L'apertura

L'OSI regala un'appassionante «colonna sonora»

Si è rinnovato l'appuntamento con l'orchestra ticinese a musicare una pellicola del cinema muto
© CdT/Gabriele Putzu
Michele Castiglioni
06.08.2025 21:51

Seguendo quella che è ormai una piacevole consuetudine, l’evento che rappresenta l’apertura ufficiale del Festival del cinema di Locarno era anche quest’anno affidato a uno dei gioielli culturali di casa nostra, ovvero l’Orchestra della Svizzera italiana impegnata con l’esecuzione dal vivo - la «sonorizzazione» - di un classico del cinema muto: The Winning of Barbara Worth, girato nel 1926 da Henry King.

L’appuntamento, come sempre ha richiamato il pubblico delle grandi occasioni, presentatosi numeroso al Palexpo (FEVI) per assistere all’attesa esecuzione; un’esecuzione che quest’anno presentava una particolarità in più, visto che l’entusiasmante partitura orchestrale è stata composta da Neil Brand nel 2024 su commissione del festival «Le Giornate del Cinema Muto» di Pordenone, dove è stata anche eseguita in anteprima, riscuotendo notevole successo.

La pellicola, un classico western, ma con un - per l’epoca - inedito spunto progressista e femminista, incarnato dall’energica ed emancipata protagonista, vede protagonisti i divi Ronald Colman, Vilma Bánky e un giovane Gary Cooper al suo primo ruolo di rilievo, nonché al primo accredito ufficiale in un film.

La storia è quella dell’orfana Barbara Worth, protagonista che rischia la vita nel tentativo di attraversare il deserto della California insieme a sua madre - che perde la vita nelle prime scene - e viene salvata da un uomo che sogna di trasformare il deserto in un luogo fertile, un «secondo Eden». Anni dopo Willard Holmes (Colman) è un ingegnere che, dalla costa orientale, arriva nel West per assistere James Greenfield, il suo patrigno, in un progetto che prevede l’irrigazione di una zona del deserto e, quando incontra la Worth, se ne innamora perdutamente. Il suo rivale in amore è il cowboy Abe Lee, interpretato da Cooper, anche se Barbara in realtà non ricambia i suoi sentimenti. Il film, dopo varie vicende e colpi di scena si conclude con una celebre sequenza catastrofica di inondazione, causata dall’avido datore di lavoro di Holmes. Worth, affascinata dall’eroismo di Willard lo sposa, dopo che lui ha finalmente conquistato il fiume e trasformato il deserto in un paradiso.

La colonna sonora di 89 minuti è la prima di Brand per un western e, a suo stesso dire (il compositore era presente al Palexpo), è stato un progetto che lo ha grandemente divertito, poiché «da inglese ha sempre avuto il sogno di musicare un western, perché i western offrono la possibilità di scrivere melodie grandiose e importanti (great, big, fat melodies, ndr)».

Il linguaggio di Brand riesce nell’intento di rendere omaggio alle grandi colonne sonore ispirate a Copland per i classici western diretti da John Ford, Howard Hawks e Anthony Mann, scrivendo a melodie malinconiche e cantabili e armonie aperte ed evocative che richiamano i vasti panorami di quel paesaggio cinematografico. Non mancano momenti più giocosi, nelle parti comiche del film, con accenni al jazz dell’epoca e neanche sonorizzazioni vere e proprie nei momenti d’azione, mostrando la sapiente capacità di Neil Brand di attingere all’immaginario sonoro attinente.

Nel complesso uno spettacolo emozionante, con meritata standing ovation finale rivolta a un’esecuzione impeccabile e trascinante da parte dell’OSI guidata con mano sicura da Philippe Béran, che consolida ancora di più l’apprezzamento per un evento che nel panorama di Locarno ha saputo ritagliarsi uno spazio privilegiato.