«Uniti è possibile», la Switzerland Film Commission per la prima volta a Cannes

Il Festival di Cannes, si sa, è uno degli eventi, se non l’evento cinematografico più grande al mondo. Quest’anno è presente per la prima volta la Switzerland Film Commission (SFC). Grazie alla collaborazione recentemente nata con Swiss Films, agenzia nazionale per la promozione dei film realizzati in Svizzera, la SFC presenzia in qualità di associazione mantello, rappresentando l’animo del nostro Paese e le varie commission regionali elvetiche, fra cui anche quella ticinese.
Con la sua partecipazione a Cannes, la SFC vuole «mettere in evidenza la diversità del paesaggio, l’efficienza delle infrastrutture e la ricchezza culturale della Svizzera», presentando le varie opportunità e vantaggi che il nostro Paese ha da offrire alle produzioni audiovisive internazionali.
«La nostra presenza a Cannes rappresenta un passo naturale e necessario nella strategia di apertura che vogliamo intraprendere da qui ai prossimi anni», afferma Lisa Barzaghi, responsabile operativa della Ticino Film Commission e copresidente, insieme a Tristan Albrecht, della Switzerland Film Commission. «Come SFC e associazione mantello delle quattro Film Commission regionali (Film Commission Lucerne and Central Switzerland, Ticino Film Commission, Valais Film Commission e Film Commission Zurich), abbiamo due obiettivi principali. In primis, consolidare i rapporti all’interno della Svizzera e in seguito aprirci verso l’esterno. È importante sensibilizzare le istituzioni, il mondo della politica e la popolazione sul nostro lavoro, anche all’interno dei confini nazionali, mostrando l’importanza delle Film Commission e collaborando con altre istituzioni locali per creare, in seguito, un fondo di incentivi nazionale attrattivo per le produzioni estere». Barzaghi ricorda che fra gli scopi principali delle Film Commission c’ è quello di creare indotto economico, ed è quindi importante generare alleanze anche con il mondo dell’economia. «Il secondo obiettivo riguarda invece la collaborazione e l’apertura con l’estero, mostrando le varie possibilità e incentivi che la Svizzera ha da offrire alle produzioni cinematografiche internazionali».
La collaborazione con Swiss Films e la presenza a festival di spessore sono passi fondamentali nel raggiungimento di questi obiettivi. «Quest’anno sono stati scelti tre mercati esteri con cui collaborare. Oltre a Cannes, parteciperemo anche al Filmfest München, che si terrà quest’estate, e al Mercato Internazionale Audiovisivo (MIA) a Roma questo ottobre».
Negli anni passati la Svizzera ha comunque sempre cercato di marcare presenza al Festival di Cannes con la partecipazione fissa del Locarno Film Festival e di Swiss Films al Pavillon Suisse. L’anno scorso ha inoltre preso parte come Country of Honour («Paese d’onore») al Marché du Film, la piattaforma commerciale del Festival di Cannes, coinvolgendo varie istituzioni, tra cui la Ticino Film Commission. «Essere selezionati come Country of Honour ci ha aperto molte porte: l’organizzazione di panel, la partecipazione ad eventi e la presentazione di diverse produzioni e coproduzioni elvetiche nella selezione ufficiale ci hanno dato sicuramente un lancio per l’edizione di quest’anno», spiega Barzaghi.
Erano molte, infatti, le produzioni svizzere presentate alla scorsa edizione del Festival di Cannes, quest’anno purtroppo non è così e «forse è l’unica pecca», osserva Barzaghi. Nuit obscure – Ain’t I a child?, del regista francese Sylvain George, è l’unica coproduzione elvetica presente a Cannes 2025, selezionata nel programma ACID (Associazione del cinema indipendente per la sua diffusione).
È stata inoltre prevista una serata svizzera, organizzata dalla Switzerland Film Commission, da non perdere: raclette, vini vallesani e il famoso panettone ticinese della pasticceria locarnese Marnin, il tutto servito in riva al mare. Un evento amichevole e suggestivo pensato per incontrare ospiti internazionali dell’industria cinematografica.
Tutto questo è possibile grazie all’unità presente tra le varie Film Commission elvetiche. «Lavorare assieme, collaborare: è questo il modo migliore e forse l’unico per raggiungere risultati più grandi in un ambito sempre più competitivo», spiega Barzaghi. «Malgrado le differenze culturali, linguistiche e giuridiche, è importante essere uniti per riuscire ad avere una visibilità e un impatto maggiori. Uniti è possibile».