprio da un regista ticinese, Enea Zucchetti, o la Spring Academy, pensata per sviluppare le capacità dei talenti emergenti.
«Non un’attenzione estemporanea o casuale, ma una parte integrante del progetto stesso del Festival», aggiunge Nazzaro. Nel concorso nazionale dei Pardi di domani ritroviamo infatti Ambra Guidotti, tra i partecipanti della scorsa Spring Academy con il corto La Svizzera degli altri (2023), realizzato grazie all’utilizzo di filmati d’archivio che le hanno permesso di indagare sul passato migratorio della sua famiglia. Ambra Guidotti, specializzata in editing, si è occupata del montaggio di un altro cortometraggio, Métropole, diretto da Theo Kunz: un’indagine sullo spazio urbano visto dai giovani lionesi. Il film, prodotto dal Conservatorio Internazionale di Scienze Audiovisive (CISA), esplora la città attraverso i percorsi degli skaters, i quali ne reinterpretano la topografia tra rivolte contro la riforma pensionistica e riappropriazione dello spazio pubblico.
«Mi piace l’idea di trasformare, ridare una struttura e un valore a qualcosa che c’è già, il montaggio permette tutto questo - dice Guidotti al CdT - Trovo che sia proprio questa parte del processo del film ad avere a che fare con le emozioni. Poter partecipare a questo film è stata per me un’esperienza importante, Mètropole racconta anche l’esigenza di trovare e di crearsi un posto in cui potersi esprimere o realizzare. Questa esigenza si può sentire ovunque, da parte dei giovani, soprattutto anche in Ticino. Per questo motivo trovo fondamentale poter avere queste possibilità».