Cannes

La Palma del compromesso

Una giuria generosa ma incapace di individuare una linea coerente offre per la seconda volta in cinque edizioni il massimo riconoscimento al regista svedese Ruben Östlund
© KEYSTONE (John Phillips/Getty Images)
Antonio Mariotti
29.05.2022 21:42

Alla fine sono stati dieci (su ventuno) i film del concorso di Cannes 75 ad aver ottenuto un riconoscimento dalla giuria ufficiale del festival durante la cerimonia di premiazione andata in scena sabato sera. Una percentuale che sfiora il 50 per cento e che sembrerebbe confermare l’imbarazzo della scelta nell’ambito di una selezione 2022 che si è rivelata sicuramente di ottimo livello. Peccato che il presidente Vincent Lindon e i suoi colleghi abbiano accostato scelte incomprensibili a verdetti ex aequo frutto del compromesso tra linee di pensiero divergenti all’interno di una giuria chiaramente spaccata in due. L’esempio più eclatante riguarda proprio il Premio della giuria (nemmeno la Palma più prestigiosa) spartito tra uno dei film più originali e coraggiosi di questa edizione (EO del maestro polacco Jerzy Skolimovski) e un prodotto da Reader’s Digest senza un briciolo di introspezione psicologica come Le otto montagne, tratto dall’omonimo romanzo di Paolo Cognetti. Stesso discorso per il Gran Premio della giuria (in pratica solo un passo dietro la Palma d’oro), pure suddiviso tra due opere che più distanti non potrebbero essere, come il commovente Close del giovanissimo Lukas Dhont e l’inguardabile e sorpassato (dalla realtà dei fatti ma anche dal punto di vista del linguaggio cinematografico) Stars at Noon della 76.enne Claire Denis. Ed è probabilmente da questa incapacità di trovare una linea condivisa da tutti che nasce anche la Palma d’oro a Triangle of Sadness del 48.enne regista svedese Ruben Östlund, già vincitore cinque edizioni fa a Cannes, che entra così a far parte del ristrettissimo club di chi può vantare due allori di questo prestigio in bacheca. Il suo film tiene botta per due terzi ma naufraga dolcemente nel finale in cui i toni si fanno più violenti e anche volgari e la imprescindibile ironia di Östlund si trasforma troppo spesso in forzatura. Un’opera, inoltre, che si pone nettamente al di sotto dei suoi ultimi film: Force majeure e The Square e che al momento della sua presentazione non ha convinto la critica, tanto da non figurare quasi per nessuno tra i favoriti. Stesso discorso per il premio speciale del 75. ai fratelli Dardenne: anche loro hanno fatto di meglio nel recente passato e un simile riconoscimento nulla aggiunge al loro personale palmarès.

Tutti i titoli dimenticati

Vincent Lindon e compagnia hanno fatto meglio nel ricompensare un discorso politico molto presente nel concorso 2022, premiando la protagonista del bel film iraniano Holy Spider e la sceneggiatura di Boy from Heaven dell’egiziano Tarik Saleh. Incomprensibili invece, a nostro modo di vedere, i due riconoscimenti andati al cinema coreano (miglior regia e miglior attore). Incapace di fare una scelta generazionale o stilistica chiara, questa giuria - nonostante una pletora di premi - ha però avuto anche il torto di scordarsi alcuni dei titoli obiettivamente più meritevoli: da Nostalgia di Mario Martone a Les Amandiers di Valeria Bruni Tedeschi, da Armageddon Time di James Gray a Leila’s Brothers di Saeed Rousttaee.

Ma per il Festival di Cannes, alla luce di una crisi della frequentazione del pubblico nelle sale che sta toccando pesantemente anche un Paese notoriamente cinefilo come la Francia, uno dei nodi fondamentali da sciogliere nel più breve tempo possibile sarà quello riguardante la presenza di film prodotti (e trasmessi) dalle maggiori piattaforme di streaming. Se le motivazioni, di stampo eminentemente politico e protezionistico, che tengono lontani dalla Croisette Netflix, Amazon e compagnia dovessero persistere, il festival francese non solo rischia di perdere ulteriore terreno nei confronti della Mostra di Venezia (campionessa di deregulation in questo ambito), ma il pericolo è soprattutto quello di alienarsi il pubblico dei più giovani che al grande schermo preferiscono gli schermi casalinghi.