Memoria

Uno sguardo al passato oltre le nuvole

Nel documentario e nelle foto del regista ticinese Villi Hermann sull'edificazione della Chiesa del Tamaro
© Villi Hermann
Viviana Viri
03.08.2023 06:00

Tra gli anni Ottanta e Novanta, l’architetto Mario Botta e l’artista Enzo Cucchi realizzarono un sogno: costruire e affrescare, mettendo in dialogo i rispettivi immaginari, una chiesetta sul Monte Tamaro, a milleseicento metri d’altitudine. Parte della nostra memoria e denso di suggestioni, l’incontro tra queste due visioni potrà essere ripercorso grazie al restauro del film del regista svizzero Villi Hermann Tamaro. Pietre e angeli. Mario Botta Enzo Cucchi realizzato nel 1998, su pellicola sedici millimetri. La versione restaurata sarà proiettata in anteprima al Cinema Rialto, il 7 agosto, alle 17.30, durante la 76. Edizione del Locarno Film Festival, nella sezione Histoire(s) du cinéma.

Un restauro, ha spiegato Hermann, pensato e voluto soprattutto per trasmettere alle future generazioni un’opera che documenta quanto avvenuto sul Monte Tamaro e che racconta un pezzetto della nostra storia. «Credo che poter mantenere la memoria di certi film sia molto importante, altrimenti nel giro di un paio di secoli le piccole produzioni spariranno e avremo ricordo solo dei blockbuster. Ho voluto concentrarmi sul restauro digitale poiché mi affascinava molto questo duello tra passato e futuro. Il restauro è un lavoro complesso, fatto di equilibrio e compromessi, tra rispetto del passato e apertura al presente. Oggi siamo talmente abituati a guardare immagini perfette. Trovo importante che anche le nuove generazioni sperimentino la spontaneità e possano conoscere la parte più artigianale del cinema».

«Rivedendo il film di Hermann mi ha colpito come, a volte, la memoria sia strettamente legata alla materia delle cose. Aspetto, quest’ultimo, che si nota nella pellicola quando Mario Botta spiega che la questione fondamentale è il senso del lavoro, mentre Enzo Cucchi radicalizza dicendo che l’ispirazione non conta, ma importa il fare. In fondo è proprio così, l’ispirazione è qualcosa di sopravvalutato. È mettendosi all’opera, nel processo, che si produce qualcosa che può essere utilizzato. Le immagini di Hermann hanno conservato la memoria di un momento unico, dove la profonda religiosità del Ticino si incontra con uno sguardo laico e produce questa lezione profondamente civile, ponendo l’accento sul fare», ha spiegato Giona A. Nazzaro, direttore artistico del Locarno Film Festival. «Quando vediamo in prospettiva un evento passato, spesso lo valutiamo per lo stupore che ci evoca e ci dimentichiamo che si tratta di un’eredità che è necessario conservare. Il Ticino è fatto anche della storia di questa montagna, in cui la fisicità è un fatto concreto. Un architetto non esiste solo per il progetto. L’architettura è la costruzione del rapporto con il paesaggio e con la storia e la memoria di questo paesaggio, che si aggiunge alla complessità delle trasformazioni della storia del paese e del paesaggio stesso», ha raccontato infine Mario Botta. Ad accompagnare la proiezione, alla fondazione Epper di Ascona, fino al 29 ottobre, l’esposizione Tamaro 1992-1995 ne ripercorre la realizzazione attraverso una selezione di scatti inediti in bianco e nero di Villi Hermann, i disegni di Mario Botta e i bozzetti di Enzo Cucchi. Una mostra, nata dall’idea di Villi Hermann, con la collaborazione del giornalista e critico Dalmazio Ambrosioni, che ripercorre i quattro anni di costruzione della cappella Santa Maria degli Angeli sul Monte Tamaro. Testimonianze prestate dal Museo d’arte della Svizzera italiana di Lugano e dall’Archivio Botta.

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