«Di Locarno ricordo la passione di Moretti»

Alla guida della Cineteca Svizzera dal 2009, a fine settembre Frédéric Maire (63 anni) lascerà la carica. Abbiamo approfittato del suo passaggio al Festival di Locarno (che ha diretto dal 2006 al 2009) per porgli qualche domanda su quanto realizzato negli ultimi 15 anni a Losanna e sul suo futuro.
Ho letto un titolo allarmistico sulla stampa romanda secondo il quale, dopo la sua partenza, la Cineteca subirebbe una cura dimagrante come tante altre istituzioni culturali legate alla Confederazione: è quello che si prospetta?
«Questo titolo necessita di alcune precisazioni: la mia partenza è legata anche a questioni economiche perché sappiamo che sono previste misure da parte dell’Amministrazione federale che toccheranno tutti i settori. Per intanto non hanno toccato direttamente la Cineteca, erano previsti degli aumenti legati al Messaggio sulla Cultura sull’arco di diversi anni ma in realtà sono svaniti. Si mantiene la situazione attuale ma con dei costi che sono in aumento: c’è il costo della vita in generale, il costo delle macchine che dobbiamo affittare, le licenze che dobbiamo avere, il gas e l’elettricità,. Tutto aumenta e i soldi non seguono. Quest’anno abbiamo dovuto risparmiare tanto per cercare di tirare avanti e se la situazione non migliora nei prossimi anni, andremo incontro a delle difficoltà importanti. L’altro elemento, sempre economico, è che quando sono arrivato nel 2009, non c’era il digitale e ho dovuto cominciare a cercare soldi (vari milioni) per costruire e mantenere il digitale. Ci sono voluti 5 anni per poterlo fare, tra dibattiti parlamentari, discussioni con il Consiglio federale, ecc.. È quindi un lavoro a lungo termine e sappiamo che oggi dobbiamo fare esattamente lo stesso lavoro. Ci vorranno magari 2, magari 5 anni per riuscire ad ottenere un risultato che speriamo sia positivo. Andrei comunque in pensione tra un anno e qualche mese. Un direttore che inizia un progetto così che poi abbandona in corso d’opera non è buono per l’immagine del/della futuro/a direttore/trice».
In cosa consiste esattamente questo progetto?
«Il progetto è molto semplice: è sempre legato al digitale. Abbiamo costruito un’infrastruttura digitale che ci permette di archiviare i film nuovi che necessitano un aggiornamento continuo anche di tutti i sistemi (software, ecc.), perché il digitale si muove sempre ed è necessario una decina di milioni su 4-5 anni per mantenere e sviluppare la struttura che ci permette di archiviare. Se non lo facciamo, rischiamo di perdere i dati».
La soluzione di tornare alla pellicola anche per le produzioni digitali non era del tutto esclusa anche per questioni di costi...
«L’abbiamo fatto con il sostegno della Confederazione. Abbiamo deciso di fare (fino allo scorso anno), in modo sperimentale, la conservazione su pellicola dei film svizzeri in digitale che hanno vinto i Quartz. Sono due film all’anno. I costi sono comunque altissimi per quest’operazione (30.000 franchi a film). Sull’arco del tempo però diventa più razionale. È un dilemma che dovrà affrontare chi mi succederà».
Ci può fare l’identikit del nuovo direttore o della nuova direttrice? Manager o cinefilo?
«Occorre una persona che sappia gestire un archivio, che sappia programmare, che conosca il cinema svizzero ma che sappia di che cosa si ha bisogno e essere convincente per ottenere i soldi necessari».
Per quanto riguarda il Festival di Locarno, se dovesse citare un momento, un personaggio che rimane fondamentale per te, cosa o chi citerebbe?
«Citerei Palombella rossa e Nanni Moretti perché è collegato al film che ho scelto per la mia partenza dalla Cineteca e, la retrospettiva che abbiamo organizzato sulla sua opera con Carlo Chatrian. Nanni è rimasto più di una settimana a Locarno, si è innamorato della pasticceria che gli abbiamo raccomandato nel centro storico. È stato di una disponibilità incredibile. Una delle serate più belle è stata quella in cui abbiamo presentato Palombella rossa insieme. Nanni aveva fame e siamo andati a mangiare una pizza alle 10 di sera, chiacchierando. Era qualcosa di abbastanza incredibile. Nanni ha fatto addirittura un film, per noi, per il Festival, il famoso film-quiz che è nella sua filmografia. Che un regista come lui sia stato d’accordo di dare così tanto di sé, perché gli piaceva l’idea stessa di Locarno, è stato proprio qualcosa di magico per me. Questo è il mio ricordo più bello nella mia veste di direttore artistico».
In conclusione, fino a quando sarà il direttore della Cineteca?
«Formalmente fino a settembre. Siccome i processi di nomina possono prendere tre mesi e a volte anche di più, non si sa quando entrerà in azione il/la nuovo/a direttore/trice. L’anno scorso abbiamo però adottato una nuova governance che invece di avere un direttore e un gruppo di 7-8 capi dipartimento, prevede un livello intermedio, con tre direttori/trici: una del patrimonio, una della valorizzazione e della programmazione e un direttore delle risorse e dei progetti (infrastruttura, finanze, amministrazione, informatica). Quindi questa struttura può mantenere il funzionamento della Cineteca, magari con l’appoggio del Consiglio di Fondazione, anche senza direttore per un certo periodo».
Progetti futuri? Professionali ma anche di vita?
«Spero di continuare a dare una mano a dei registi che apprezzo, come per esempio il nuovo film di Pippo Delbono che è stato presentato a Locarno, che ho seguito un po’, così come quello di Fabrice Aragno, Le Lac. Magari parteciperò a qualche giuria, magari metterò a scrivere qualcosa, ma vorrei avere la mente totalmente libera … La mia altra passione è l’immersione subacquea. Quindi vorrei fare dei viaggi, ho qualche progetto in questo ambito, vorrei vedere degli squali Lo scorso anno mi sono avvicinato ad appena due metri… Noi abbiamo paura degli squali anche a causa del film di Spielberg che quest’anno festeggia il suo 50. anniversario. Su Netflix c’è un bellissimo documentario che racconta di questo film. Ed esplorare i fondali marini è come assistere a un grande spettacolo cinematografico».
Ma per i film «normali», Frédéric Maire continuerà a frequentare il Capitole, la sala storica di Losanna che oggi è il fiore all’occhiello della Cineteca.