Facendo il pieno in Italia si finanzia ancora la guerra in Etiopia del 1935-’36

ROMA (aggiornata alle 12.46) - Che ci crediate o meno, quando fate rifornimento di benzina o diesel in Italia pagate tasse che al giorno d’oggi hanno dell’incredibile. Quando nella vicina Penisola si parla dei prezzi dei carburanti, il pensiero va subito alle accise. E si tratta di balzelli di non poco conto, sui quali grava inoltre l’IVA al 22%, il che è tutto fuorché poco.
Le accise sono la bellezza di diciannove e fra queste si annoverano a tutt’oggi il finanziamento della guerra in Etiopia del 1935-’36, della crisi di Suez del 1956, per la ricostruzione dopo il disastro del Vajont nel 1963 e dopo l’alluvione di Firenze nel 1966 e quella per il terremoto del Belice nella seconda metà degli anni Sessanta.
La voce relativa alle accise in Italia va così a pesare per più della metà sul prezzo totale dei carburanti. Non si tratta però del livello di tassazione più alto in assoluto nell’Unione europea: Grecia e Francia sono sullo stesso livello dell’Italia, mentre in Olanda il 67% del costo dei carburanti è costituito da tasse.
Anche in Svizzera il prezzo alla pompa è costituito per oltre la metà dalle tasse prelevate dallo Stato. All’incirca pesano per 73 centesimi al litro e anche da noi viene poi applicata l’IVA che però è del 7,7%. Il carico fiscale riguardante la vendita di benzina e diesel nel nostro Paese è di 5,6 miliardi di franchi all’anno ed equivale al 7,7% di tutte le tasse prelevate dalla Confederazione elvetica.