Divorzio all'iraniana

Il regista iraniano Asghar Farhadi deve alla Berlinale gran parte della sua notorietà europea. Lì è stato premiato con l?Orso d?argento per la regia nel 2009 con About Elly e, nello scorso febbraio, ha portato in concorso l?altrettanto riuscito Nader and Simin, A Separation in un momento dove gli occhi della rassegna cinematografica tedesca erano puntati sull?assente Jafar Panahi, agli arresti in patria.Il film di Farhadi non è però un film politico, non è un film di denuncia. Piuttosto, come il precedente, permette di gettare uno sguardo inedito sulla società iraniana. L?azione si svolge a Teheran ed ha per protagonista una coppia. Lei (Leila Hatami), vuole lasciare l?Iran insieme al marito e alla figlia. Lui (Peyman Moadi) rifiuta di andarsene: suo padre è malato di Alzheimer e vuole prendersene cura. La donna chiede così la separazione e va a vivere con i suoi ed è a questo punto che la vicenda si innesca. Il marito, rimasto solo ad occuparsi del genitore, assume una badante per occuparsi del malato, ma questa, costretta ad assentarsi, lega il vecchio al letto. Il figlio si infuria e la spinge dalle scale, facendole perdere, almeno questa è la versione della donna, il bambino che porta in grembo. Tutto quanto finisce davanti ai giudici. Ed emergerà una diversa verità, fatta di elementi che man mano si palesano rendendo il film quasi un «legal thriller». Con un'ottima sceneggiatura, dialoghi credibili, gran ritmo e un cast all?altezza.