Il personaggio

«Per me recitare è come tirare con l’arco»

Sophie Marceau parla del film «Une femme de notre temps» proiettato ieri sera in Piazza Grande
Antonio Mariotti
10.08.2022 06:00

Dopo Juliette Binoche, Locarno 75 ha ospitato un’altra grande attrice francese: Sophie Marceau, protagonista del film Une femme de notre temps, proiettato ieri in Piazza Grande.

Una lunga carriera alle spalle, iniziata da adolescente con l’enorme successo popolare de La Boume e poi proseguita con decine di pellicole di ogni genere (con una predilezione per le opere in costume), cimentandosi anche come regista. Alla base delle sue scelte ci sono però sempre le stesse motivazioni: «Non si sa mai cosa succederà quando inizi a leggere una sceneggiatura - afferma l’attrice - Non sai se ti prenderà o meno e nel caso di questo film, devo ammettere che era da un po’ di tempo che non lavoravo, ma ho letto il copione tutto d’un fiato, senza farmi troppe domande, ma ho amato subito questa traiettoria al femminile molto originale. È vero che siamo nel campo del film poliziesco, del noir, ma per me è anche una favola, una di quelle favole che fanno paura. A colpirmi è stata in particolare l’onestà assoluta del mio personaggio».

Già il titolo del film è molto significativo in questo senso: «Juliane è davvero una donna del nostro tempo perché prende in mano il proprio destino, anche se gli sfugge perché non si è mai da soli a decidere, ma lei segue comunque il proprio codice d’onore assumendosene tutte le conseguenze».

Sophie Marceau ha lavorato con molti registi ma è al suo debutto sotto la guida di Jean-Paul Civeyrac: «Lavorare con lui è stato molto interessante poiché si tratta di qualcuno che ama il cinema. Durante le riprese è sempre stato al mio fianco, sempre molto preciso e al tempo stesso tra noi è nata una forte fiducia reciproca. Il che è molto importante su un tournage complesso come questo, che ci ha portati a girare spesso di notte, al freddo. Ma è stato un bel lavoro, di quelli che mi piacciono e che avevo voglia di fare».

E all’attrice non è mancata certo la voglia di imparare a tirare con l’arco: un’attività che diventerà poco a poco sempre più importante per il suo personaggio. «Il tiro con l’arco è un’azione molto cinematografica che non ti permette di barare. È qualcosa che è parte integrante della costruzione del mio personaggio, un’attività fisica e al tempo stesso mentale che necessita un controllo assoluto del gesto e di se stessi. Quando la freccia parte, tutto il corpo la segue. È l’immagine perfetta per rappresentare questo film e il personaggio di Juliane. Mi è piaciuto molto imparare a tirare con l’arco, ci tenevo che fosse un bel gesto perché mi sembra che simboleggi bene anche il lavoro dell’attore: anche quando si recita basta un piccolissimo errore per sbagliare il proprio colpo».

I personaggi femminili sono spesso presenze iconiche nel cinema noir, ma Sophie Marceau non si sente coinvolta in questo gioco di specchi: «Per me il noir si avvicina alla favola, sono film che non si riesce mai bene a definire, i cui personaggi assumono spesso un significato simbolico. Da parte mia però, da sempre, mi piace interessarmi a cose sempre nuove. Se non avessi fatto così, avrei girato 25 episodi de La Boume».

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