Eddie Redmayne è il primo uomo che divenne donna

L'attore britannico è candidato all'Oscar per la sua interpretazione in "The Danish Girl"
Un momento del film.
Marisa Marzelli
20.02.2016 00:05

Nella Danimarca degli anni '20 Einar Wegener, pittore paesaggista piuttosto noto, e la moglie Gerda Gottlieb, pure lei pittrice ma ritrattista, sono una giovane coppia innamorata e appagata. Finché un giorno lei, in assenza della modella, propone al marito di posare indossando tutù, calze e scarpette da ballerina. L'uomo si trova a proprio agio in abiti da donna e li indosserà sempre più spesso, sino a osare spingersi fuori di casa, inventandosi l'alter ego di Lili Elbe e inoltrandosi sulla strada dell'identità femminile. Infine si affida alla chirurgia allora pionieristica per diventare fisicamente donna.

Tratto dall'omonimo best-seller di David Ebershoff (2001), The Danish Girl del britannico Tom Hooper (famoso per il musical Les Misérables e premio Oscar per Il discorso del re) è ora candidato a quattro Oscar (migliore attore per Eddie Redmayne, migliore attrice non protagonista per la svedese Alicia Vikander, migliori scenografie e costumi). Hooper confeziona un film di impianto classico, dall'ambientazione raffinata e carica di atmosfere, politicamente correttissimo nel maneggiare il delicato tema transgender; pensato per un pubblico generalista, senza turbare nemmeno quello più conservatore in materia. La storia è reale e il pittore Wegener pare sia stato la prima persona a sottoporsi all'intervento chirurgico per la riassegnazione del sesso. La regia sviluppa il plot come una romantica storia d'amore (la moglie Gerda asseconda il marito nella sua volontà di diventare donna, e così allontanarsi da lei, in nome di un sentimento di assoluta dedizione e solidarietà) e mantiene il tutto nell'ambito del privato, evitando di scandagliare le reazioni della società, se non per pochi sconfinamenti nella medicina ufficiale, che tratta le pulsioni di Einar/Lili come una malattia mentale. C'è anche il trasferimento della coppia a Parigi, in un mondo di artisti più anticonformisti, ma la sensibile sceneggiatura di Lucinda Coxon si concentra su altro, sulla lenta e inarrestabile trasformazione in donna, nel modo di sorridere, gestire, «sentirsi». Un ruolo nelle corde di Eddie Redmayne, attore trasformista dalle molte risorse, qui in un'altra di quelle performance che sembrano fatte apposta per acchiappare l'Oscar, come avvenne l'anno scorso con l'interpretazione dell'astrofisico Ste-phen Hawking in La teoria del tutto. Con la sua eleganza formale (anche se verso mezz'ora dalla fine si avverte un calo di ritmo), il film evita «carne e sangue» concentrandosi sull'aspetto mentale della transizione. E riesuma il tema del doppio, con il suo alone di misteri e ambiguità, applicato questa volta al rapporto maschile/femminile.