Il dato

Ecco settembre, il mese dei divorzi

Attenzione in particolare a lunedì 25: se la tradizione europea degli ultimi anni verrà rispettata, sarà il giorno del 2023 con il maggior numero di apertura di pratiche di divorzio
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Stefano Olivari
09.09.2023 19:00

Attenzione a lunedì 25 settembre, che se la tradizione europea degli ultimi anni verrà rispettata sarà il giorno del 2023 con il maggior numero di apertura di pratiche di divorzio. Non è che i problemi di coppia inizieranno il 24 sera, ovviamente, ma la statistica dice che proprio in questa data tante persone decideranno di chiudere il proprio matrimonio. Ma al di là del 25 settembre, quali sono da noi le tendenze per quanto riguarda matrimoni e divorzi?

Divorce Day

Partiamo dalla fine, cioè appunto dal divorzio, che i Paesi anglosassoni hanno sempre affrontato facendo meno tragedie rispetto a quelli europei. Negli Stati Uniti e nel Regno Unito il cosiddetto Divorce Day, espressione che dal gergo degli avvocati divorzisti è passata all’uso comune, è il primo giorno lavorativo del nuovo anno: nel 2024 dovrebbe quindi essere martedì 2 gennaio. Il motivo è semplice, visto che in questi Paesi si sta in famiglia molto di più durante le vacanze natalizie (e negli Stati Uniti ancora di più in occasione del fine settimana dopo il Giorno del Ringraziamento, quarto giovedì di novembre) ed è proprio durante le vacanze che, senza lo scudo dei mille impegni quotidiani, i conflitti esplodono con più facilità. Per questo in Europa, Regno Unito escluso, la maggior parte delle coppie si sfascia in estate e poi in settembre tira le somme. Ma perché fine settembre? Forse perché da noi la fine di un matrimonio, anche di un matrimonio infelice, è vista da qualcuno come una vergogna e quindi si cerca di tirarla in lungo qualche settimana.

La terapia

Ovviamente non tutte le crisi terminano con un divorzio e a questo proposito è interessante una statistica italiana diffusa negli scorsi giorni dall’Ansa, riguardante le terapie di coppia. Settembre è infatti il picco europeo non soltanto per l’apertura delle pratiche di divorzio ma anche per chi il divorzio, o la separazione se non sposati, li vorrebbe evitare: è curioso notare che il 58% di chi si affida a un terapista non è sposato e che soltanto in un quinto dei casi l’aspetto sessuale è decisivo nella crisi, percentuale che scende al 13% per gli Under 30. Al di là dei matrimoni, poi, il settembre degli europei è ben diverso da quello degli americani: è il vero inizio dell’anno, con tutti i suoi buoni (e cattivi) propositi, comunque il periodo in cui almeno a parole di prova a cambiare la propria vita. Perché possiamo scollinare il 25 settembre per quanto riguarda il matrimonio, ma i problemi sono anche fuori di casa.

Il ranking

Qual è il Paese al mondo in cui si divorzia di più? È una statistica oggettiva, contenuta nel Demographic Yearbook dell’ONU. La risposta non è proprio intuitiva: le Maldive, con 5,5 divorzi all’anno ogni 1.000 abitanti, sono il posto più pericoloso per i matrimoni. Secondo Guam, e terza la Russia, con 3,9. Sesta la Cina con 3,2, ventunesimi gli Stati Uniti con 2,3, trentaseiesime Svizzera e Francia con 1,9, quarantottesima la Germania con 1,7, ottantottesima l’Italia con 1,1. Fra i Paesi con statistiche credibili il paradiso dei matrimoni, se così si può dire, è in Perù, Sri Lanka e Vietnam, con un tasso di divorzi dello 0,2. Numeri apparentemente bassi, ma perché riferiti al totale della popolazione e comunque a un’epoca in cui ci si sposa sempre meno. Secondo il Pew Research Center metà di tutti, e sottolineiamo tutti, i matrimoni celebrati negli Stati Uniti termina con un divorzio.

La Svizzera

Il caso svizzero merita un’analisi a parte, visto che stiamo parlando di uno dei pochi Paesi europei e in generale occidentali, qualsiasi cosa voglia dire oggi, in cui in matrimoni negli ultimi anni sono stati in lieve aumento (40.938 nell’intero 2022) pur in un trend di lungo periodo decrescente visto che (dati dell’Ufficio Federale di Statistica) il tasso di nuzialità per 1.000 abitanti è la metà di quello nella Svizzera degli anni Ottanta. Interessante è che in molti ci riprovino: nel 2022 sui 37.929 matrimoni fra persone di sesso diverso ben 10.144 sono stati secondi matrimoni, dove per secondi matrimoni si intende quelli in cui almeno uno dei due è divorziato o vedovo. Sempre l’anno scorso a fronte di quei 37.929 matrimoni ci sono stati 16.201 divorzi: davvero tanti, pur non essendo sulle proporzioni americane. Meno della metà dei divorzi (6.765) è fra coniugi entrambi svizzeri e circa la metà (7.739) riguarda coppie sposate da più di 15 anni, segnale che la noia è spesso un nemico mortale del matrimonio. Ultimo numero svizzero, poi la finiamo: nel 2022 sono stati 13.030 i figli minori di coppie divorziate, comunque la si veda 13.030 situazioni complicate.

Perché sposarsi?

Qualche settimana fa Forbes ha commissionato un interessante sondaggio da condursi presso un campione di divorziati, chiedendo loro di indicare uno o più motivi non del divorzio, ma del matrimonio che lo aveva preceduto. A vincere, come motivazione, è stata con il 42% la sicurezza finanziaria data dal matrimonio, seguita dal bisogno di compagnia con il 39 e da quello di amore con il 36. A seguire il desiderio di formalizzare una situazione di fatto (34%), quello di formare una famiglia (anche qui 34), la convenienza sociale (28), l’assistenza medica (25), ragioni legali (16) e pressioni familiari (7). Ecco, guardando gran parte di queste motivazioni ci si stupisce che i divorzi siano così pochi, anche passato il 25 settembre.