Curiosità

Dal corno dei pastori ai bagordi del Carnevale

Tra le tradizioni viventi che caratterizzano il Ticino anche i grotti, le castagne e le scampanate di Morcote
(foto CdT)
Romina Borla
29.01.2019 20:00

«Il corno delle Alpi è considerato lo strumento nazionale svizzero e – a causa della sua origine come corno dei pastori – anche un simbolo dell’economia casearia delle Alpi», si legge sul sito Tradizioni viventi (www.lebendigetraditionen.ch). «Deve la sua forma a un abete cresciuto su un declivio, dall'aspetto conseguentemente ricurvo...». Nel passato come si costruiva? Si faceva stagionare il tronco, lo si tagliava longitudinalmente, poi si procedeva scavandone l’interno fino ad ottenere una parete abbastanza sottile. Infine lo si assemblava con della colla, rafforzandone la tenuta avvolgendolo con delle radici.

Il sito citato parla di altre tradizioni viventi tipicamente ticinesi, come i grotti: «Erano in passato uno degli elementi centrali della catena produttiva della civiltà contadina, quale luogo di conservazione di vino e derrate alimentari». Le castagne: «Per secoli la castagna ha avuto un ruolo essenziale nell’alimentazione di gran parte della Svizzera italiana. Di fondamentale importanza era la conservazione dei frutti, che avveniva in piccoli edifici concepiti per questo scopo. Oggi si assiste ad una rivalutazione dei metodi d’essiccazione tradizionali, per lo più per scopi didattico-dimostrativi e di rievocazione storico-culturale; inoltre, nel periodo autunnale si organizzano diversi eventi durante i quali le castagne e i relativi prodotti vengono venduti e consumati sotto varie forme, tra cui le caldarroste. (...) I primi marronai attivi nelle piazze svizzere e di altri Paesi europei di cui si ha notizia provenivano specialmente dalla Valle di Blenio e dalla Val Leventina».

Vengono pure citate la fiera di San Martino a Mendrisio (novembre) e quella di San Provino ad Agno (marzo) oltre alla novena di Natale a Morcote. Nel borgo situato sulle sponde del Ceresio «il rito di suonare le campane percuotendole con il battacchio si trasforma in un momento di convivialità e di condivisione, complice la presenza all’interno del campanile di un vano con un camino, un tavolo e delle panche di legno. Tra le 20 e le 23 i volontari si radunano attorno al tavolo per mangiare qualcosa insieme ad amici, conoscenti e a turno salgono sul campanile per suonare le campane».

Poi ci sono le processioni della Settimana santa di Mendrisio, attestate dalla seconda metà del XVII secolo, e il carnevale (soprattutto il Rabadan).