Cent'anni fa

Gavroche di nuovo alle prese con gli stereotipi sul Ticino

Le notizie del 14 maggio 1922
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Nicola Bottani
Nicola Bottani
14.05.2022 06:00

La Nota
Anch’io sono poco entusiasta dell’idea che hanno oltre Gottardo gli organizzatori di feste di inserire il numero ticinese, in cui si vede, in un minestrone, la ticinese vestita da napoletana che canta le canzonette, il ticinese della Sicilia che suona il mandolino e la ghitarra, il fiaschetto di nostranello, gli zoccoli, il granoturco, il grappolo d’uva e l’ubbriaco che canta: Il tuo cuore non è più quello. Oh Dio, se il Ticino fosse proprio una specie di Tripolitania o di Abissinia colonizzata, via si capirebbe questa esibizione di costumi e di prodotti locali; si capirebbe la curiosità e l’allegrezza della gente che corre a vedere le rarità ticinesi; a tenersi dal ridere davanti al ticinese che vuota i fiaschetti di Chianti e canta accompagnandosi sulla ghitarra, o alla ticinesina in zoccoletti e fazzoletto annodato sul capo (fior di anacronismo, perchè oggi anche nei paesi l nostre graziose contadinelle marciano con cappello a nastri, magari di cattivo gusto, e fior di scarpette Bally). Ma il Cantone Ticino (Gran Consiglio a parte) non è poi una bestia rara da fiera, un numero di spettacolo di varietà, un numero di programma da festa campestre da mettere insieme con la corsa dei sacchi, il dalli al rospo e l’albero della cuccagna.

Chi vuol vedere il Cantone Ticino e i ticinesi (che sono ben diversi dai surrogati che si fanno vedere nelle feste campestri d’oltre Gottardo e sui certi manifesti che gridano vendetta in cielo) non ha che da fare una scappatina nel Ticino; qui troverà gli zoccoli nelle vetrine dei chincaglieri, il nostranello nei fiaschetti di Chianti (e nelle cantine, se saprà trovare certe recondite vie che conducono alla scoperta e alla degustazione di certi nostranelli autentici che farebbero risuscitare i morti), il Chianti sulle réclames e, se non piove, quel cielo limpido che si vede sulle cartoline illustrate e quel sole meridionale che indora le uve e fa sbocciare negli sposini in viaggio di nozze gli entusiasmi amorosi.

I ticinesi si sentono lusingati e lieti delle simpatie dei confederati d’oltre Gottardo; fa sempre piacere vedere della gente che vuol bene, ma francamente a loro secca di essere messi a fare da bestia rara e da prodotto coloniale nelle feste di lassù.

Gavroche

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