Fuori concorso

Se la realtà pare vicina al teatro dell'assurdo

Il regista israeliano Eran Kolirin ha presentato il suo nuovo film a episodi «Some Notes on the Current Situation»
©Dani Schneor (LFF)
Antonio Mariotti
14.08.2025 06:00

Il cinquantunenne Eran Kolirin è tra i cineasti israeliani più apprezzati a livello internazionale. Basti pensare che il suo ultimo lungometraggio di fiction Let It Be Morning è stato selezionato al Festival di Cannes nel 2021, è stato scelto da Israele come candidato all’Oscar nel 2022 e lo stesso anno ha trionfato ai premi dell’Accademia del cinema del suo Paese, ottenendo ben sette riconoscimenti. Il cinema di Kolirin si caratterizza per un’attenzione costante nei confronti dei problemi e delle contraddizioni che contraddistinguono la società dello Stato ebraico, includendo spesso un punto di vista sottilmente ironico sulla questione.

È ciò che capita ad esempio in un altro suo film del 2016, di cui è protagonista un uomo che torna alla vita civile dopo 27 anni passati sotto le armi. I recenti avvenimenti legati al conflitto con Hamas e all’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza hanno portato il regista a schierarsi contro la politica del governo Netanyahu e a firmare, insieme a centinaia di altri intellettuali ed artisti suoi connazionali, una petizione che chiede pesanti sanzioni contro lo Stato ebraico per mettere fine al più presto al conflitto. Anche alla luce di queste ultime considerazioni, si può quindi immaginare che ci fosse grande attesa ieri pomeriggio per la prima mondiale a Locarno fuori concorso della nuova opera di Eran Kolirin Some Notes on the Current Situation.

Prima dell’inizio della proiezione, il regista ha voluto subito sgombrare il campo da qualsiasi ambiguità, chiedendosi se fosse il caso o meno di fare una dichiarazione contro il massacro che si sta compiendo a Gaza, chiedendosi però anche quale autorità avesse lui per farlo e terminando con un atto di fiducia nei confronti degli spettatori che avrebbero capito tutto questo grazie al suo film. In effetti, le cose non sono così semplici poiché i sei episodi di durata diversa che compongono il lungometraggio si presentano, come lo indica il titolo, come delle «annotazioni» sul presente ma non ne affrontano apertamente i drammi e le paure. Siamo piuttosto dalle parti del teatro dell’assurdo (non a caso utilizzato di recente anche da un altro regista israeliano impegnato politicamente: Amos Gitai), dello spirito surrealista e dell’improvvisazione. I segni forti dell’attualità bisogna quindi andarli a cercare nei «buchi» lasciati liberi da questo tipo di narrazione.

Come ha raccontato il regista alla fine della proiezione, il progetto di Some Notes on the Current Situation è nato un paio d’anni fa («Poco prima del 7 ottobre 2023 - ha detto - ma l’atmosfera che si respirava era già pesante») su invito di un amico direttore di una scuola di recitazione a Tel Aviv, che gli ha proposto di occuparsi del film di diploma per una classe davvero eccezionale. Kolirin ha dapprima esitato, visti anche i fondi esigui a disposizione, ma poi - convinto dalla bravura e dall’entusiasmo degli studenti - ha iniziato a scrivere le sceneggiature dei 6 episodi che sono stati girati in appena 13 giorni. Il regista definisce questa esperienza come «un ritorno a un tipo di cinema artigianale», senza alcuna pressione di tipo produttivo. Un momento di libertà assoluta che Eran Kolirin spera di poter rivivere un giorno nel suo Paese.

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