Mostre

Franz Gertsch tra immobilità e movimento

Al MASI le incisioni del maestro bernese dialogano con le xilografie di Munch e Gauguin
Franz Gertsch, Maria, (2001) Xilografia (tre matrici affiancate, 305 x 152 cm ciascuna) 305 x 456 cm Esemplare turchese su carta giapponese Kumohadamashi di Heizaburo Iwano:
Matteo Airaghi
Matteo Airaghi
11.05.2019 06:00

Profuma di legno e di magia, di tecnica certosina e natura incontaminata, di fisicità iperrealistica e mistico sogno paesaggistico l’ampia retrospettiva Gertsch-Gauguin- Munch. Cut in wood che si inaugura questo pomeriggio e sarà visitabile da domani al MASI di Lugano. La mostra, come ha spiegato in sede di presentazione il direttore Tobia Bezzola, nasce dal desiderio di celebrare la straordinaria carriera di uno dei principali esponenti dell’arte svizzera in vista del suo novantesimo compleanno, e si inserisce nella serie di esposizioni che il grande museo luganese quest’anno dedica alla storia dell’arte elvetica. Protagonista è dunque, con nove monumentali incisioni mozzafiato, uno dei grandissimi dell’arte svizzera contemporanea indagato nel suo peculiare e unico al mondo approccio con la tecnica della xilografia che la mostra esalta e documenta in maniera mirabile e strabiliante. Franz Gertsch (Mörigen, 1930) è però giunto a Lugano non solo in veste di artista ma anche come curatore. Questo invito è stato accolto e rielaborato dall’artista con una sorprendente proposta: quella di presentare le sue xilografie in dialogo con le opere di coloro da lui considerati maestri assoluti dell’incisione tra Ottocento e Novecento, Paul Gauguin (1848-1903) e Edvard Munch (1863-1944). Una scelta solo in apparenza bizzarra poiché osservando le opere negli ampi spazi sotterranei del MASI quasi che la materia viva del legno facesse da filo conduttore fisico e metafisico nello spazio-tempo le assonanze tra i tre artisti si avvertono profonde quanto meno nelle atmosfere e nel tono. Certo le xilografie di Gauguin e Munch sono opere di piccolo-medio formato, contraddistinte da linee estremamente espressive e accesi contrasti cromatici, mentre le monumentali incisioni di Gertsch si presentano come vaste superfici monocrome, costellate da una miriade di minuscoli punti di luce. Tuttavia, al di là della distanza storica e delle differenze stilistiche, fra i tre artisti esistono profonde affinità, che vanno ben oltre la comune padronanza della tecnica xilografica e la volontà di testarne ed espanderne i limiti. Da un punto di vista tematico nelle opere di Gertsch, Gauguin e Munch ritroviamo un intenso intreccio di malinconia ed eros, una visione mistica del paesaggio e della natura, così come un senso di solitudine e di alienazione dell’artista rispetto alla società. Per tutti e tre gli artisti la xilografia non rappresenta semplicemente una possibilità tecnica di riprodurre fedelmente i loro dipinti: l’opera incisa si pone piuttosto in costante dialogo con la produzione pittorica. Nelle incisioni di Gauguin ritroviamo, sotto un aspetto decisamente più oscuro e misterioso, le esotiche scene di vita quotidiana e le figure femminili che contraddistinguono le sue tele più celebri. Anche le xilografie di Munch non si limitano a riprodurre i motivi dei suoi dipinti, come Il bacio o Ragazze sul ponte, ma piuttosto li elaborano ripetutamente alla ricerca di ulteriori modulazioni atmosferiche e variazioni compositive. Lo stesso vale per Gertsch, che spesso utilizza la medesima immagine fotografica come punto di partenza sia per i suoi dipinti che per le sue xilografie: nel suo caso, il ricorso a tecniche diverse apre orizzonti figurativi completamente nuovi vuoi che si tratti di vedute nella natura, motivi silvani o vegetali, scene di gruppo o ritratti. A partire da quegli ultrarealistici volti femminili che hanno assicurato a Franz Gertsch una imperitura fama internazionale nella prima fase della sua carriera. In fondo però il rapporto con la bellezza con la sua caducità anche quando si tratta di bellezza della natura continua ad accompagnare l’artista svizzero in quell’inesausta operazione di ricerca e di sperimentazione tecnica che lascia stupefatti al cospetto dei giganteschi fogli di carta giapponese Kumohadamashi puntinati in cui il colore penetra senza rimanere sulla superficie anche per la diversa esperienza ottica che l’osservatore vive a seconda della distanza in cui la osserva. Una magia tratta dal legno di tiglio (consigliamo vivamente di non tralasciare il documentario all’ingresso della mostra che descrive minuziosamente la tecnica di Gertsch e la genesi lunga anche 18 mesi di ogni sua xilografia) in cui di fronte ai soggetti naturalistici, ai boschi, ai ruscelli, agli stagni con la loro vegetazione, agli intrichi di rami e foglie, ai cicli delle stagioni come pure d’innanzi alla bellezza di un nudo corpo femminile si rimane sospesi e incerti tra immobilità e movimento, tra un’immagine, un prato, un volto, una carne, che non si muove ma sembra che stia per farlo. D’altronde Gertsch come i suoi predecessori Munche Gauguin, elabora un procedimento rivoluzionario per creare le sue incisioni evitando del tutto la linea: l’artista incide sulla matrice una trama fittissima di punti che determina le zone luminose e la cui modulazione permette all’immagine di delinearsi. Da ogni matrice Gertsch realizza esemplari di tonalità diverse (comunque mai due dello stesso colore!) con inchiostri da lui stesso preparati e stampati su enormi fogli di carta appositamente realizzati da un mastro cartaio giapponese: il risultato di questo laborioso procedimento è un insieme di opere immersive che offrono un’esperienza visiva unica e invitano alla contemplazione. E a riflettere sull’estetica di ciò che ci circonda, sulla sua fragilità, sulla caducità e la perenne trasformazione del reale vuoi che si tratti dei lineamenti di una bella ragazza vuoi che si tratti di un paesaggio bucolico della campagna bernese. Per descrivere la realtà Gertsch ha scelto di utilizzare il procedimento più impegnativo, quello più laborioso ma anche il più coinvolgente anche in termini di fatica, di tempi e di costi. Così come Gauguin e Munch hanno avuto un ruolo fondamentale nel rivitalizzare la xilografia come tecnica artistica sul finire dell’Ottocento, ora Gertsch conferisce alla sua arte scaturita dal legno e dalla carta qualcosa di assoluto e di universale esplorando e valicando di volta in volta i limiti di come si possa rappresentare la realtà praticamente penetrando in essa.