L’intervista

Gautier Capuçon: «Condividere la musica è il bello del mio mestiere»

Nostra intervista al celebre violoncellista francese, «artista in residence» della corrente stagione di LuganoMusica, che giovedì 5 dicembre si esibirà assieme all’Orchestra della Svizzera italiana
Roberta Gandolfi Vellucci
04.12.2019 06:00

Nell’appuntamento di «OSI al LAC» di giovedì 5 dicembre che vedrà l’Orchestra della Svizzera italiana e Markus Poschner spaziare tra la Russia sovietica e la Francia romantica, torna un beniamino del pubblico, il violoncellista francese Gautier Capuçon, «artista in residence» di questa stagione di Lugano Musica. L’abbiamo incontrato per introdurci al concerto.

Partiamo dal suo rapporto con Lugano, città della quale è ormai un habitué...
«Lugano è una città speciale per me. Per molti anni ho partecipato al Progetto Martha Argerich: c’ero già alla prima edizione diciotto anni fa, quando avevo solo vent’anni, e poi l’ho seguito per tutto il suo percorso. Quello con Martha è stato un incontro straordinario, sconvolgente per un giovane musicista, un vero e proprio choc artistico e umano. Martha è una donna straordinaria, di un’immensa generosità, nella musica ma anche nell’amicizia. Nei diciotto anni del Progetto ho suonato spesso anche con l’Orchestra della Svizzera italiana. È fantastico rivederla, ogni volta. E poi c’è la nuova sala del LAC, che è assolutamente superba, perfetta».

Quest’anno, tra l’altro, è lei è qui in veste di musicista in residenza.
«Sì, ho iniziato poche settimane fa con la Gewandhausorchester di Lipsia, domani sera suonerò Shostakovic con l’OSI e Markus Poschner, poi sarò di nuovo a Lugano il 4 marzo per un récital con Jérôme Ducros, un pianista meraviglioso con cui suono da più di vent’anni e finirò il 5 giugno con un programma tutto dedicato a Beethoven, insieme a Frank Braley e a mio fratello Renaud. Questa residenza è proprio una bella tavolozza di opere, circostanze e partner diversi».

A volte mi piace recitare il ruolo di un altro personaggio, proprio come un attore: mi aiuta a immergermi completamente in un mondo diverso dal mio

Con l’OSI giovedì proporrà il secondo Concerto per violoncello di Shostakovic, meno noto del celeberrimo primo concerto, ma molto intrigante. Che pregi ha quest’opera, secondo lei?
«Se il primo concerto di Shostakovic è brillante, virtuoso, pieno di energia, il secondo è invece più una questione di atmosfere, di colori e di ombre. È un’opera straordinaria, piena d’interiorità, drammatica, sensuale e piena di colori incredibili. Trovare tutti i colori di questo concerto è la vera difficoltà per l’interprete: tinte meditative, scure, gravi, scritte proprio per il violoncello. È un gran peccato che non venga suonato più spesso, è veramente una musica geniale! Noi musicisti abbiamo una fortuna incredibile: possiamo interpretare la musica di geni come Shostakovic, Mozart, Brahms, Bach e la possiamo condividere con gli altri! Condividere, questa è la cosa che amo di più del mio mestiere di musicista».

Lei ha suonato nelle migliori sale di tutto il mondo ma, a giudicare dal suo calendario passato e presente, non disdegna luoghi più inusuali.
«La sala da concerto è certamente il luogo perfetto per la musica classica: c’è una buona acustica, c’è il silenzio. Ci sono però anche altri modi di vivere la musica. Io amo portarla in posti fuori dall’ordinario, amo andare all’avventura con il mio violoncello. Ho suonato davanti a Notre-Dame a Parigi dopo l’incendio e l’ho fatto per condividere la mia forte emozione. Poi ho suonato sulla cima di un ghiacciaio e lì c’era l’immensità della natura, c’era l’essenza stessa della vita. La musica non ha frontiere, bisogna portarla dappertutto».

Chi conosce il suo profilo artistico sa che ama farsi fotografare in situazioni stravaganti: immerso nell’acqua, sulle falde di un tetto in pietra, in mezzo alle nevi perenni, su un calesse... È una ricerca estetica o piuttosto un divertissement personale?
«Lo ammetto, mi diverto moltissimo con queste cose. La vita è troppo corta, bisogna anche divertirsi. Ma c’è dell’altro. Quando ho registrato il concerto di Schumann e dovevo immergermi in un universo sonoro che non era il mio, mi sono vestito con un mantello dell’epoca, su un calesse. Solo il fatto di indossare quel mantello mi dava l’impressione di trovarmici proprio, nel secolo di Schumann. È stato incredibile! A volte mi piace recitare il ruolo di un altro personaggio, proprio come un attore: mi aiuta a immergermi completamente in un mondo diverso dal mio».

Gautier Capuçon è più un musicista intuitivo o un musicista analitico?
«Credo di essere un vero mix d’intuizione e ispirazione da un lato e spirito analitico dall’altro. È vero che quando sono sulla scena sono molto intuitivo, perché la musica sta nella parte più profonda del mio essere. D’altra parte però sono anche molto riflessivo - e lo sono sempre di più, soprattutto da quando ho cominciato a insegnare. Le domande dei miei allievi mi forzano a riflettere, analizzare, per trovare le parole giuste. Non si finisce mai di imparare, ricercare, di essere curiosi, qualche volta di sbagliare, di andare in una certa direzione e poi in un altra, sempre cercando. È questo che è meraviglioso. Non c’è una verità in sé. In fondo la ricerchi tutta la vita, ma alla fine ce ne sarà una di verità? Io non lo so».

Il concerto

Nel concerto di giovedì 5 dicembre (ore 20.30) al LAC Markus Poschner e l’Orchestra della Svizzera italiana, proseguiranno l’approfondimento del repertorio sinfonico francese con un’opera emblematica della musica romantica: l’autobiografica e rivoluzionaria Symphonie fantastique di Hector Berlioz. La Fantastique, impostata su un programma letterario autobiografico, diede immediata fama al giovane compositore francese, di cui quest’anno ricorre il centocinquantesimo anniversario della morte.
Nella prima parte dela serata verrà invece eseguito il Concerto per violoncello e orchestra n. 2 in sol maggiore op. 126 di Dmitrij Shostakovic. Opera liberamente articolata in tono rapsodico, nella quale il compositore rinunciò tanto agli elementi del folclore quanto alla fastosità di una scrittura grandiosamente sinfonica a favore di una espressività più calda e intima, fu offerta al grande violoncellista russo Mstislav Rostropovic come un inaspettato regalo e pegno d’amicizia, divenendo uno dei cavalli di battaglia del formidabile primo esecutore, nel 1966. Ad affiancare l’OSI in questa pagina ci sarà Gautier Capuçon con il suo violoncello Matteo Goffriller del 1701. Il concerto verrà anche diffuso in diretta radiofonica sulle frequenze di Rete Due della RSI.