Ritorno al futuro senza futuro

Le celebrazioni per i 40 anni di Ritorno al futuro sono il pretesto per discussioni infinite sulla saga di Robert Zemeckis con protagonista Michael J. Fox, all’epoca ventiquattrenne, nei panni del diciassettenne Marty McFly. Discussioni che coinvolgono nerd vecchi e nuovi, che al di là del flusso canalizzatore e dell’almanacco con i risultati sportivi sono meno interessanti del modo in cui negli anni Ottanta (il secondo film della saga uscì nel 1989, il terzo nel 1990) si guardava al futuro, cioè il nostro presente.
Le date
Le community nate nel mito di Ritorno al futuro spesso non si trovano d’accordo nemmeno sulle date, per questo sembra a volte di vivere una celebrazione perenne, con ognuno che festeggia ciò che vuole quando vuole. Il presente di Marty è quello del 25 ottobre 1985, cioè l’inizio dell’avventura avanti e indietro nel tempo insieme a "Doc" Brown. Durante il primo Ritorno al futuro, uscito nei cinema italiani e ticinesi il 18 ottobre sempre del 1985, Marty torna indietro di quasi 30 anni, esattamente al 5 novembre 1955, incontrando un giovane Doc e chiedendogli aiuto per tornare al suo presente. Il 12 novembre del 1955 ci riesce, arrivando il 26 ottobre 1985. Però alla fine del film, quando tutti siamo contenti perché i McFly stanno molto meglio che all’inizio, arriva Doc sulla DeLorean modificata dal futuro, convincendo Marty e la sua ragazza a seguirlo appunto nel futuro, per evitare una tragedia, e così finiscono al 21 ottobre 2015. Considerando che l’uscita americana è del 3 luglio 1985, che il ritorno nel 1985 parallelo avviene il 22 ottobre, che l’arrivo nel West è del 1885 in data imprecisata, che il ritorno nel 1985 "giusto" è il 27 ottobre, si perde la testa. Comunque il "Back to the future day" maggiormente condiviso è quello del 21 ottobre, quando Marty arriva nella Hill Valley del 2015 fra hoverboard, scarpe autoallaccianti, droni per la pizza e videochiamate.
Macchine volanti
Zemeckis e il co-sceneggiatore Bob Gale, nel 1989 dipinsero un futuro ipertecnologico, popolato da gadget strabilianti, con una società iperconnessa. Molte loro visioni si sono avverate, dai tablet alle videochiamate, ma altrettante, forse di più, si sono rivelate clamorosamente sbagliate. Nel film, ovviamente parliamo del secondo, il 2015 è un cielo brulicante di veicoli ibridi terra-aria, con la DeLorean che decolla grazie a razzi nascosti e strade aeree illuminate da neon. Eppure, nel nostro 2015, e ancora nel 2025, le auto volanti rimangono prototipi da fiera: droni passeggeri come l'eVTOL costano tantissimo e volano solo in test controllati. Niente di accessibile a un budget medio, come i 39.999,95 dollari della Black & White del film. La realtà odierna è ancora quella di un traffico su strada da anni Ottanta, che nessuna retorica green ha fatto diminuire. Più o meno simile il discorso sugli hoverboard: Zemeckis li immaginò come giocattoli quotidiani per adolescenti, accessibili e sicuri. I primi hoverboard "reali" sarebbero arrivati proprio nel 2015 con Lexus e Hendo, ma galleggiando solo su superfici magnetiche, non certo in strada e in ogni caso costando sui 10.000 dollari.
Vita quotidiana
Negli anni Ottanta in molti, non soltanto Zemeckis e Gale, pensavano che il futuro sarebbe stato quello del cibo disidratato. In una scena Lorraine versa un dischetto minuscolo in un "idratatore", ed ecco una pizza gigante e fumante che appare nel giro di pochi secondi. Il film profetizzava una cucina iper-efficiente, con alimenti ridotti a compresse per risparmiare spazio e tempo. Nella realtà i pasti liofilizzati esistono ma non hanno soppiantato il fresco, anzi. Zemeckis ignorò il gusto umano, in altre parole. Un’altra profezia-flop riguardante la quotidianità è quella sui vestiti. La giacca di Marty si stringe e allarga a comando, e si asciuga da sola. Indimenticabili le Nike che si allacciano autonomamente, anche perché nel 2015 le Nike Air Mag sarebbero uscite davvero (edizione limitata a 89 paia, 25.000 euro l'una), ma solo come gadget da collezionisti-maniaci. Va detto che tessuti smart come quelli di Google Jacquard o giacche Gore-Tex auto-pulenti esistono, ma costano cari e soprattutto non pensano da soli. La profezia non è stata un flop tanto a livello tecnologico, quanto economico-sociale: le persone del 2025 preferiscono vestiti da poco, quasi usa e getta, che prodotti innovativi. Potremmo andare avanti a lungo, visto che robot e droni sono così costosi da essere lontanissimi dall’uso comune, per non parlare della giustizia automatizzata e di tante altre visioni che paradossalmente sembravano più realistiche nel 1989 di quanto non lo siano oggi.
Previsioni giuste
La grandezza di Ritorno al futuro non risiede quindi nella descrizione esatta del futuro, anche se non mancano tante previsioni azzeccate. Intuizioni basate sui trend di fine anni Ottanta: la miniaturizzazione dei chip, la rete globale e l'ossessione per la connettività. Iniziamo con l'orologio intelligente di Doc Brown, nel film accessorio multifunzionale: tempo, meteo, comunicazioni. Zemeckis lo vide come estensione del corpo, un assistente personale portatile. Insomma, uno smartwatch. E l’Apple Watch è sul mercato dal 2015… Azzeccata anche la previsione di videochiamate integrate ai social media: Marty chiama Needles da un telefono pubblico con like, dislike e interessi che scorrono sullo schermo come in un profilo LinkedIn ante litteram. La profezia non fu tanto la videochiamata, all’epoca già possibile, quanto la sua integrazione con dati personali in un onnipresente social network. I pagamenti digitali e contactless altro colpo riuscito: Marty riceve un tablet per fare una donazione al campanile con una transazione istantanea, senza contanti.
Nostalgia
Diciamolo onestamente, in questo clima celebrativo: la vera grande profezia di Zemeckis e Gale, fatta già nel 1980, cinque anni prima del primo film con la sceneggiatura già pronta, non riguarda la tecnologia ma la nostalgia. Che all’epoca era ritenuta una cosa da vecchi, ed infatti Marty la prende in giro, mentre oggi addirittura ha conquistato generazioni che mitizzano epoche che non hanno vissuto. Negli anni Ottanta qualcosa di simile c’era appunto per gli anni Cinquanta, il rimpianto per un’America e una vita ritenute più vere e umane, oggi lo stesso meccanismo c’è per gli anni Ottanta e Novanta, in tanti settori, dalla musica allo sport alla moda fino addirittura alla tecnologia con il boom del retrogaming. Stranger Things è fatto per i ragazzi di oggi, non per quelli di ieri. Ritorno al futuro aveva in questo senso già detto detto tutto: il passato come rifugio, con le sue speranze e le sue possibilità. Doc direbbe così: "Il futuro è ciò che creiamo". Il punto è che negli anni Ottanta lo pensavamo davvero.