Cinema

«Jurassic World - La rinascita»: la magia dei dinosauri prova a ripartire da zero

Con l'ennesima variazione sul tema nato dalle pagine di Michael Crichton, gli autori di questo settimo capitolo tentano il rilancio in una direzione inedita, del tutto slegata narrativamente da quanto il kolossal «fantapreistorico» ci aveva raccontato
Jonathan Bailey e Scarlett Johansson sono i protagonisti della nuova puntata di una saga iniziata oltre trent’anni fa. © Universal Pictures
Max Borg
15.07.2025 06:00

In principio fu Jurassic Park, il bestseller di Michael Crichton divenuto campione d’incassi di Steven Spielberg. Un’avventura mozzafiato che era anche un monito e una riflessione, da parte del regista, sull’evoluzione dello spettacolo. Una premessa poi rielaborata in vari modi, fino al nuovo inizio (parziale) con Jurassic World nel 2015: sempre il medesimo universo narrativo, ma con il parco finalmente aperto al pubblico, salvo poi arrivare alla chiusura in seguito al prevedibile incidente di turno con i dinosauri. Il seguito prometteva qualcosa di autenticamente inedito, con la distruzione di Isla Nublar – la sede del parco – e i rettili preistorici in procinto di coesistere con noi, ma anche quell’idea fu rapidamente accantonata nel terzo episodio della nuova trilogia, per chiudere il cerchio con una trama a base di locuste.

Tre anni dopo quel film, arriva questo Jurassic World - La rinascita, che già nel titolo suggerisce una direzione slegata da ciò che è venuto prima (nella fattispecie, non torna nessun personaggio apparso nei sei lungometraggi precedenti). I dinosauri sono passati di moda, con i musei che chiudono, e i rettili ancora in vita sono confinati alla regione equatoriale, l’unica con un clima compatibile con quello a cui erano abituati milioni di anni fa. Ovviamente gli umani non possono recarsi in quelle zone, ma c’è un’azienda farmaceutica che vuole impossessarsi di campioni di DNA di dinosauro nella speranza di ricavarne dei farmaci contro le malattie cardiovascolari. Una rappresentante di questa azienda mette quindi in piedi una squadra di mercenari specializzati in zone pericolose, e a loro si aggiunge un esperto incaricato di identificare i tre dinosauri da cui prelevare il materiale genetico. Tutto questo accade su una terza isola, che non è né Nublar né Sorna (dove erano ambientati gli altri film): qui sono rimasti gli scarti, gli esperimenti troppo strambi o brutti per il parco (ricordiamo che quasi tutti i dinosauri nel franchise sono stati manipolati per essere più appetibili come attrazione per il pubblico). E alcuni di questi sono decisamente pericolosi, come un ibrido basato sul Tyrannosaurus Rex che sembra parzialmente uscito dalla saga di Alien

Fa un po’ ridere che parte dell’idea di base preveda che il pubblico si è stufato dei dinosauri, quando gli incassi sono il motivo per cui abbiamo a che fare con il settimo capitolo di una storia che già con il secondo film cominciava a muoversi in maniera claudicante. Questo vuole essere un ritorno alle origini, a qualcosa di più semplice, e per tale scopo è stato reclutato David Koepp, sceneggiatore dei due episodi diretti da Spielberg, mentre la regia è di Gareth Edwards che ha dimostrato in passato un’affinità per strane creature con Monsters e Godzilla. E per certi versi, in determinate sequenze, si ritrova quello stupore meraviglioso del 1993, unito a una discreta tensione (soprattutto in una scena acquatica presente nel romanzo di Crichton che fu omessa dal primo film per questioni pratiche). Ma è anche evidente il fatto che le idee siano sempre le stesse, riciclate con simpatia ma pur sempre riciclate, arrivando a creare un buffo paradosso secondo il quale siamo appunto al settimo film in un franchise che nasce come avvertimento contro l’eccesso di avidità. Eppure, quando parte il classico motivetto scritto da John Williams, o quando i nuovi attori (Scarlett Johansson e Jonathan Bailey in primis) interagiscono in maniera convincente con quello che poi è stato aggiunto tramite gli effetti digitali, un po’ di magia c’è ancora. Anche perché questa è la prima volta dai tempi dell’originale che i dinosauri vengono trattati come animali e non come mostri.