"Fuori mira", un quartiere sottosopra

Il nuovo film del regista ticinese Erik Bernasconi
Antonio Mariotti
30.10.2014 04:00

Fuori mira nasce da un workshop sulla scrittura cinematografica che prendeva come spunto dei fatti di cronaca accaduti di recente in Ticino. La sceneggiatura (scritta dal regista Erik Bernasconi insieme a Daniel Bilenko, Mario Fabio e Roan Johnson) è poi passata attraverso una lunga fase di scrittura e riscrittura sull'arco di un quinquennio, per sfociare in un lungometraggio di poco più di un'ora e mezza di durata che vede alternarsi sullo schermo una trentina di personaggi. Sin dall'inizio, alla vicenda principale si sovrappongono filoni narrativi secondari, in parte legati ad essa, in parte autonomi. Una struttura complessa, basata su un'unità di spazio (il «quartiere»: zona residenziale periferica di una città svizzera dove si parla italiano) e su un arco temporale ben definito (dall'alba al tramonto). L'ambientazione «ticinese ma non troppo» (il film è stato girato in provincia di Bolzano per vantaggi produttivi ma le auto sono targate «TI») funziona al di là di qualche dettaglio secondario, il montaggio (curato da Claudio Cormio) rende fluidi e credibili i tanti passaggi da una storia all'altra. La regia gestisce in modo coerente ed equilibrato personaggi e attori con una nota di merito per la prova dei tre ragazzini (Flavio Martinoni, Siro Pedrozzi e Amos Eicher) chiamati ad interpretare il capitolo più complesso, soprattutto dal punto di vista psicologico, dell'intero film. La fotografia di Pietro Zürcher contribuisce in modo tangibile a sottolineare il tempo che scorre e l'atmosfera che cambia: dal caldo afoso del giorno al temporale che segna il burrascoso epilogo. Fuori mira punta su un misto di commedia e thriller che sfocia in un pre-finale dai toni epici. I tre colpi di fucile sparati contro Germain, giovane africano apparentemente ben integrato, che fanno da detonatore alla vicenda portano alla luce le ipocrisie e le contraddizioni del perbenismo imperante, ma - contrariamente a quanto accadeva in Sinestesia, pure ispirato a un episodio realmente accaduto - la cruda realtà esce attutita dal trattamento drammaturgico e la cura con cui sono delineati tutti i personaggi produce paradossalmente l'effetto frustrante di volerne sapere di più su molti di loro. Fuori mira conferma che Erik Bernasconi ha la stoffa del regista e del narratore di storie «nostre», ma rimane il dubbio riguardo alla principale fonte d'ispirazione: un episodio troppo «debole» per dar vita a una storia forte?

A pagina 28 dell'edizione cartacea del CdT del 30.10 trovate un'intervista con il regista Erik Bernasconi.

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