Teatro

Daniele Finzi Pasca: «Azul, una storia di amicizia e di passione calcistica»

A colloquio con il drammaturgo e regista ticinese in occasione del debutto della sua nuova pièce che si avvale di un protagonista d’eccezione, Stefano Accorsi – FOTO
Un’immagine di scena di «Azul» interpretato da Stefano Accorsi, Luciano Scarpa, Sasà Piedepalumbo e Luigi Sigillo diretti da Daniele Finzi Pasca. Foto di Jarno Iotti e Lorenzo Burlando.
Red. Online
21.02.2022 06:00

Ha debuttato nel weekend a Bologna Azul, gioia, furia, fede y eterno amor, nuovo spettacolo scritto e diretto da Daniele Finzi Pasca che ha quale interprete il noto attore italiano Stefano Accorsi. «Una storia di gente semplice, unita da un’amicizia inossidabile che li aiuta ad affrontare la vita stringendosi in un abbraccio delirante e commovente» recita la presentazione dello spettacolo, da oggi in tour nei principali teatri italiani e che ruota attorno al modo del calcio e alle scatenate passioni che sa suscitare. Ne parliamo con il drammaturgo e regista ticinese.

Daniele Finzi Pasca e Stefano Accorsi: un inedito e anche un po’ strano connubio. Come è nato?
«Come nascono spesso le cose: un po’ per caso. Negli scorsi anni è nata una collaborazione tra la mia compagnia, il Nuovo Teatro di Napoli e il Teatro La Pergola di Firenze di cui Stefano Accorsi è il direttore artistico e con il quale è stato coprodotto Nuda. Abbiamo iniziato a progettare qualcosa ed è venuto fuori che Stefano aveva piacere che scrivessi qualcosa per lui e lo dirigessi. E così è accaduto. La cosa bella è che lavorare assieme è stato semplicissimo: come se ci conoscessimo da tanto tempo, abbiamo trovato una modalità di lavoro facile per entrambi».

«Lavorare con Stefano Accorsi è stato semplicissimo: come se ci conoscessimo da tanto tempo

Azul è un testo che parla di tifo, di passione per il calcio. Che però invece di essere ambientato in Italia - dove starebbe benissimo - avete voluto trasportare idealmente in Sudamerica. Come mai?
«Sostanzialmente perché, volendo ambientare la pièce in un Paese vero, non volevo utilizzare bandiere o colori riconoscibili, così da permettere a tutti di riconoscersi in questa narrazione. Che è, sostanzialmente la storia di quattro amici, persone normali equilibrate nella vita che improvvisamente sragionano quando si tratta di avere a che fare con l’argomento calcio. Ecco, sono partito da qui per raccontare anche una tipologia psicologica abbastanza originale».

Ovvero?
«Nella storia dell’umanità ci sono pochissimi casi di figure che non sono state generate da una madre ma da dei padri che potremmo definire “bricoleur”. C’è Pinocchio che è figlio di un falegname; c’è il primo prototipo di un essere umano, Adamo, costruito con palta e acqua; c’è il Golem della tradizione ebraica e poi c’è la più mostruosa e poveretta creatura di Frankeinstein. Ed è prendendo spunto da questi archetipi, da questi personaggi che non sono stati nati da una mamma che ho creato i protagonisti di questa favola la cui caratteristica principale è l’essere uomini cresciuti con padri e che convivono questa vita di amicizia. Azul, in fondo non è che questo: una grande ode all’amicizia».

Stefano Accorsi: «Far parte di uno spettacolo così sospeso fra sogno e semplicità, fra amicizia, ironia, fragilità, passione, tifo, musica e colori, dopo un periodo come quello che abbiamo vissuto e dal quale ancora non siamo totalmente usciti, è una meravigliosa avventura. Daniele Finzi Pasca scrive in modo tridimensionale, bisogna letteralmente entrare nel suo mondo per abitarlo e viverlo, sentirlo senza voler spiegare ogni cosa. Personaggi veri e al tempo stesso trasognati, clown toccanti e divertenti nei quali ci si riconosce tantissimo tutti»
Stefano Accorsi: «Far parte di uno spettacolo così sospeso fra sogno e semplicità, fra amicizia, ironia, fragilità, passione, tifo, musica e colori, dopo un periodo come quello che abbiamo vissuto e dal quale ancora non siamo totalmente usciti, è una meravigliosa avventura. Daniele Finzi Pasca scrive in modo tridimensionale, bisogna letteralmente entrare nel suo mondo per abitarlo e viverlo, sentirlo senza voler spiegare ogni cosa. Personaggi veri e al tempo stesso trasognati, clown toccanti e divertenti nei quali ci si riconosce tantissimo tutti»

Il fortunato debutto di Azul, unito a quanto sta accadendo con altre produzioni della sua compagnia, significa che il periodo buio della pandemia è definitivamente alle spalle?
«Purtroppo la complessa macchina della nostra compagnia non è ancora in grado di girare al 100%. Il nostro target sono infatti le grandi tournée internazionali che purtroppo sono ancora difficili, complesse. Se infatti da noi le cose vanno meglio, in altri Paesi non è così: gli attori del Quebec ad esempio sono ancora bloccati... La situazione, insomma, è lungi dall’essere tornata alla normalità pre-pandemica. Però alcune cose stanno ripartendo: tre nostri spettacoli sono stati ripresi in Russia, tra cui Luna Park; Luzia, l’ultima mia creazione con il Cirque du Soleil che era alla Royal Albert Hall di Londra due anni fa proprio quando tutto si è bloccato è stata rimessa con grande successo in cartellone – cosa che lì non fanno mai – addirittura aggiungendo al mese di normale programmazione ulteriori due settimane di repliche; la versione francese di Nuda ha debuttato a Losanna collezionando una serie di sold out e adesso è partito Azul che sta facendo registrare un grande entusiasmo (in questo weekend a Bologna è stata una grande festa – un po’ perché Stefano Accorsi è di casa ma non solo). Pur con tutti gli scongiuri di rito, insomma, qualcosa si sta muovendo: speriamo che duri....».

A proposito di Azul: avremo modo di vederlo anche in Ticino?
«Immagino di si. Anche perché ogni nostro spettacolo in Ticino ha un bel seguito, c’è sempre un pubblico fedele e felice di vedere cosa combiniamo con la nostra compagnia. A maggior ragione una produzione come questa con un protagonista come Stefano Accorsi. Però non credo che accadrà nell’immediato: prima c’è infatti una lunga e intesa tournée italiana».